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lunedì 29 gennaio 2024

L'energia che muove il mondo

 


 

Dall'albore dei tempi, nei nostri sogni, nelle fantasie a occhi aperti, si conservano e ci sostengono nei momenti oscuri della nostra vita sensazioni e capacità che scopriamo solo allora latenti in noi. Possiamo chiamarle capacità archetipe tramandate nella memoria collettiva della nostra specie, una sorta di conoscenza diretta scolpita nel nostro immaginario, ma sopita dal tempo, come se fosse un mito su cui sorridere. In cuor nostro sappiamo che, come tutti i miti, c’è un fondamento su verità ancestrali, primitive, nate molto prima della scrittura e dell'autocoscienza.

Al momento ci dicono che solo una piccola parte del nostro cervello viene utilizzata, quindi la domanda sorge spontanea: allora a cosa serve tutto il resto della massa cerebellare che ci portiamo dietro?

 

Le dimensioni del cervello

Se pensiamo che il cervello dei primi uomini che camminarono in modo eretto pesava circa 700 grammi, mentre oggi siamo all'incirca attorno ai 1350 grammi, probabilmente nelle varie ere in cui abbiamo rischiato di estinguerci, per vari motivi, siamo passati attraverso periodi in cui il cervello aveva funzioni che oggi abbiamo perduto… ma che le nostre memorie cellulari non hanno evidentemente dimenticato, visti i sogni, i desideri nascosti, le paure che ci portiamo dietro dalla nascita.

Un po' come le tartarughe che sanno che devono raggiungere il mare appena nascono, o i piccoli roditori che guardano il cielo perché sanno che da lì arriva il primo pericolo. Così anche noi percepiamo l'energia che ci scorre attorno e dentro, fino a quando il mondo che ci raccontano ci convince che sono solo baggianate, mentre la scienza e la tecnica ci mostrano l'unica verità. Eppure, i concetti stessi di miracolo, di magia, di presentimento, di già visto, fanno parte del nostro essere collettivo, indipendentemente dalle ere che ci dividono da quelli che ci dicono essere i vari gradini della nostra evoluzione.


I modelli vincenti in natura

La teoria dell'evoluzione ci insegna che i modelli vincenti in natura non si cambiano, anzi, vengono continuamente riproposti. Allora qual è il motivo per cui l'uomo è diventato esclusivamente bipede contro qualsiasi vantaggio per la propria sopravvivenza? Senza alcun mezzo di difesa dai predatori che abitavano la savana dove gli umani si erano trasferiti, essere esclusivamente bipedi non aveva alcun senso pratico proprio alla luce della stessa teoria.

Infatti, oltre a noi, nessun animale finora si è mai evoluto come bipede totale. Un'altra differenza sostanziale che ci identifica è il cervello e la conseguente comunicazione attraverso il linguaggio, più o meno complesso a seconda dell'istruzione. Anche in questo caso non possiamo fare altro che chiederci il perché di questa evoluzione, a che scopo? Contrariamente al sentire comune, il semplice avere un cervello molto più sviluppato rispetto agli altri animali non rappresenta di per sé un vantaggio. Infatti, oltre al consumo energetico maggiore, fatto non trascurabile all'epoca, dobbiamo considerare che il cervello non ci rende più intelligenti per il solo fatto di esserci. Questo organo per poter essere utilizzato deve effettuare un training, in altre parole, deve essere stimolato culturalmente in un ambiente protetto!

Quindi, scesi dalle piante per metterci su due gambe, in spregio a qualsiasi vantaggio evoluzionale, quale poteva essere l'ambiente protetto in cui stimolare il cervello? E da parte di chi? Visto che tutti eravamo nelle medesime condizioni. Questo è un punto fondamentale, perché dalla nascita a circa due anni il bambino ha circa 100 miliardi di neuroni. Ed è il momento in cui abbiamo la maggior quantità di neuroni nella nostra vita, ma questi neuroni sono scollegati, questo è il motivo per cui è necessario lo stimolo esterno per la loro interconnessione. Anche perché in seguito, con un meccanismo chiamato pruning, tutti i neuroni scollegati vengono eliminati. Ecco perché, per far sì che il cervello sia messo nelle condizioni di operare al meglio, è necessario stimolarlo il più possibile in un ambiente protetto.

Tutti questi dati ci portano a una teoria, oramai accettata anche se non pubblicizzata, per cui siamo una razza addomesticata. Negli animali ci sono tutta una serie di caratteristiche che certificano questo stato.

