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lunedì 31 luglio 2023

Atlantide: verità e testimonianze

 

Quante Atlantide e quanti diluvi

Come riporta Platone nel “Timeo” e nel “Crizia”, un noto politico e legislatore ateniese di nome Solone andò in Egitto e incontrò degli anziani sacerdoti. Ciò avvenne nella città di Sais, luogo che aveva in comune con la Grecia la dea fondatrice Neith, omonima della greca Atena; in virtù di questa felice condivisione, le genti del luogo si sentivano quasi ateniesi.




Durante i colloqui con gli anziani sacerdoti, Solone si rese conto di quanto fosse ignorante sulla storia antica della propria gente, tanto che un vegliardo sacerdote gli disse:

“Solone, Solone, voi greci siete sempre bambini, non esiste un greco vecchio” e aggiunse “siete tutti giovani nelle anime, infatti in esse non avete alcuna antica opinione che provenga da una primitiva tradizione e neppure alcun insegnamento che sia canuto per l'età...”

Con questo, come poi viene spiegato più avanti, intendeva dire che i Greci non avevano memoria di tutte le catastrofi accadute prima delle epoche di cui avevano dei documenti scritti. Anche dove erano disponibili testimonianze riportate, esse venivano derubricate a semplici storie o banali leggende da ricordare ai bambini, ai quali il vegliardo li paragonava. Bambini nel senso che non avevano contezza degli avvenimenti delle epoche passate, ripartendo da zero dopo ogni catastrofe, senza testimonianze, né leggi o tradizioni precedenti da seguire.

 

La verità nei miti

Il sacerdote ricordò a Solone alcune storie ridotte a mito e raccontate in forma allegorica, per poi svelargli il vero significato. Fra queste c’è la storia di Fetonte che, guidando il carro del sole del padre, si ribaltò sulla Terra.

Nel caso di Fetonte, la vera storia era la deviazione dei corpi celesti che girano attorno alla Terra e che determina in lunghi intervalli di tempo la distruzione tramite il fuoco. Lo stesso valeva per la purificazione della Terra da parte degli dei attraverso l'acqua e, di conseguenza, i diluvi che si erano succeduti nel tempo.

Questa testimonianza, che troviamo nei due dialoghi citati in precedenza, ci porta alle parole riportate da chi le ha sentite dai protagonisti. E qui veniamo ad Atlantide. L'anziano sacerdote mostrò come loro, essendo stati creati come popolo dalla dea Atena, avessero le stesse leggi. Tuttavia gli ateniesi dopo l'ultima catastrofe, avendo perso l'arte della scrittura, dovettero apprendere di nuovo tutto quello che non conoscevano più.

Il sacerdote proseguì mostrandogli tutte le arti che avevano prosperato in quella città grazie alle leggi promulgate quando la città fu edificata. Aggiunse che prima la dea aveva fatto Atene e gli ateniesi, grazie al seme donato da Gea ed Efesto, e poi era venuta da loro. Lo disse mostrandogli le sacre scritture tramandate da ben oltre i novemila anni della storia ricordata oralmente e poi scritta di Atene.

E qui gli racconta le vicende di come l'allora grande e potente popolo ateniese avesse combattuto e vinto un colossale scontro con un'altra potenza in espansione protetta da Poseidone.

“E qui ritorniamo agli antichi racconti dell'Iliade, della Bibbia, dei Veda, degli Egizi, dei Sumeri, dove gli scontri tra i popoli della Terra erano sempre causati dalla presenza di entità sovrannaturali, e molto spesso si concludevano con immani catastrofi, anche nucleari. Come possiamo vedere dai resti vetrificati dei terreni di alcune città distrutte, dove i reperti di terreno vetrificato sono stati comparati con quelli degli esperimenti nucleari. In realtà combattevano tra loro usando i popoli su cui avevano influenza.”

Il popolo che gli ateniesi sconfissero veniva da un'isola chiamata Atlantide, che si trovava al di là delle Colonne d'Ercole. Era più grande della Libia e dell'Asia messe insieme e da quell'isola se ne potevano raggiungere altre, sino al continente opposto che circondava il vero mare. Quindi, già conoscevano anche il continente opposto: le Americhe.




