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lunedì 28 novembre 2022

10 Animali mitologici norreni da scoprire



 

Cervi che vivono sull’albero cosmico, serpi alate e scintillanti, cani infernali: un affascinante viaggio nella mitologia nordica 

 

Gli animali rivestono un ruolo di rilievo in tutte le mitologie, ma in quella norrena la loro presenza è particolarmente importante. I culti nordici, infatti, avevano una fortissima correlazione con la natura, la fertilità, le stagioni e il contatto tra uomo e animali, sia domestici che selvatici.

Ecco quindi 10 animali mitologici norreni che ti sorprenderanno!

 

1. La mucca che nutrì il gigante primordiale 

 

Ymir e Auðhumla in un dipinto di Nikolaj Abraham Abildgaard

 

La nostra lista non può che cominciare con Auðhumla, nota per essere stata una delle prime due creature viventi al mondo, insieme al gigante Ymir. Prima di loro, infatti, esistevano solo due terre contrapposte che si contendevano l’universo: a nord il Niflheimr, patria delle nebbie e del gelo, e a sud il Muspellsheimr, patria delle fiamme e del calore.

Quando questi due poli vennero in contatto, generarono Ymir e Auðhumla.

Fu proprio grazie al latte della mucca primordiale che Ymir riuscì a nutrirsi e crescere sano e forte. Ma non è tutto: Auðhumla, leccando i ghiacciai salati che la circondavano, liberò Buri, il progenitore di tutte le divinità nordiche.

Per saperne di più sulla cosmogonia del nord Europa, ti consiglio l’articolo “Il mito della creazione norreno”.

 

2. I cervi che vivono sull’albero cosmico 

 


 

Yggdrasill è l’albero cosmico, una pianta sacra (per alcuni un frassino, per altri un tasso o una quercia) che sorregge i nove mondi nati dal corpo di Ymir, a seguito della sua uccisione.

Tra le fronde di Yggdrasill vivono quattro cervi, che si nutrono delle sue foglie: i loro nomi sono Dáinn, Dvalinn, Duneyrr, Duraþrór.

Non si tratta degli unici animali mitologici norreni che abitano l’albero cosmico. Tra le radici dimorano serpenti, sulla sommità un gallo, un’aquila e un falco, mentre uno scoiattolo corre incessantemente lungo il tronco facendo da messaggero tra gli uccelli e i serpenti.

 

3. Il serpente alato 



 

È giunta l’ora di una creatura molto più spaventosa di quelle che abbiamo visto finora: Níðhǫggr, il cui nome significa “Colui che colpisce con odio”.

Si tratta di uno dei serpenti che si annidano tra le radici di Yggdrasill e lo rodono dall’interno, mettendo in pericolo l’intero equilibrio cosmico. Non a caso, Níðhǫggr avrà un ruolo di spicco nella battaglia finale del Ragnarǫk, che segnerà la distruzione del mondo così come lo conosciamo. Nell’ultimo canto della “Vǫluspá” (“La profezia della veggente”, il più famoso dell’”Edda poetica”) è citato come una serpe scintillante e alata, che porta tra le sue ali i cadaveri del Ragnarǫk.

 

4. Il lupo gigante 


 

Fenrir è un lupo gigante nato dall’unione tra Loki e la gigantessa Angrboða (il cui nome, molto rassicurante, significa “Presagio di male”).

Loki è la divinità dell’inganno e del caos, una figura ambigua e affascinante, tanto seducente quanto subdola. Oltre a Fenrir, diede vita ad altri due esseri spaventosi: la Dea della morte Hel, con metà corpo cadaverico e metà vivo, e il serpente gigante Miðgarðsormr.

Fenrir, con la sua forza, le sue grandi dimensioni e il retaggio della sua discendenza, cominciò ben presto a impensierire tutti gli Dei. Decisero quindi di incatenarlo con una corda magica fabbricata dai nani fino al momento del Ragnarǫk, in cui riuscirà a liberarsi.

 

5. Il cane infernale 

Hel con il mostruoso cane Garm, illustrazione di Johannes Gehrts

 

Proprio come nella mitologia greco-romana, anche nel culto norreno troviamo un cane infernale, sebbene non abbia tre teste come Cerbero. Si tratta di Garmr, il mostruoso cane di Hel, che, come abbiamo visto, è la regina degli Inferi.