 

Nell'uomo il confronto è stato fatto tra Neanderthal e Sapiens. Sorprendentemente, i cambi anatomici associati alla “sindrome della domesticazione” descrivono abbastanza da vicino alcune delle note differenze tra uomini moderni e Neanderthal. Queste due specie, infatti, mostrano differenze nella forma del cranio che vanno nella direzione corretta, ovvero quella di dare all’uomo moderno un profilo più gracile e giovanile, quasi effeminato.

Anche dal punto di vista genetico, pur non essendoci un gene specifico della domesticazione, possiamo osservare che tra vari animali addomesticati e i loro omologhi selvaggi esiste la spazzata selettiva. Cioè alcuni tratti somatici e caratteriali, geneticamente rilevabili, sono sovrapponibili nelle specie domesticate rispetto a quelle selvatiche. Per analogia lo stesso fenomeno è rilevabile tra il Sapiens e il Neanderthal.

Quello che è certo è che il fenomeno deve essere stato fatto in un ambiente protetto, quello che è in discussione è: auto addomesticamento oppure qualcun altro ci ha addomesticati?

Se pensiamo che il nostro cervello sia la parte più sconosciuta dobbiamo ricrederci! Nel nostro DNA soltanto il 2% circa codifica delle proteine che noi riconosciamo, il restante codifica comunque dell'RNA, ma non codifica proteine, e quindi cosa messaggia? Tutta questa massa di informazioni latenti a cosa servono, oppure sono servite in altri tempi? Può darsi che queste funzioni, ora sopite, ci mettessero in simbiosi con l'energia dell'universo e che ci consentissero di usufruire di questa energia, per esempio nella comunicazione a distanza. Ricordiamo che la telepatia per uso spionistico è stata lungamente studiata in ambito militare e lo è ancora.

Dalla notte dei tempi si narra della magia, come uso della forza e dell'energia che ci circonda per modificare l'ambiente. Ancora oggi ci sono persone che percepiscono l'energia dell'acqua, e seguendone le tracce indicano dove scavare dei pozzi in zone favorevoli. Alla stessa maniera ci sono persone che riescono a indirizzare il loro magnetismo o quello esterno, incanalandolo attraverso le mani in flussi curativi. Potremmo fare innumerevoli esempi di funzioni che esulano dal nostro sentire normale, ma se fosse stata questa la normalità?

Nel vecchio testamento troviamo la vita media molto più alta, con esempi di patriarchi di oltre settecento, ottocento anni, poi è andata sempre più diminuendo. Oggi studi genetici ci dicono che, se tutto procedesse nella maniera giusta, il nostro limite sarebbe attorno ai centoventi anni, in che condizioni non è dato sapere. Il trans-umanesimo, non è altro che la conseguenza della ricerca dell'eternità da parte delle élite che guidano il mondo, tutto fatto per il nostro bene naturalmente!





L’energia oggi

In definitiva, l'energia che guida il mondo negli ultimi centinaia d'anni è la risultante di uno scontro tra due interessi contrapposti.

Il primo è la prosecuzione della vita stessa, alcuni dicono che la vita non abbia un fine ben definito, ma prosegue a tentativi verso una meta sconosciuta. Potrebbe anche essere, ma prima di ciò il fine ultimo è sempre la prosecuzione di se stessa. Perciò, in qualsiasi circostanza, la vita cercherà di riprodursi, a discapito di tutto e tutti, la giustizia è cosa nostra e non appartiene alla natura, dove ogni cosa è utilitaristica. O serve e viene mantenuta, o non serve e viene cancellata!

Il secondo è imbrigliare l'energia della vita attraverso la tecnologia, in maniera da poter piegare la natura ai voleri di onnipotenza dell'uomo, o meglio, delle élite dominanti. Con la manipolazione genetica e la micro-tecnologia il trans-umanesimo rappresenta la volontà di potenza, la ribellione dell'umano. Ma lo sarà ancora quando il DNA OGM, ibridato con la micro-robotica, confezionerà macchine uomo o uomini macchine? La tangente tra queste due forze si sposta sempre più verso il mondo “Borg” anche se ancora in maniera poco palese e paludata da filantropismo.

 

Il Maelstrom,

vortice di correnti:

mondi nel pozzo.

 

Brillano dal profondo,

gli anni oscurati.

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

 

 

 

lunedì 22 gennaio 2024

Gli incantesimi delle streghe


 


Dalla Mesopotamia provengono i primi documenti scritti che ci parlano esplicitamente delle streghe.

