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lunedì 5 giugno 2023

Il potere della percezione



Il mondo in cui viviamo, con cui interagiamo ogni giorno, sia consciamente che inconsciamente, è il solo che esiste attorno a noi?  Il mondo (o meglio l'ambiente dentro cui viviamo, e che spesso definiamo "il nostro mondo") è conosciuto e definito in modi diversi a seconda della religione e delle credenze che hanno via via creato la cultura etnica delle zone che ci hanno visto crescere.   Ogni comunità primordiale, dalle società matriarcali e poi successivamente a quelle patriarcali, è sempre vissuta all'ombra di un mondo altro (in realtà noi pensiamo che ci siano state altre civiltà precedenti a quelle che attualmente l'archeologia tradizionale riconosce, sicuramente antecedenti la costruzione degli insediamenti di Derinkuyu e Gobekli e Karahan Tepe datate attualmente oltre i 12000 anni fa).              


La necessità dell'approvazione esterna

·       La necessità di avere un'approvazione preventiva alle nostre azioni, attraverso riti o funzioni dedicate come la divinazione, i consulti oracolari per conoscere il futuro di determinate azioni che vogliamo intraprendere.  

·       Le danze rituali, ad esempio dei nativi americani, ma con eguali scopi le processioni cristiane, sia per avere pioggia, buon raccolto, sia per far cessare peste  inondazioni.

In modi o forme diverse, ma con eguali intenti in ogni parte del nostro mondo "conosciuto" o che presumiamo tale sono presenti queste richieste di approvazione, aiuto e concessione.   Come nascono dunque queste necessità? Da fattori esterni quali possono essere eventi naturali sconosciuti al tempo della richiesta: fulmini, arcobaleni, eclissi. Ma anche il sorgere del sole, fenomeno atteso con ansia ogni giorno, il mare che si ritira e ritorna di nuovo a lambire la stessa riva con prevedibilità apparente. Tsunami, terremoti, eruzioni vulcaniche. Tutti fenomeni che portavano a credere che ci fossero delle entità che si manifestavano attraverso di essi.   E dunque, come fare per ingraziarsi questi "dei"? C'erano delle persone sensibili al mondo altro che ci circonda? Guaritori e veggenti esistono dalla notte dei tempi conosciuti, ma ricordi ancestrali tramandati di tecnologie oramai perdute, non possono essere chiamate "magie?"   La calcificazione parziale della ghiandola pineale sembra abbia grandemente influito sulle funzioni cerebrali dell'uomo cosiddetto "moderno". Di conseguenza, la capacità di comunicare con un mondo diverso dal nostro. Ma luoghi diversi, divinità differenti e di conseguenza nature e aspetti da interpretare con logiche che nulla hanno a che fare con ciò che siamo soliti vedere e codificare.   

La mente bicamerale  

Ecco gli "Sciamani" ma anche tutti coloro che in epoche pre-omeriche sentivano delle voci che dialogavano con loro. Ciò si può spiegare con l'effetto di un cervello ancora fortemente separato, "la mente bicamerale" che dialogava con se stesso essenzialmente in maniera uditiva, da qui la sensazione di percepire ordini esterni a sé.   L'esempio classico dell'evoluzione della coscienza l'abbiamo dall'Iliade, da come si evolvono i dialoghi nel racconto, da percezioni esterne all'iniziale coscienza del sé, come si evince dal saggio “Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza” di Julian Jaynes.  Altri mondi  Ma tornando alla percezione dei mondi altri, noi non abbiamo la grammatica per poterli interpretare. Lo spazio e il tempo si manifestano con criteri sconosciuti, la vita e la morte acquisiscono significati diversi. Della forma di questi mondi, delle dinamiche per accedervi e ritornarne indenni (come per esempio il viaggio sciamanico), sappiamo qualcosa dalle canzoni e dai riti indigeni. In particolare abbiamo delle vere e proprie lezioni impartite da uno stregone Yaqui a un antropologo, come spiegato nel testo “L'arte di sognare” di Carlos Castaneda

Ovviamente, in virtù delle differenze di percezione, questo mondo vive di una sua propria logica e quindi non è interpretabile alla luce della nostra, ma va vissuto e conosciuto così. Sicuramente solo il contatto stretto con la natura ci consentirebbe di avere rapporti diretti con questo mondo altro, o altri.   

Gli antichi Druidi sembrano rappresentare un vincolo ancestrale tra noi e l'essenza della natura, una via per interagire con tutti i fenomeni di cui essa è partecipe. Una visione dei legami atomici non parrebbe... magica? Pensiamo semplicemente a un massiccio tavolo di vecchia e solida quercia, con spazi enormi tra gli atomi, eppure ci siamo seduti sopra! Maghi che padroneggiano l'energia che ci circonda, eppure l'energia oscura nello spazio aperto potrebbe consentire viaggi infiniti, così come le sfere di Dyson potrebbero darci energia libera.   

