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lunedì 29 maggio 2023

Quali sono i simboli alchemici? Breve guida



Quadrature del cerchio, androgini a due teste, caducei e molti altri: decifriamo gli antichi emblemi alchemici 

 

Una delle caratteristiche più affascinanti dei trattati di alchimia è la loro capacità di celare significati profondi dietro a immagini e codici oscuri, rendendoli estremamente enigmatici e difficili da interpretare.

Molti studiosi hanno dedicato la vita alla decodifica di questi testi, per ricercare la vera essenza della disciplina. Nell’articolo che stai leggendo, ci concentreremo sui simboli alchemici più celebri e cercheremo di svelarne i segreti.

 

Simboli alchemici della “Tria Prima” 

 

La Tria Prima è una teoria alchemica sviluppata dal famoso medico, alchimista e filosofo svizzero Paracelso. Secondo questa visione, il mondo è composto da tre principi o elementi fondamentali: il mercurio, lo zolfo e il sale.

1.    Il mercurio rappresenta l'aspetto liquido e volatile dell'universo, associato all’anima, alla capacità di trasformazione e mutazione.

2.    Lo zolfo simboleggia l'aspetto focoso e passionale, lo spirito vitale e creativo.

3.   Il sale è l'elemento solido e stabile, il corpo fisico, la manifestazione tangibile del mondo.

Secondo Paracelso, la conoscenza della Tria Prima era cruciale per l'arte dell'alchimia, poiché ogni sostanza poteva essere scomposta e ricomposta in base alle proporzioni dei tre principi. In questo modo, l'alchimista poteva trasformare la materia grezza in oro, ma anche curare malattie e raggiungere la perfezione spirituale. Ecco, quindi, i simboli dei tre elementi.



 

Simboli alchemici dei quattro elementi base 

 

I quattro elementi naturali (aria, terra, fuoco e acqua) sono stati parte integrante della teoria alchemica fin dall'antichità.

·      L'aria simboleggiava l'intelletto, la conoscenza e la comunicazione.

·      La terra era associata a solidità, stabilità e materialità.

·      Il fuoco rappresentava la passione, l'energia e la trasformazione.

·      L'acqua era emblema di emozione, fluidità e purificazione.

In alchimia, l'obiettivo era di combinare i quattro elementi per creare la pietra filosofale, una sostanza leggendaria in grado di trasmutare i metalli in oro e di conferire l'immortalità all'uomo. Questo processo, chiamato "lavorazione alchemica", prevedeva la combinazione, la separazione e la purificazione dei quattro principi per creare un nuovo composto di grado superiore.

Ma c’è anche un altro livello di interpretazione. I quattro elementi naturali sono stati utilizzati in modo metaforico per rappresentare le diverse fasi della trasformazione spirituale dell'alchimista stesso. L’aria rappresentava lo stadio di conoscenza e illuminazione, la terra la materializzazione e solidificazione, il fuoco la trasformazione e l'acqua la purificazione e rigenerazione. Ecco i simboli associati a ognuno di essi.


 

Hai la passione per gli antichi messaggi in codice? Allora potrà interessarti il mio approfondimento sulle rune, a cui ho dedicato l’articolo “RUNE: cosa sono? Come usarle?”.

Questi caratteri grafici e simbolici hanno da sempre influenzato la mia produzione letteraria. In particolare, li ho utilizzati nel romanzo “Playing with daggers, dove le rune vengono impiegate in modo pratico per veicolare la magia, grazie al significato figurativo dei segni stessi. Ho sfruttato la loro versatilità attraverso un manufatto particolare creato da Axel von Steinfeld, figlio del Duca von Steinfeld, un nobile in lizza per il trono della porzione tedesca del Regno di Faerie. Non rivelo di più per evitare spoiler, ma se queste informazioni ti incuriosiscono puoi trovare “Playing with daggers” su Amazon!



 

Altri simboli alchemici 

 

1. Uroboro 



Nella tradizione alchemica, simboleggia il processo di purificazione e perfezionamento della "Materia Prima" (la sostanza primordiale che plasmò la realtà materiale nei suoi più diversi aspetti) mediante la successione ciclica di distillazioni e condensazioni.

L’uroboro viene rappresentato come un serpente che si morde la coda o come due serpenti che si rincorrono, mostrando così la divisione dei principi costitutivi della Materia Prima durante la trasmutazione. La riunione dei due serpenti in un unico uroboro incoronato rappresenta la vittoria sulla trasmutazione e la conseguente creazione della pietra filosofale, il "grande elisir" o "quintessenza".

L'immagine dell'uroboro nella tradizione alchemica risale almeno all'XI secolo: lo troviamo nella “Chrysopoeia” di Cleopatra l’alchimista, un trattato sulla produzione dell'oro, dove questo simbolo è rappresentato come un serpente metà bianco e metà rosso corredato dalla scritta ἒν τὸ Πᾶν, che significa "l'Uno (è) il Tutto" o "Tutto è Uno". Per saperne di più su Cleopatra (da non confondere con l’omonima regina d’Egitto!) ti rimando all’articolo “Chi sono gli alchimisti più famosi? 10 personaggi da conoscere”.