In una tavoletta d'argilla assira, risalente all'incirca al II millennio a.C., si parla di streghe: “... la strega che gironzola per le strade, s'introduce nelle case, corre i vicoli, insegue la gente nelle piazze, si volta avanti e indietro, si arresta per strada e torna sui suoi passi, per fermarsi in piazza. Essa ha rapito la forza del bel giovane, ha sottratto la felicità alla donna, togliendone con lo sguardo il bene della volontà. Da quando mi ha visto, la strega sta camminando dietro di me, con la sua bava ha arrestato il mio cammino; con il suo sortilegio ha interrotto la mia strada; ha allontanato dal mio corpo il mio dio e la mia dea”.

 

Apparentemente contrastanti erano i pareri sulla stregoneria nell'antica Roma. Benché i romani onorassero gli aruspici, combatterono energicamente la magia nera.

I Romani e la stregoneria

Nel 172 a.C. vennero banditi dall'Impero gli stregoni e Augusto punì con la morte Lucio Pituanio e Publio Marzio, due noti rappresentanti di questa categoria. Negli editti emanati a questo proposito dal Senato sotto Claudio, Vitellio e Vespasiano, si possono scorgere già gli elementi che andranno a caratterizzare la caccia alle streghe rinascimentale: l'uso della tortura, la pena del rogo e la confisca dei beni.

Sempre tra i Romani era conosciuta la leggenda delle striges, donne che si trasformavano in uccelli per magia che, secondo Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, andavano di notte a riempirsi la gola con sangue di neonato.

Tra gli autori latini, anche Ovidio affronta questo argomento. Dalla sua descrizione l'uccello notturno, chiamato dai Romani strix, ha la testa grossa, gli occhi fissi, il becco e gli artigli da rapace e le penne simili al gufo. Ma a differenza di questo maestoso volatile, le strix rubavano i bambini lattanti e ne facevano scempio con gli artigli. Sempre Ovidio cita tra le virtù dell'uomo ideale, quella di non prestar fede nei prodigi delle streghe e negli incanti delle maghe. La credenza nei poteri funesti delle streghe era però radicata nel popolo, e ancora nel II secolo dopo Cristo, nei precetti di medicina scritti da Quinto Sereno Sammonico, venivano dati precisi consigli su come rimediare ai veleni delle streghe.





Caccia alle streghe

La prima vera e propria ossessione della stregoneria si manifestò tra il III e il IV secolo dopo Cristo. Le cause sono da ricercarsi nella progressiva affermazione del Cristianesimo quale religione ufficiale dell'Impero romano. Fino ad allora non esisteva la rigorosa divisione tra Bene e Male, le stesse divinità erano a volte buone e a volte cattive. In quei secoli la Chiesa iniziò invece a considerare il paganesimo una manifestazione diabolica. L'unica cosa buona era Dio e tutto quello che non era divino era opera del Diavolo.

Nel Concilio di Ancira (314 d.C.) e in quello di Elvira (340 d.C.), la condanna ecclesiastica apparve evidente riguardo ai malefìci stregoneschi: “... Coloro i quali praticano qualsiasi arte divinatoria secondo i costumi dei pagani o introducono nelle loro case uomini di tal fatta per sapere qualcosa in riguardo all'arte del maleficio ...”, tanto da prevedere punizioni ai praticanti e creando interi ordini ecclesiastici dotati di mezzi efficaci per evitarne la diffusione, almeno in maniera palese. Nel millennio successivo la concezione cristiana si affermò nelle città, dove il controllo era più facile ed efficace, lasciando ancora indenni le popolazioni contadine e montane, dove le tradizioni antiche continuarono a prosperare in segretezza.

La Società di Diana

Durante il Medioevo, il mito delle streghe d'origine romana subì una lenta ma determinante trasformazione. I riti e le credenze della romanità classica confluirono in un'unica leggenda: quella della Società di Diana.

Attorno a essa e alla sua origine si è discusso molto, ma sembra ormai accertato che le riunioni notturne in onore di Diana siano una mescolanza di credenze e azioni della tradizione romana con antiche saghe pagane e celtiche. Ancor oggi, i festeggiamenti celebrati nella notte di San Giovanni, conosciuta dai più come la notte delle streghe, sono caratterizzati da questi elementi. Il primo è il giorno nel quale cade questa festa, il 24 giugno, data nella quale i Romani celebravano sia il solstizio estivo che la dea della casualità Fors Fortuna, abbandonandosi a canti, balli e all'amore libero sui campi madidi di rugiada. Altra caratteristica, ancora anteriore, è il luogo dove si svolgevano i sabba, (ai piedi di un noce) pianta sacra per eccellenza dei Celti e sotto la quale venivano compiuti un tempo i riti propiziatori. Ultimo elemento, non di minore importanza, è la presenza delle striges romane ormai trasformate, per l'occasione, in laide vecchie, sempre pronte oltre che a rapir neonati a fornicare col Diavolo.