Atlantis e la sua scomparsa

Fu un grande scontro di influenze, tra dei diversi che guidavano popoli diversi; Atlantide voleva espandersi al di qua delle Colonne d'Ercole, Atene si difese dall'invasione. Il risultato finale fu che al termine della contesa vinta dagli ateniesi, Atlantide scomparve in una notte a causa di un immane cataclisma e ancora non se ne sono trovate tracce certe, se non negli scritti.

Naturalmente, pur essendo Platone una fonte attendibile, abbiamo a supporto anche mappe dell'isola su antichi reperti egizi distribuiti in vari musei: descritta come l'isola di Atlantis occupata dal dio Shu, il dio che sostiene ed eleva il cielo, tradotto dai greci come Atlante.

La città al centro dell'isola aveva il nome di “Kerne” o “Kernea”, che significava la terra madre, o culla degli dei.

In altre descrizioni vediamo Atlantide disegnata come più isole concentriche divise da tratti di mare, fino ad arrivare all'isola centrale vera e propria, e anche la stessa città costruita con struttura simile. Da qui il nome di Ikent o Akent, isola con una città a forma di piatto concentrico in cui vive il dio Shu, tradotta in greco come Kerne.

Mappe e testimonianze

Esistono anche più geroglifici specifici che indicano un'isola dove vive il dio Shu.

Abbiamo le mappe sui sarcofagi di personaggi importanti, come generali, capi medici, che rappresentano il viaggio verso un'isola paradisiaca, con una città concentrica con un trono che galleggia sull'acqua, come descritto nel “Crizia”.

E. Schliemann, lo scopritore di Ilio (Troja), scrive nel suo memoriale che nel tesoro di Priamo trovò un grande vaso di bronzo all'interno del quale c'erano vari altri vasi, piccole immagini e monete di metallo. Su questi antichi reperti e sul gran vaso c'era scritto in geroglifici fenici: “Dal Re Chronos di Atlantide”.

Più tardi, visitando la mostra degli oggetti Thiahuanaca del Centro-America trovò la stessa tipologia di oggetti trovati nel tesoro di Priamo, soprattutto uno con la testa di gufo. Questi pezzi non avevano alcuna inscrizione, quindi ricontrollando i suoi reperti si rese conto che le incisioni fenicie erano state apposte posteriormente. Quando Schliemann si decise a confrontare e ad analizzare i reperti si rese conto che l'argilla di cui erano fatti era dello stesso tipo, ma che sia in Fenicia che in Centro-America non esisteva. Si trattava di un composto creato da un amalgama di platino, alluminio e rame mai conosciuto nei resti degli antichi.

E. Schliemann lasciò questo memoriale al nipote, che proseguiva la sua opera. In una nota gli raccomandò di rompere il vaso con la testa di gufo e di investigare nelle rovine Sais. E qui ritorniamo al viaggio di Solone, che si fermò esattamente in quella città costruita dalla dea Atena, protettrice di Atene. Il nipote ruppe il vaso e rinvenne una specie di medaglia o moneta, sul fondo del vaso un'inscrizione in vecchio Fenicio che diceva: “Proveniente dal tempio dei muri trasparenti”. Tra l'altro nella collezione di oggetti del tesoro di Ilio c'era un anello dello stesso metallo. Fra le altre cose rinvenute in quella spedizione, c’era anche un papiro dello storico egiziano Manheto, in cui pone la data di 13.900 anni come regno dei savi di Atlantide.

Quando il nipote, ottenuto il permesso di scavare nella città di Sais, trovò una collezione di monete in un sarcofago si rese conto che erano della stessa fattura di quelle rinvenute nel vaso del nonno. Il sarcofago si rivelò essere appartenuto a un sacerdote del tempio di Atena fondato, si diceva, da un atlantideo fuggito con una figlia del Re Chronos, nient'altro che il nome inciso sul vaso ritrovato nella collina di Hissarlick, a Ilio.

Ricordiamo che a palazzo Besta, nell'antico borgo di Teglio in Valtellina, troviamo un affresco che rappresenta il mondo, compresa l'Australia, e l'Antartide colorata di verde come se si sapesse che in epoche precedenti non era coperta dai ghiacci. Questo affresco è antecedente alla presunta scoperta di Colombo e copiato da chissà quali mappe, vista la presenza dell'Antartide.

Come al solito, i misteri sono sempre più vicini di quanto potessimo pensare.

 

Mondo sospeso,

Atlante lo sorregge:

perduta forza.

 

Dalle onde la vita,

sotto l'ignota strada.

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

 

 

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