Come Fenrir, anch’esso è incatenato e anch’esso troverà la libertà quando scoccherà l’ora del Ragnarǫk.

 

6. La capra che produce idromele 

Heiðrún in un’illustrazione di Lorenz Frølich

 

Non potremmo parlare di mitologia norrena senza parlare di idromele! Questa deliziosa bevanda (a base di miele fermentato) nella mitologia norrena è prodotta dalle mammelle della capra Heiðrún, che si nutre delle foglie dell’albero cosmico Yggdrasill.

 

7. I cinghiali di Freyr e Freya 

 

Freyr con Gullinbursti in un’illustrazione di Jacques Reich


Tra gli animali mitologici norreni rivestono un ruolo fondamentale le bestie sacre di Freyr e Freya: i cinghiali.

Freyr e Freya, divinità della stirpe Vani, appartengono a un antichissimo culto contadino, per cui sono strettamente legati alla sfera della fertilità, della natura e dell’ambiente boschivo (come raccontato nell’articolo “Curiosità e nomi delle divinità nordiche”). Per questo motivo, il cinghiale è un animale molto importante nella loro ritualità.

Il cinghiale di Freya, usato dalla Dea come cavalcatura, si chiama Hildisvíni, mentre l’animale sacro di Freyr è Gullinbursti. Quest’ultimo è un cinghiale dalle setole d’oro creato dai nani Eitri e Brokkr.

 

8. I corvi di Odino 

Odino con i suoi animali sacri, illustrazione di Carl Emil Doepler

 

Odino è spesso menzionato come il “Dio-corvo”: si tratta di una “kenning”, ovvero una perifrasi che indica una persona o una cosa. Si tratta di figure retoriche molto amate nella letteratura norrena; spesso sono estremamente criptiche e per decifrarle è necessario conoscere a fondo contesto, mitologia e cultura.

Tale kenning è dovuta ai suoi messaggeri alati: due corvi di nome Huginn e Muninn, rispettivamente Pensiero e Memoria. La saggezza e il potere di Odino derivano anche dall’aiuto di questi due uccelli, che ogni giorno sorvolano la Terra e poi riferiscono al loro padrone tutto ciò che hanno visto.

Famosissime sono queste parole tratte dal “Grímnismál”, (il “Discorso di Grímnir”):

Huginn e Muninn

volano ogni giorno

sopra la vasta Terra.

Paura ho che Huginn

indietro non ritorni,

sebbene ancor più tema per Muninn

 

Fonte:

https://www.bifrost.it/GERMANI/Fonti/Eddapoetica-4.Grimnismal.html - 19

 

9. I corvi/lupo 

Un valravn in un’illustrazione di Tsaag Valren

 

I valravn sono animali mitologici norreni metà lupi e metà corvi, tipici del folklore danese. Sono creature spaventose, dedite a macabre attività quali ghermire i cadaveri sui campi di battaglia o mangiare il cuore dei bambini.

Si dice che qualsiasi corvo possa diventare un valravn, se si ciba del cadavere di un re o di un capo di stato.

 

10. Il gallo che annuncerà il Ragnarǫk 


Abbiamo più volte accennato allo scontro finale, alla battaglia che porrà fine al nostro mondo, che libererà dalle catene tutte le forze oscure dell’universo. Ma quale sarà il segnale che darà l’avvio al Ragnarǫk?

Ebbene, il “fischio d’inizio” sarà il canto di Víðópnir, il gallo d’oro che dimora sulla sommità di Yggdrasill.

 

Continuiamo a sognare con la mitologia norrena! 

 

Non ne hai mai abbastanza di mitologia norrena? Allora sei nel posto giusto: curiosando nel Magical Magazine, troverai molti articoli che fanno al caso tuo.

Se ami i romanzi urban fantasy, potrebbe piacerti Playing with daggers: sangue vs lealtà”, in cui la giovane e ambiziosa Kara Schwert impara a usare il seiðr, l’antica magia femminile nordica. Tra rune, kenning, creature fatate e sovrani discendenti dagli antichi Dei vichinghi, le avventure di Kara ti trascineranno in un mondo affascinante e pericoloso, in un crescendo di situazioni adrenaliniche!


Romanzo urban fantasy per adulti, leggilo qui!