Noi stessi siamo natura, ma cosa conosciamo veramente di noi al di là delle rappresentazioni esterne, gli atti con cui ci identifichiamo e attraverso i quali gli altri ci giudicano?   Abbiamo conoscenze archetipe silenziate nel nostro corpo? E se sì come risvegliarle?   

L'arte del sogno, un'antica via della stregoneria  

Per capire e apprezzare il sognare nella stregoneria bisogna prima comprendere la differenza sostanziale fra due correnti interne, due diverse concezioni dello stesso fenomeno.  Una corrente potremmo definirla orientata alla concretezza, dove per concretezza si intende la parte pratica dell'arte magica, la tecnica, l'esecuzione attraverso regole fisse chiare, che abbiano comunque un impatto pratico e subito visibile sulle persone o sulle cose. Una stregoneria, dunque, fatta in funzione di uno scopo preciso, anche interferendo con la vita delle persone a favore di altre. Ad esempio stregoni o maghi assunti in virtù delle loro capacità dal re, o dal potente di turno per denaro. Veggenti o protettori ufficiali.   

L'altra corrente potremmo definirla per la ricerca astratta. Intendiamo questa astrazione come una una ricerca di libertà dai vincoli imposti dalla concretezza. Il perdersi nella percezione fine a se stessa di tutto ciò che è umanamente possibile: percepire l'essenza energetica delle cose rappresenta la meta più alta per la loro stregoneria e, pertanto, la base portante, la premessa fondante del loro pensiero.   Ora, indipendentemente dalla corrente a cui appartengono, dopo una vita di esercitazioni, che comunque non finiscono mai, gli stregoni acquisiscono la capacità di percepire l'essenza energetica delle cose: la vista della stregoneria.  Il flusso energetico che scorre dentro e attorno a noi (ricorda qualcosa, forse... Che la forza sia con te!).  

Tutti noi percepiamo attraverso un'energia, ma la vediamo attraverso una forma, perciò mediata. Uno stregone vede questo flusso direttamente, senza alcuna mediazione. Quindi senza la necessità di avere una forma specifica: uomo, albero, acqua, fuoco, tutto viene visto attraverso l'energia che lo attraversa. Per questo motivo l'albero, per esempio, non sarà solo quella forma in cui lo racchiudiamo, limitando così la nostra percezione a quel singolo mondo.   In definitiva, tutto è energia ma noi abbiamo la certezza sociale che il mondo sia fatto solo di oggetti fisici, concreti.  L'universo è energia e la base sociale della nostra percezione dovrebbe essere la certezza fisica che l'energia è quello che veramente conta. Quindi siamo arrivati al primo punto da cui partire: il nostro è un mondo di energia e solo poi lo possiamo considerare un mondo di oggetti. Questa è la premessa per comprendere che la certezza fisica in realtà non esiste.  

Il punto d'unione per iniziare a sognare  

"Vedere significa entrare in contatto con l'energia dell'universo", infatti gli antichi stregoni già ne descrivevano l'essenza come fili di una luminosità incandescente che si allungavano all'infinito in ogni direzione. Strutture di filamenti di cui si percepiva la consapevolezza di sé. Un mondo altro, dialogante. All'interno di questa struttura tutti gli esseri viventi, poiché tutto vive di energia, avevano la loro particolarità. L'umano appariva come un uovo gigantesco e splendente, che galleggia tra questi infiniti filamenti, creando con il suo movimento una sorta di solco nell'energia della terra, come se si portasse dietro una radice che lo lega in maniera indissolubile al tutto che lo circonda e da cui nasce.   

Ma quello che a noi interessa in questo momento è il "punto d'unione." In pratica la connessione a questo mondo altro, la possibilità di potervi accedere. A questo proposito, è consigliata anche la lettura dell'articolo "Cos'è la noosfera di Teilhard De Chardin". 

Ebbene ognuno di noi ha una sfera luminosa, delle dimensioni di una palla da tennis, circondata da un alone splendente e ubicata in prossimità della scapola. Questa connessione con le linee energetiche infinite che ci circondano ci consente di interagire con esse. Raggiungerne la consapevolezza attraverso il sogno sarà il prossimo passaggio. Infatti, il punto d'unione non è stabile e ogni suo movimento corrisponde a linee energetiche diverse, sia interne che esterne... ed esterne significa volare fuori dal sé.   

Ma ci arriveremo nei prossimi articoli di questa serie.   

Nell'ombra luce, 

il tutto sta nell'oltre: 

un'unica via.  


Ora posso vedere, 

Il vuoto si colora.   


Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN


                                            

 

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