Per tutto il Medioevo le riunioni notturne delle streghe si diffusero in tutta Europa. Diana, la divinità venerata, era la bonae feminae, la signora della notte, che guidava le femmine in questi misteriosi incontri notturni. La credenza nella Società di Diana e le relative pratiche rituali, occasione per sfogare repressi istinti sessuali, era però nel Medioevo ancora separata dalla credenza nelle streghe malefiche e nelle incursioni notturne a scopo criminale. A dire il vero, questo culto non era altro che un'evoluzione di quelli celebrati in onore di Ecate, la dea greca delle tenebre, considerata come Diana, la regina delle streghe capace di trasformarsi in uccello, di utilizzare i poteri delle erbe e di cibarsi di carne umana.




 

L’Inquisizione

Poi, alla caccia alle streghe si sovrappose l'Inquisizione. Eresia, sacro e profano si trasformarono nella ricerca ed eliminazione dei dissidenti, anche cristiani, come Catari, Albigesi e Valdesi.

 

...Vedesti, disse, quella antica strega,
Che sola sopra noi omai si piagne?
Vedesti come l’om da lei si slega?
Bastiti, e batti a terra le calcagne;
Li occhi rivolge a logoro, che gira...

(Divina Commedia, Purgatorio, 58-63.)

 

Il Sabba

 

Al sabba le streghe giungevano in volo, a cavallo di bastoni, panche, animali e alle celebri scope. I modi per volare variano di poco, formule magiche e pozioni per volare e luoghi di destinazione sono più o meno gli stessi.

In Italia erano due i luoghi preferiti dalle streghe per il sabba: La noce di Benevento per quelle centro-meridionali e il Tonale per quelle settentrionali. L'antro della Sibilla nei pressi di Norcia fu una meta di importanza minore. La noce di Benevento (intesa sempre al femminile in quanto pianta e luogo sacro) era conosciuta dalle streghe di tutta Europa. Si trovava a Pian della Cappella, sul fiume Sabato, e per molti secoli fu venerata come albero sacro dai Longobardi di Benevento finché, nel 663, il vescovo Barbato la fece sradicare. Come la leggenda che la riguarda abbia poi potuto conservarsi per più di mille anni è dubbio, ma resta il fatto che quasi tutte le streghe, nelle loro formule magiche per volare, nominassero tale pianta.

I prati del Tonale, altrettanto famosi, erano i luoghi preferiti dalle streghe lombarde, trentine e di parte di quelle del Tirolo. Le streghe francesi amavano ritrovarsi invece in vetta al Puy-de-Dôme, quelle tedesche sul Monte Brocken. Il Monte Brocken è famoso anche per il particolare fenomeno di rifrazione, lo spettro di Brocken, che riproduce all'orizzonte le ombre ingrandite. Le streghe della Bretagna preferivano riunirsi presso i menhir di Carnac. In Inghilterra era la mitica Stonehenge ad accoglierle, in Svezia la sperduta chiesa di Blockula e in Belgio la galleria di Godarville, nell'Hinault.

 

Le streghe erano generalmente divise in tre categorie. Quelle che potevano provocare dei malefici, quelle che li potevano revocare, e vere e proprie maestre della stregoneria: le tessitrici, in grado di interagire con la natura, creando e disfacendo, modificando la struttura molecolare delle cose, da cui il termine tessitrice. Richiamo non casuale alle tre Norne della mitologia norrena, alle Parche romane o alle Moire greche.

 

Come distruggere le campagne con una tempesta

Quando si è prossimi alla raccolta delle messi recatevi, assieme ad altre due streghe, all'ora del vespro, verso il campo da distruggere. Cammin facendo, tagliate dei rami di ontano ed avvicinatevi al più vicino ruscello. Battete poi tutte insieme i rami nell'acqua dicendo: vien, vien, diabolo del Inferno, et dane la tempesta. Immediatamente si scatenerà una tempesta di tale violenza che anche le case ne saranno distrutte. (Orsola, detta la Strumechera, strega di Trodena, 1505)

A San Giovanni, l'accensione dei falò a protezione dei raccolti è un rito che si perde nella notte dei tempi, praticato ancora oggi nelle campagne e nei piccoli paesi.