 

Contenuti in collaborazione con
Ivana Vele Poletti
:

http://colorarelavita.blogspot.com/

 

lunedì 21 novembre 2022

Curiosità e nomi delle divinità nordiche


  

Piccolo dizionario delle principali divinità norrene

 

Prima di iniziare il nostro viaggio nel pantheon vichingo, dobbiamo chiarire un punto fondamentale: gli antichi Dei norreni erano classificati in due stirpi diverse, a seconda dell’appartenenza. Esistevano, infatti, due popoli divini:

1.      I Vani, più antichi, legati al culto contadino. Divinità della fertilità e della natura, erano gli unici detentori del seiðr, l’antica magia sciamanica (per saperne di più sull’argomento, ti consiglio l’articolo “Lo sciamanesimo femminile nella mitologia norrena”).

2.      Gli Asi, più recenti, legati al culto delle popolazioni indoeuropee. Erano divinità guerriere.

 

Asi e Vani

 

Nella dimensione del mito, i due ordini divini erano una trasposizione di due reali civiltà diverse che si trovarono a convivere nello stesso territorio:

·      i Vani erano, infatti, le divinità delle popolazioni contadine, insediate in Scandinavia probabilmente dal 3000 a.C.

·      gli Asi facevano parte del culto delle popolazioni indoeuropee, che giunsero in Scandinavia da sud e da est fin dal 2000 a. C.

Le due fazioni si scontrarono e alla fine prevalse la civiltà che adorava gli Asi. Però, come spesso avviene nelle religioni politeiste, gli Dei delle due culture si amalgamarono tra loro e formarono un unico pantheon. Ma come si chiamavano quegli Dei, e quali erano le loro caratteristiche principali? Scopriamolo subito!

 

I nomi delle divinità nordiche 

 

Gullveig 

Il suo nome significa “potenza d’oro”: la prima parte (“Gull-”) vuol dire “oro” e la seconda (“-veig”) “bevanda inebriante”, “forza”, “donna”. È un nome che racchiude le principali caratteristiche della stirpe Vani: la fertilità (di cui l’oro era simbolo) e la potenza inebriante della magia femminile.

Si trattava di una donna bellissima, forte, esperta di magia. La sua presenza frastornò gli Asi, perché tutti se ne innamorarono e finirono per scontrarsi tra loro in preda alla gelosia. Perciò gli Dei decisero di bruciarla nel salone di Odino. Tre volte fu arsa viva, ma tre volte rinacque.

Fu il motore della grande faida della mitologia norrena: la guerra tra Asi e Vani. I Vani, infatti, decisero di vendicare la condanna a morte di Gullveig attaccando gli Asi.

Le battaglie tra le due stirpi durarono anni e anni, ma finirono in parità. Così, alla fine, si giunse a una tregua. Ci fu uno scambio di ostaggi e i Vani inviarono presso gli Asi le loro personalità più importanti: Njörðr, Freyr e Freya.

 

“Gullveig viene sollevata con lance e messa sul fuoco”, illustrazione di Lorenz Frølich.

 

Njörðr 

Dio della fecondità, del mare e del vento. Padre di Freyr e Freya, concepiti con la sorella (l’incesto era una pratica comune tra i Vani, ma non accettata tra gli Asi).

Dopo il suo ingresso ad Ásgarðr, fu combinato il matrimonio tra Njörðr e la gigantessa Skaði. I due, però, non riuscivano ad accordarsi sul luogo dove risiedere, perché la moglie voleva vivere tra le montagne e il marito al mare. Decisero quindi di passare nove notti tra i monti e nove in riva al mare, ma nessuno dei due riusciva a adattarsi ai rumori di quei luoghi: Njörðr detestava il latrato dei lupi, mentre Skaði odiava lo stridio dei gabbiani. Alla fine la gigantessa non ne poté più e decise di abbandonare il marito per tornare definitivamente tra le montagne.

 

Il desiderio del mare di Njörðr. Illustrazione di W.G. Collingwood (1908).

 

Freyr 

Il suo nome significava “Signore” ed era anche detto “Dio dell’abbondanza”. Divinità della pioggia, del Sole, dei fiori e dei frutti.

I suoi animali sacri erano il cavallo e il cinghiale, simboli di fecondità. La sua fida cavalcatura era lo splendente cinghiale d'oro Gullinbursti (per saperne di più, ti consiglio l’articolo “10 Animali mitologici norreni da scoprire”), mentre la sua dimora era la terra degli elfi Álfheimr, che gli fu regalata quando da piccolo gli spuntò il primo dentino.