 

2. Caduceo 



Il caduceo è un antico simbolo formato da un bastone alato con due serpenti attorcigliati attorno. La parola italiana deriva dal latino "caducēus", che a sua volta riprende il greco antico "κηρύκειον" (kērỳkeion), un aggettivo derivante da "κῆρυξ/κᾶρυξ" (kḕryx/kāryx) che significa "araldo".

Questo simbolo risale a tempi antichissimi: rappresentazioni del caduceo sono state ritrovate persino in una coppa appartenente al re mesopotamico Gudea, sovrano della città di Lagash. Nel pantheon babilonese, era associato al dio Ningishzida, mentre in quello greco-romano era lo scettro della saggezza brandito da Ermes/Mercurio.

In molte tradizioni alchemiche, i serpenti rappresentavano le forze opposte che dovevano essere bilanciate e armonizzate per raggiungere la trasmutazione della materia. Il bastone alato, invece, simboleggiava l'ascesa dell'anima e la ricerca della conoscenza spirituale.

Il simbolismo del serpente è ampiamente diffuso anche quando si parla di Maya, Antichi Astronauti e siti storici misteriosi. Se ti interessa il tema, visita il sito di Stargarden Universe e inizia dall’articolo “Alieni e Maya: facciamo chiarezza”.

 

3. Atanor 



L'Atanor era un forno utilizzato nell'alchimia per eseguire la combustione alchemica; fu introdotto per la prima volta da Raimondo Lullo nel suo “Elucidatio Testamenti R. Lulli”. Il termine ha origini arabe ed ebraiche, rispettivamente da “at-tannūr” e “tanur”, che significano "forno", ma nella dottrina alchemica si fa risalire al greco Α-Θάνατος (A-Thánatos), ovvero "Senza-Morte". L’alfa privativa indica la capacità della fornace di lavorare all'infinito.

Per quanto riguarda la sua rappresentazione simbolica nei trattati, poteva essere reso in varie forme, da quella cubica o parallelepipeda a quella cilindrica. Il significato era legato allo spirito umano, dove avvenivano le vere "combustioni" e ardeva il Fuoco Segreto. La sua rappresentazione simbolica non faceva altro che metaforizzare il complesso delle qualità mentali, spirituali e fisiche dell'alchimista, le cui trasformazioni lo avrebbero portato alla realizzazione della Pietra Filosofale.

 

4. L’androgino a due teste (Rebis



Il Rebis è stato rappresentato in diverse forme e simbologie nel corso della storia dell'alchimia, ma l'immagine più comune è quella di una figura umana con una testa maschile e una femminile, che simboleggia l'unione degli opposti.

Il termine deriva dal latino “res binae”, che significa "due cose" o "due cose mescolate insieme". Rappresenta la dualità presente in tutti gli elementi, il principio maschile e femminile, la materia e lo spirito, il cielo e la terra.

Il Rebis è stato rappresentato con molte variazioni nel simbolismo dei vari tratti alchemici. In alcuni casi, la figura androgina è raffigurata con ali e serpenti attorcigliati intorno al corpo, emblemi di trasformazione e guarigione.

 

5. Quadratura alchemica del cerchio 



La quadratura del cerchio è un classico problema della geometria greca, insieme alla trisezione dell'angolo e alla duplicazione del cubo. La sua soluzione consiste nella costruzione di un quadrato che abbia la stessa area di un cerchio dato, utilizzando solamente riga e compasso.

In alchimia, è stato rappresentato con varie soluzioni: un quadrato inscritto in un cerchio e in un triangolo, un quadrato sormontato da una croce, una piramide poggiata su un cubo. In ogni caso, solitamente rappresentava il sacro Graal dell’alchimia: la pietra filosofale, capace di trasformare i metalli vili in oro.

 

6. Oro alchemico 



Concludiamo con lui, il sovrano dei simboli alchemici: l’oro, il metallo più importante e ambito, emblema del massimo livello di perfezione spirituale e materiale che l'alchimista poteva raggiungere. Era simboleggiato da diverse immagini, come il sole, il leone o il re, ma anche attraverso figure geometriche come il cerchio o il quadrato.

Era considerato il metallo perfetto perché non si arrugginisce, non perde mai il suo splendore e non viene danneggiato dal fuoco. L'alchimista, quindi, puntava a raggiungere la capacità di trasformare la materia grezza e impura in una sostanza preziosa e perfetta. Non era una semplice ricerca di ricchezza tangibile, bensì un vero e proprio viaggio spirituale, la cui ultima tappa era l’ascesa alla saggezza divina.

 

Articolo scritto in collaborazione con

Ivana Vele Poletti

https://www.ivanapoletti.com/

 

 

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