 

Come preparare l'unguento per volare

Prendere delle piume sotto la gola ad una gallina, dei capelli e delle unghie di piedi di cristiano. Mischiateli bene tra di loro ed aggiungete sputo ed acqua sporca. L'intruglio sarà un ottimo unguento per volare. (Giovanni Marenda, detto il Marendin, stregone di Bormio)

 

Come sterminare i vicini

Prendete un gatto scorticato, un rospo, una lucertola e un aspide. Metteteli poi sulla brace fin quando il tutto sarà ridotto in polvere. Con questa polvere fatene un unguento e ungete la porta di casa della famiglia da sterminare. (Rivasseau, strega francese, 1610)

 

Come vedere il mondo invisibile

Prendete una gatta nera, primogenita di un'altra gatta nera, la quale sia a sua volta primogenita di una terza gatta nera e bruciatela a fuoco vivo. Chiudete poi le ceneri, in un vaso di ferro sigillato, per tre giorni. Stropicciatevi infine gli occhi con la polvere ottenuta e vedrete il mondo invisibile.

 

Naturalmente questi sono solamente piccoli esempi tratti dal manuale delle streghe, e ovviamente ci sono tutti i contro incantesimi. Ma ricordiamoci che, come ci insegna anche la moderna visione quantistica del mondo, nulla è come sembra!

 

 

Ombre sospiri,

corrono sulla luna:

neri presagi.

 

Grandine e tempesta,

l'aurora è lontana.

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

 

 

 

  

lunedì 15 gennaio 2024

Wicca: la magia tra noi non è mai morta (Parte 3)

 

 

La Wicca affonda le sue origini nello sciamanesimo; possiamo definirla come una sorta di ristrutturazione in chiave moderna dei riti indigeni europei. Si tratta di riti che affondano le loro origini nella terra e, di conseguenza, simili in tutte le pratiche sciamaniche effettuate in ogni luogo. Ovviamente, con adattamenti alla cultura dominante e alle risorse naturali reperibili in loco, ma spiritualmente orientate allo stesso obiettivo.

 

Se c'è una certezza basilare nel cuore

dello sciamanesimo, e della Wicca,

è che tutto quanto è vita è sacro.

C'è una realtà comune senza distinzione

fra spirito e natura, Divinità e umanità,

umanità e natura. Tutto è connesso, tutto è Uno.

(da “Wicca, il libro essenziale”)

 

Essenzialmente, ogni cosa nasce dall'Uno e, smarrita in questo mondo esclusivamente materiale, ne cerca il ritorno attraverso lo spirito divino che c'è in noi. La luce che torna nell'ombra, l'ombra che torna nella luce: l'Uno, il principio primordiale che tutti ci accomuna.

Chi può praticare lo sciamanesimo?

Non tutti possono diventare sciamani, ma tutti possono praticare lo sciamanesimo. Allo stesso modo, chiunque può essere partecipe dei riti Wicca e praticarne i principi nella vita, senza tuttavia esserne divenuti sacerdoti. Naturalmente, questi poli di benessere, di vita comune improntata alla convivenza sociale e naturale, sono sempre stati invisi ai poteri accentratori e visti come pericolosi antagonisti.

Ma lo sciamanesimo, a qualsiasi latitudine, è sempre sopravvissuto come un culto valoriale sotterraneo. L'alleanza dei poteri dei sovrani con quello della chiesa ha stravolto la prospettiva e la parola stregoneria, nella sua accezione più negativa, ha sostituito nell'immaginario collettivo, imposto, quella di guaritore o sciamano.





L’Inquisizione

Un vero e proprio olocausto delle donne e di tutti coloro che potevano rappresentare un pericolo per l'egemonia del principe o della chiesa, fu la caccia alle streghe, organizzata e perpetuata dalla “santa” inquisizione. Nel 1484, papa Innocenzo VIII promulgò un editto in cui si autorizzava la tortura nei processi di stregoneria, editto valido ancora oggi. Processi e torture che si protrassero nel tempo e in ogni continente, grazie ai missionari soprattutto gesuiti che imperversarono ovunque con il loro zelante oscurantismo.

La regola base della Wicca

La regola base della Wicca: Fai quello che vuoi fino a quando non fai male a nessuno, compreso te stesso.

Ovviamente suona famigliare, infatti è un precetto che si perde nella notte dei tempi, dal Karma orientale alla filosofia greca, alla dottrina di Gesù, da non confondere con quella della chiesa! Peraltro, a questa regola si associa quella del tre e cioè: il bene che farai ti sarà restituito tre volte tanto, altrettanto dicasi per il male. (Su questa sorta di giustizia nella vita non sarei così certo).