Freyr fu protagonista di una travolgente storia d’amore con la bellissima gigantessa Gerdhr, dal cuore di ghiaccio. Il Dio se ne innamorò a prima vista, mentre lei all’inizio non ne voleva sapere. Dopo molti stratagemmi, insistenze, messaggi e avventure di ogni genere, finalmente Freyr riuscì a sciogliere il suo gelido cuore e i due si sposarono.

 

Freyr in una raffigurazione del XIX secolo.


 

Freya 

Il suo nome significava “Signora”. Era la Dea dell’amore, della bellezza, della fertilità, nonché esperta conoscitrice delle arti magiche.

Unica tra tutti gli Dei, fu scelta da Odino per spartire con lui i migliori guerrieri caduti in battaglia: sarebbero poi risorti nello scontro finale tra Bene e Male per affiancarli nella lotta. In questo ruolo le era sacro il falco, un rapace abile nel ghermire le sue prede.

Aveva diversi epiteti, come “Dea dei Vani”, “sposa dei Vani”, “splendore del mare”. Sposò Óðr e divenne madre di due figlie, Gersimi e Hnoss, i cui nomi significano entrambi “gioiello”.


Freya trainata da un carro in un quadro di Nils Blommér.


 

Óðr 

Il suo nome significa “furioso”, “invasato”.

Non ci sono pervenuti miti dettagliati che lo riguardano, sappiamo solo che aveva un carattere focoso ed era spesso in giro per viaggi avventurosi. Ciò faceva disperare Freya, che durante le sue assenze versava lacrime d’oro.

 

Odino 

Sovrano degli Dei, Odino è la più importante tra le divinità nordiche, colui che ha donato il soffio vitale agli uomini (come ho raccontato nell’articolo “Il mito della creazione norreno”).

È il Dio di ogni cosa e del suo opposto: dei vivi e dei morti, delle battaglie e della saggezza, della forza e della poesia.

Apprese da Freya l’antica magia del seiðr, di cui divenne esperto conoscitore.

Odino, inoltre, era l’essere più sapiente dell’universo. Questa virtù derivava da due epiche imprese compiute nella sua lunga vita: il sacrificio di un occhio in cambio della testa del gigante Mímir e l’immolazione di sé stesso in cambio della conoscenza delle rune. Il Dio, infatti, rimase appeso all’albero cosmico Yggdrasill, a digiuno e sferzato dai venti, per nove giorni e nove notti.


Odino in un’illustrazione del libro “Walhall” di Felix e Therese Dahn, 1888.


 

Frigg 

Moglie e consigliera di Odino, madre di Balder. È collegata all’ambiente marino, poiché la sua dimora ad Ásgarðr si chiamava “La stanza delle profondità del mare”. Questo particolare parrebbe farla coincidere con un’altra divinità acquatica di nome Saga.

 

Tyr 

Figlio di Odino, è un Dio saggio e coraggioso. Il suo nome corrisponde alla runa a forma di lancia; presso i guerrieri norreni, era abitudine inciderla sulla spada per propiziarsi la vittoria. Se vuoi approfondire la conoscenza delle rune, ti consiglio l’articolo “RUNE: cosa sono? Come usarle?”.

Tornando a Tyr, uno dei suoi soprannomi era “il Dio monco”, perché sacrificò una mano nelle fauci del lupo Fenrir per mantenere l’ordine cosmico.

 

Thor 

Marito di Sif e figlio di Odino e di Jǫrð (la Dea della Terra), era la divinità del tuono e della forza.

Thor era un Dio possente e impetuoso, ma la sua energia non era distruttiva, bensì costruttiva. Combatté incessantemente contro i demoni, i giganti e il Male in generale, in un impegno continuo nel mantenere l’ordine prestabilito.

Le sue infallibili armi erano la cintura Megingjörð, che raddoppiava la forza di chiunque la indossasse, il martello Mjöllnir, che tornava sempre dal proprietario dopo essere stato scagliato, e i guanti di ferro Járngreipr, necessari a brandire Mjöllnir.

 

Thor in un dipinto di Mårten Eskil Winge, 1872.

 

Sif 

Moglie di Thor e madre di Thrudhr, era una Dea bellissima e famosa per la sua chioma bionda. Un giorno, l’infido Dio Loki ebbe la malsana idea di raparla completamente mentre dormiva, per farle uno scherzo. Poi, per evitare la rabbia di Thor, le fece fabbricare dai nani una straordinaria parrucca di fili d’oro, che si adattò a tal punto all’epidermide di Sif da crescere e allungarsi col tempo, come se fosse fatta di capelli veri.

 

Balder 

Figlio di Odino e Frigg, era la divinità della luce e della benevolenza.

Si trattava del Dio più amato di tutti: bello, luminoso, saggio, coraggioso e leale, venne definito “il migliore degli Dei”. Purtroppo fu assassinato per mano del fratello Hǫðr, tratto in inganno dal solito Loki. La moglie Nanna morì di dolore davanti al suo corpo senza vita.

 

Loki 

Loki era il Dio del caos, della menzogna e dell’inganno, ma era anche una divinità indispensabile per l’equilibrio del mondo: se non ci fosse l’oscurità non ci sarebbe nemmeno la luce. Era una creatura trasformista, ingegnosa, scaltra, suadente e molto abile nel padroneggiare la magia. Riusciva a superare in astuzia perfino Odino e i suoi stratagemmi salvarono gli altri Dei in più di un’occasione.

Fu spesso protagonista di scherzi feroci, furti e raggiri, ma gli fu sempre perdonato tutto, proprio in virtù del suo ruolo nel pantheon e delle sue capacità. O meglio, quasi tutto: l’assassinio di Balder fu l’unica cosa su cui gli Dei non riuscirono proprio a soprassedere. Fu quindi legato con gli intestini del figlio morto e posto su una scogliera, proprio sotto un serpente che gli verserà addosso il suo veleno urticante fino al giorno del Ragnarǫk.


“Loki”, Mårten Eskil Winge (1890).


 

Idhunn 

Idhunn aveva un ruolo fondamentale nella mitologia norrena: era la custode delle mele d’oro dell’eterna giovinezza. Era proprio lei a distribuirle agli Dei, in modo da sconfiggere per sempre la perdita di vigore e la vecchiaia.

Era venerata come Dea della gioventù, della primavera e della fecondità.

La sua leggenda mi ha sempre affascinata molto, tanto da spingermi a farla diventare protagonista del mio racconto breve Immortals, che narra la parte più oscura e drammatica della storia degli elfi. Se hai la curiosità di scoprire la sua vicenda, “Immortals” è disponibile gratis su Amazon e Kobo.



 

Contenuti in collaborazione con
Ivana Vele Poletti
:

http://colorarelavita.blogspot.com/

 

lunedì 14 novembre 2022

Il mito della creazione norreno



La nascita del mondo, degli Dei e degli uomini 

 

Nel mito della creazione norreno, c’è un momento preciso in cui dal nulla si crea qualcosa.

Il nulla cosmico, l’assenza di tempo e di spazio, ha un nome definito: Ginnungagap (“varco spalancato” o, secondo altre interpretazioni, “voragine magica”), ovvero lo spazio vuoto, l’abisso primordiale senza forma. Qualcosa di indefinito, ma carico di possibilità.

A un certo punto, dal nulla del Ginnungagap si formarono due mondi contrapposti: a nord il Niflheimr, la regione del freddo, e a sud il Muspellsheimr, la regione del fuoco. Fu allora che iniziò la creazione.

 

L’incontro tra Niflheimr e Muspellsheimr 

 

Il Niflheimr era la terra delle nebbie. In esso tutto era buio, ghiacciato e ventoso.

Il Muspellsheimr, al contrario, era la terra delle fiamme. In esso tutto era luminoso, ardente e infuocato.

Ma quei due mondi, così opposti, erano destinati a incontrarsi. A un certo punto le nebbie del Niflheimr vennero a contatto con il vento caldo del Muspellsheimr; questa unione diede vita a due esseri primordiali: il gigante Ymir e la mucca Auðhumla.


 Ymir e Auðhumla in un dipinto di Nikolaj Abraham Abildgaard




Ymir e i primi giganti 

 

Ymir, che riuscì a crescere forte e potente proprio grazie al latte della mucca Auðhumla, ricoprì un ruolo di primaria importanza nel mito della creazione norrena.

Dal sudore di Ymir nacquero, infatti, una creatura femminile e una creatura maschile, due giganti del ghiaccio. Dai suoi piedi uniti, inoltre, venne generato un ulteriore gigante a sei teste.

 

Auðhumla e il progenitore degli Dei 

 

Auðhumla ebbe il compito di liberare dai ghiacci colui che originò la progenie divina: leccando i ghiacciai salati che la circondavano, la mucca primordiale fece emergere dalla crosta gelata Buri, un essere alto, bello e possente.