 

Vediamo i punti base:

  • I riti praticati dai wiccan hanno lo scopo di armonizzare l'uomo con la natura  e quindi, ciclo lunare, quattro stagioni e quattro punti cardinali.
  • Ogni adepto riconosce la sua responsabilità verso l'ambiente, e farà del suo meglio per viverci in armonia.
  • La Wicca riconosce l'esistenza di un potere soprannaturale, ma ritiene che sia insito in ognuno di noi.
  • Tutto il potere dell'universo si esprime attraverso la dicotomia Donna/Uomo, senza nessuna prevalenza dell'uno sull'altro. Il sesso è espressione di piacere e gioia di vivere. Può essere usato all'interno di alcuni riti.
  • La Wicca riconosce l'esistenza di un mondo esterno e un mondo interiore spirituale, questi due aspetti sono interconnessi e possono dar vita a fenomeni paranormali.
  • Nella Wicca non ci sono gerarchie, tuttavia solo i sacerdoti e gli anziani della congregazione hanno accesso ad alcuni privilegi particolari.
  • La Wicca considera in egual misura importanti nella vita, magia, religione e saggezza, questo insieme è denominato Wicca.
  • Strega, per la Wicca, significa essere in grado di controllare le forze interiori e indirizzarle a scopo benefico.
  • La Wicca mette la vita al centro dell'universo. Non ha nessun problema con altre religioni. Non cerca di imporre il proprio credo, ogni adepto partecipa di sua volontà e ogni religione è compatibile con la Wicca.
  • La Wicca non riconosce alcun male assoluto, come il diavolo della cristianità o altre creature demoniache. La Wicca collabora con la natura per il benessere psicofisico di ogni wiccan, non ricerca nessun potere materiale e di conseguenza non ha nessun debito di riconoscenza verso entità fisiche o spirituali. La Wicca adora solo il potere primordiale, l'Uno rappresentato dalla dea o dal dio e il divino che è dentro ognuno di noi.



 

Simboli e strumenti rituali

 

  • Pentacolo con le punte verso l'alto, verso il basso è versione satanista.
  • Scopa, serve per spazzare via le energie negative dall'area del rito, rappresenta l'unione dell'uomo e della donna in un'unica energia.
  • Bacchetta, di legno, di metallo o d'avorio, serve all'officiante del rito a incanalare l'energia della dea.
  • Incensiere, per stimolare i sensi dei partecipanti, bruciando non solo incensi.
  • Calderone, con acqua bollente per la preparazione di pozioni. Solo con acqua per i riti di chiaroveggenza o divinazione. Nella Wicca il calderone simboleggia la donna in quanto procreatrice di vita, oppure la creazione di nuove cose attraverso la mescolanza di ingredienti.
  • Athame, un pugnale dal manico nero per assorbire le energie negative, ma completamente spuntato e non affilato.
  • Bolina, pugnale dal manico bianco in questo caso affilato, si usa nella preparazione delle pozioni o dove necessiti incidere o tagliare.
  • Palla di cristallo, per leggere il futuro e avere delle risposte. Puoi vedere nubi di colore, a seconda del quale avrai una risposta alla domanda. Oppure una serie di simboli che vanno dal serpente alla stella, al terzo occhio e vari altri, ognuno di essi con un particolare significato inerente alla divinazione richiesta.
  • Il libro delle ombre, un personale diario delle proprie esperienze rituali.
  • Calice, usato nel rito della libagione, ma più importante nel grande rito dove insieme all'Athame simula l'unione tra uomo e donna.
  • Campana, per sottolineare momenti particolari durante il rito, o facilitare attraverso i suoni il contatto con la dea.

A questo proposito, può interessarti anche l’articolo “Il ruolo dell’oggetto magico nel fantasy”.

La Wicca crede nella ciclicità della vita e, perciò, nella reincarnazione condividendo le teorie del Karma. A seconda quindi del comportamento tenuto in vita, l'anima ritornerà sulla Terra in condizioni più o meno favorevoli. Fino a quando il premio definitivo sarà il ritorno alla dea, interrompendo così il ciclo delle reincarnazioni.




 

L’epoca odierna

Il bivio a cui siamo arrivati ci obbligherà a scelte assolutamente drastiche. L'abbandonarsi alla tecnologia in modo acritico confidando nella scienza, come ci viene ripetuto in ogni momento in maniera asfissiante, entrando così in un mondo assolutamente virtuale, dove nulla è quello che pare, ma serve uno scopo altro.

Oppure tornare alla natura, all'ascolto di noi stessi, a quello che è l'equilibrio psicofisico prodotto dalla condivisione, e non dal possesso e dall'apparenza.

La vita è una magia che in quanto tale nessuno comprende, ma che possiamo assecondare, oppure illuderci di poter controllare, con i risultati che sono sotto i nostri occhi da tempo.

 

 

Mi compiaccio: bel lavoro!

Tutte avrete dei proventi;

ora, in circolo, cantate

come elfi, come fate

per stregare gli ingredienti.

 

(Ecate, regina delle streghe, dal “Macbeth”, W. Shakespeare)

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

 

 

lunedì 8 gennaio 2024

Wicca: la magia tra noi non è mai morta (Parte 2)

 


 

É vero che sei uno spirito,

Ma tu sei nata per essere ancora

Mortale, e devi andare

Sulla terra e fare da maestra

A donne e a uomini che avranno

Volontà di imparare la tua scuola,

Che sarà composta di stregonerie.

Non devi essere come la figlia di Caino,

E della razza che è divenuta

Scellerata e infame a causa dei maltrattamenti.

Come Giudei e Zingari,

Tutti ladri e briganti,

Tu non divieni...

Tu sarai sempre la prima strega,

La prima strega divenuta nel mondo.

Tu insegnerai l’arte di avvelenare,

Di avvelenare tutti i signori,

Di farli morti nei loro palazzi,

Di legare lo spirito dell’oppressore.

E dove si trova un contadino ricco e avaro,

Insegnerai alle streghe tue alunne

Come rovinare il suo raccolto

Con tempesta, folgore e baleno,

Con grandine e vento...



Così inizia “Aradia, o il vangelo delle streghe”, di Godfrey Leland, sulla stregoneria in Italia. Il materiale raccolto si basa sulla testimonianza di “Maddalena”, che si rivelò essere una strega della locale confraternita. Se ti interessa questo argomento, leggi anche Wicca: la magia tra noi non è mai morta (Parte 1)”.

Questa vecchia strega chiamata Maddalena era in possesso di un manoscritto, ricopiato da Leland per il suo libro, dove venivano raccolti e descritti i rituali delle streghe da tempi immemori, tramandati da una decana all'altra.

 

La testimonianza

Si racconta nel manoscritto che Diana la prima nata, una sorta di Lilith, portasse con sé sia la luce che l'oscurità. Quando si divise nacque il fratello Lucifero che divenne il portatore della luce, mentre Diana era l'oscurità. Lucifero caduto sulla Terra si rifiutava di rendere Diana partecipe della luce, per cui anch'ella si fece mortale, si trasformò in gatto e sedusse Lucifero, e qui nacque il primo canto di potere con cui soggiogò l'ira di Lucifero. In questo modo Diana filò il destino degli uomini mentre Lucifero girava la ruota del filatoio, e divenne così la regina delle streghe e di tutto il mondo creato attorno a loro, spiriti, folletti, gnomi, fate...




Wicca

Basandosi su questo testo e su esperienze proprie, Gerald Gardner nel 1938 tornò in Inghilterra dall'estremo oriente, e nella cittadina di New Forest divenne prima discepolo e poi proclamato stregone da una congrega discendente da un'antica tradizione. Da allora cominciò a promuovere la stregoneria, da lui rinominata Wicca, attraverso libri, articoli e interviste radiofoniche. Dopo la pubblicazione delle sue opere principali: “Witchcraft Today”, del 1954 e “The Meaning of Witchcraft del 1959, fu denominato dalla stampa “capo degli stregoni”. Alla sua morte la sacerdotessa Doreen Valiente prese il suo posto. Leggi anche l’articolo “Streghe Wicca: 5 curiosità per conoscerle”.

Al contrario del suo predecessore, la Valiente cercò di tornare nella penombra, evitando la spettacolarizzazione della Wicca; nel contempo ne riscrisse e modernizzò i riti fondamentali, come il canto delle streghe e l'incarico della dea, allontanandola decisamente dal nuovo credo satanista.

 

La Triplice Dea

Si tratta del ritorno della Triplice Dea, la dea madre adorata da quando si conoscono graffiti e statuette adorative o funerarie. Passata attraverso innumerevoli nomi e attribuzioni, accompagnando i passaggi dalle società prettamente matriarcali a quelle patriarcali, da Leucotea dea bianca dei Centauri a Era moglie di Zeus, da Danae a Danu per arrivare a Diana e ad Albione, fino alla celtica Cerridwen.