Buri divenne padre di Borr, che generò insieme alla gigantessa del ghiaccio Bestla il celebre Odino e altre due divinità di nome Vili e .

 

Lo scontro tra Dei e Giganti 

 

Come nella gigantomachia greca, anche nella tradizione norrena ci fu uno scontro titanico tra divinità e giganti.

I poemi narrano che Ymir, per quanto saggio, avesse però un carattere malvagio. Per questo motivo la triade divina formata da Odino, Vili e uccise lui e tutti i suoi discendenti, a eccezione di Bergelmir e della sua famiglia: grazie a loro la stirpe dei giganti sopravvisse.

Tuttavia, l’uccisione di Ymir non fu solo un atto sanguinoso e distruttivo, ma anche una fase necessaria per la creazione della vita sulla Terra. Nell’eterno ciclo della morte e della rinascita: solo dalla distruzione può scaturire qualcosa di nuovo. Ecco, dunque, come le varie parti di Ymir generarono il nostro mondo:

·      la carne divenne la terra;

·      il sangue si trasformò in mari, laghi e fiumi;

·      le ossa si tramutarono in montagne;

·      i capelli diedero vita agli alberi;

·      il cranio generò la volta celeste, il cervello le nuvole.

 

Ymir ucciso dai figli di Borr in un’opera di Lorenz Frølich


 

Non solo: dai vermi fuoriusciti dal cadavere in decomposizione di Ymir sorsero i nani. Quattro di essi – Austri, Vestri, Nordhri e Sudhri – vennero collocati ai quattro angoli del mondo (visto dai Norreni come un disco piatto) per sorreggere il cielo.

 

Gli “Adamo ed Eva” norreni 

 

Abbiamo fatto un parallelismo con la mitologia greca parlando della gigantomachia; ora potremmo tracciare, invece, un’ideale linea di collegamento con il mito biblico di Adamo ed Eva, a testimonianza dell’universalità dei miti e delle leggende del mondo.

Gli “Adamo ed Eva” norreni furono Askr ed Embla. Secondo il “Gylfaginning” (la prima parte dell’“Edda in prosa”, manuale di epica norrena del XIII secolo), essi furono creati da Odino, Vili e . Gli Dei raccolsero in riva al mare un ceppo di frassino e uno di olmo: il primo era destinato a diventare il primo uomo, Askr, e il secondo la prima donna, Embla. Odino infuse loro il soffio vitale, Vili lo spirito e le emozioni, i sensi e la parola.

Nel poema “Vǫluspá”, facente parte dell’“Edda poetica”, la triade di divinità che infuse la vita ai due ceppi è invece composta da Odino, Hœnir e Lóðurr.

Askr ed Embla, quindi, furono i progenitori di tutti gli esseri umani, mentre Odino era non solo il re degli Dei, ma anche colui che infuse il soffio vitale in tutti noi. Per questo era chiamato “il padre di tutto”.

 

Per approfondire 

 

Se ti è piaciuto il mito della creazione norreno, allora potresti avere voglia di approfondire anche gli altri aspetti di questa affascinante mitologia. Qui sul Magical Magazine ho dedicato molti contenuti all’argomento, visto che è un tema a me molto caro.

Nell’articolo “Gli elfi oscuri nella mitologia norrena: l’origine del mito”, ad esempio, ho parlato degli “angeli decaduti” dalle orecchie a punta che abitano lo Svartálfaheimr, uno dei nove mondi tenuti assieme dall’albero cosmico Yggdrasill.

Chi è affascinato dall’ambito della stregoneria, inoltre, potrebbe trovare interessante “Lo sciamanesimo femminile nella mitologia norrena”, dove ho trattato la figura della “vǫlva”, la sciamana preposta a padroneggiare l’antica magia del seiðr.

Se poi cerchi un romanzo a tema, non posso fare a meno di consigliarti l’urban fantasy per adulti Playing with daggers. La protagonista è Kara, una moderna vǫlva dal carattere deciso e intraprendente, in bilico tra gli oscuri traffici dell’impresa di famiglia e la decifrazione di antichissime rune. Accanto a lei ci sarà Axel von Steinfeld, essere fatato discendente degli antichi Dei norreni.




Contenuti in collaborazione con
Ivana Vele Poletti
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