Nella cosmogonia Wicca, la Triplice Dea rappresenta la ciclicità della vita, la fanciulla, la madre e l'anziana, dove la Luna nelle sue tre fasi ne diviene il simbolo di appartenenza. Il concetto fondante è che gli attributi maschili e femminili sono uniti nell'uno primordiale, che si materializza per darci modo di percepirlo con i nostri cinque sensi. Questa percezione si manifesta in maniera appena riconoscibile; l'unica via per parteciparvi in modo più concreto è la via della strega, attraverso riti e funzioni che ci avvicinano alla vera natura delle cose, metodi diversi ma stessi scopi degli sciamani nativi americani. E anche in queste pratiche, la luce della Wicca e l'ombra della magia nera si accompagnano a vicenda.



La forza degli elementi

Gli elementi fisici tramite i quali è possibile entrare in contatto con la Dea, intesa come elemento primordiale, sono: terra, acqua, fuoco, aria, mentre l'etere, l'ultimo, rappresenta lo spirito, considerato come l'elemento che mantiene tutti gli altri in equilibrio tra loro. Ognuno di questi elementi è rappresentato sulla punta del pentacolo, rappresentazione ovviamente simbolica del cosmo. A ogni vertice del pentacolo è abbinato un guardiano specifico per ogni elemento, considerati i loro spiriti patroni, nello stesso tempo catalizzatori di energia e difensori del rito.

 

Il “Grande rito”

La manifestazione di appartenenza più importante nella liturgia Wicca è il “Grande rito”, una sorta di rinnovato matrimonio con la Dea, nella sua espressione sia maschile che femminile. Può essere usato come propiziatorio all'iniziazione o alla proclamazione di nuovi stregoni, o semplicemente come dichiarazione di appartenenza prima di feste o ricorrenze.

La particolarità di questa funzione rituale sta nel fatto che può essere svolta sia in maniera effettiva, che virtuale, ma comunque condotta dai sacerdoti. Quando questo rito viene effettuato in maniera simbolica si serve di due elementi, un pugnale chiamato athame e un calice, simboli dell'unione degli organi sessuali maschili e femminili. Diciamo che il fine ultimo è quello di rinnovare la fertilità e la nascita della vita.

In definitiva, al di là dei vari riti propiziatori degli iniziati, guidati da sacerdotesse o sacerdoti, la Wicca è una evoluzione moderna dell'antico e comunque ancora presente sciamanesimo. A questo proposito è consigliata la lettura dell’articolo “Il potere della percezione”.

Sciamanesimo

Lo Sciamanesimo è stato definito come la prima religione. È esistito prima delle più antiche civiltà, prima che i nostri antenati intraprendessero il lungo viaggio verso il presente. In quel tempo gli sciamani erano gli uomini della medicina, i detentori del potere, uomini e donne. Essi praticavano la magia e parlavano agli spiriti della natura. Gli sciamani furono i primi umani con la conoscenza. La crearono, la scoprirono, la allevarono e la usarono. La conoscenza è potere, le donne e gli uomini che la possedevano in quei giorni remoti erano sciamani. Per entrare in contatto con il mondo altro si servivano di diverse tecniche, dal digiuno, al dolore autoinflitto, all'uso di sostanze allucinogene. Il tutto per raggiungere quello stato di estasi che permettesse loro di connettersi con gli Dei. Parliamo di questo anche nell’articolo “Sciamanesimo femminile nella mitologia norrena”.

La Wicca oggi è tutto questo, ma con una evoluzione delle tecniche che consentono attraverso la meditazione, la concentrazione, la visualizzazione, le invocazioni ritmiche cantate e danzate, di raggiungere stati di coscienza alterati. Alterati significa, in questo caso, diversi dalla normale percezione con i cinque sensi, significa entrare in uno stato dove la nostra parte inconscia prende il sopravvento cognitivo, consentendoci di aprire dimensioni diverse: pensiamo agli stati indotti dall'ipnosi o dal training autogeno, ad esempio.

In altre parole, questo tipo di stato alterato ci consente di mettere in contatto la nostra parte divina con la dea che ci ha generati, in quanto la divinità non è qualcosa di diverso da noi, che ci concede di essere al suo servizio, ma il dio e la dea sono dentro di noi e in tutto quello che ci circonda. Questa si chiama Universalità, poiché non c'è nulla che non provenga dagli dei.

Nella Wicca si usa la magia, ma la magia non è altro che un modo per indirizzare le energie naturali, per provocare un cambiamento desiderato. Come fare? Lo vedremo prossimamente.

 

Acqua e terra,

fuoco aria in mano:

occhi nel mondo.

 

Anime dentro cuori

vortici di pensieri.

 

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BRAN