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lunedì 21 agosto 2023

"Dune" e la geosofia

 


 

Il giovane Paul, figlio del duca Leto, non sa quasi nulla di Arrakis quando gli annunciano che sarà la sua prossima destinazione. Poi, a poco a poco, frammenti di racconti, ricordi, qualche parola rubata (tutto stranamente pervaso da un che di leggendario) iniziano a comporre un quadro inquietante.

Meglio conosciuto come Dune, il pianeta Arrakis è un immenso deserto caratterizzato da una fauna molto particolare, creature gigantesche, vermi lunghi centinaia di metri. Tutto sembra misterioso in quel mondo, anche i suoi abitanti: i Fremen, un popolo che custodisce gelosamente la sua arcana cultura e che ha affinato arti eccezionali.

Ma Dune è anche, e soprattutto, l'unica fonte del melange, la spezia, "droga delle droghe", indispensabile per affrontare lunghi viaggi interplanetari, garantire straordinari poteri telepatici e assicurare un'incredibile longevità. E su Dune il destino di Paul si compirà, tra mille pericoli e dopo un difficile percorso spirituale…

Così inizia una delle più spettacolari saghe fantascientifiche che siano mai state scritte: “Dune” di Frank Herbert. Davanti ai nostri occhi scorrono le immagini evocate dalle parole, ci riempiono l'animo di sentimenti e passioni, ci ricordano ciò che siamo, che probabilmente siamo stati e che forse saremo ancora. Ma basta guardare un poco oltre il significato letterale delle singole parole per addentrarci nell'intreccio dei mondi di potere che allora, come oggi e come ieri, si nascondono ai nostri occhi.

Il luogo, Arrakis o Dune, rientra nei canoni della percezione della natura degli antichi sciamani, dei druidi che consideravano il mondo che ci circonda come qualche cosa di vivente, ma non fine a se stesso, come un'entità che ci contiene e con cui dobbiamo interagire. A questo proposito, leggi l’articolo “Il potere della percezione”.

In altre parole, noi e il mondo che ci circonda siamo una parte della stessa entità. Ne siamo formati e nello stesso tempo la formiamo, a seconda del livello delle percezioni che abbiamo coltivato. Dune è un pianeta vivo e in divenire, nonostante l'apparenza; il deserto lo ricopre totalmente ad eccezione di pochi luoghi difesi con la tecnologia o dalla conformazione rocciosa.

 

Geosofia

Arrakis vive in simbiosi con la popolazione indigena locale, i Fremen, che segue miti ancestrali ricordati in riti e usanze importanti anche nella vita quotidiana. Questo ci riporta all'antica sapienza druidica, all'energia della natura vissuta in stretta simbiosi e ricordata nel tempo da rituali e danze.

I sacerdoti, che avevano un livello di percezione più sviluppato e istruito nelle pratiche necessarie, conducevano il popolo nell'estasi dell'immersione nel mondo altro. Attraverso l'uso di sostanze psicotrope, variabili a seconda dei continenti, guidavano riti e danze che si mescolavano al mondo che ci circonda e ci contiene.

Gli sciamani e i druidi erano in stretto contatto con la natura stessa del mondo, la sua energia che si manifesta con i quattro elementi fondanti: acqua, fuoco, terra e cielo e con il quinto elemento che tutto contiene, il vuoto apparente. Questo modo di intendere la natura, il mondo che c'è e quello che verrà, si scontra con il potere temporale di chi governa in quel momento e che concepisce ogni essere o cosa vivente o no come fonte esclusiva di guadagno, sia in termini di denaro che di potere.

Nulla di nuovo, dai tempi conosciuti ad oggi nulla è cambiato. Attraversiamo una fase in cui il potere temporale, acquisto da poche e selezionate famiglie, sta prendendo il sopravvento su qualsiasi altra cosa. Per esempio, inglobando e dirigendo anche alcune antiche istituzioni religiose, un tempo semi-indipendenti, oggi asservite.



 

La gestione del potere attraverso la religione

Troviamo un secondo livello di scontro, un'organizzazione matriarcale, le Bene Gesserit, in perenne lotta con il potere imperiale e le famiglie che lo compongono. Le Reverende Madri che dirigono questa millenaria organizzazione sono dotate di poteri soprattutto psichici, telepatici e a volte divinatori. La loro principale funzione è indirizzare gli eventi in modo tale che attraverso matrimoni combinati con sorelle di rango inferiore possano essere concepiti figli maschi da poter controllare, fino alla nascita di un essere supremo che governerà in maniera equa l'energia del mondo. In effetti, lo scopo di qualsiasi organizzazione religiosa è comandare in modo diretto o indiretto attraverso i regnanti credenti.

Qui entra in gioco anche la componente scientifica; i matrimoni combinati su base genetica dovevano portare alla nascita del “fanciullo magico” un essere in grado di vedere le linee del tempo e dello spazio.

Possiamo dire che già Platone nella “Repubblica” scriveva di una selezione tra gli individui migliori, una specie di allevamento selettivo, lo stesso procedimento delle Bene Gesserit ma su scala millenaria. Ciò è esattamente quello che accade da sempre attraverso i matrimoni combinati tra aristocratici, in maniera da mantenere le terre, il denaro e il potere sempre all'interno della stessa cerchia.

 

Uomini vs macchine

Un terzo livello di lettura che emerge tra le righe è la rivoluzione contro le macchine. Pensiamone l'attualità; oggi si parla dell'intelligenza artificiale come la panacea per tutti i mali e dell'inutilità di miliardi di persone, in quanto non sufficientemente produttive.

Un tempo gli uomini dedicavano il proprio pensiero alle macchine, nella speranza che esse li avrebbero liberati. Ma questo consentì ad altri uomini di servirsi delle macchine per renderli schiavi... Non costruirai una macchina a somiglianza della mente di un uomo.” Citò Paul Atreides dalla Bibbia Cattolica Orangista.

“Dune” di Frank Herbert

 

Potremmo senz'altro affermare che ci stiamo avviando verso la fine dell'uomo inteso come tale. Si vola verso un'umanità soggiogata dal potere delle macchine “intelligenti” sia fisicamente, ma soprattutto spiritualmente, tanto da affidarsi in maniera sempre più totale all'algoritmo salvifico, atrofizzando la capacità di pensare e agire, delegando ogni decisione alla perfezione e presunta imparzialità della macchina.




Nella serie cybernature Stargarden Universe, per esempio, l’umanità è asservita al Culto, a sua volta gestito da un Vicario synt. I synt, in Stargarden Universe, sono esseri sintetici senzienti e guidati da una intelligenza artificiale molto avanzata; scopri altre particolarità della serie nel glossario gratuito.

Omologare, eliminare ogni tipo di differenza etnico-culturale, per avere un gregge appendice delle macchine. In “Dune” ci fu la rivolta, la Jihad Butleriana, che riportò l'uomo al centro e le macchine semplici accessori da usare.

 

L’arte (in ogni sua forma) come espressione dell’animo umano

La ribellione contro l’omologazione e contro un’umanità disumanizzata, privata di emozioni e di espressioni artistiche, è anche il fulcro distopico degli ultimi album degli ATEEZ, gruppo musicale composto da 8 membri che puoi conoscere in questo articolo per Stargarden Universe.

Mei Lin, synt al servizio di Jo Jo Nishimura


La musica è un elemento fondamentale per supportare gli atti creativi che danno vita alla serie cybernature Stargarden Universe, come raccontato nell’articolo “Musica e letteratura: collegamenti tra due arti magiche”.

Su Gaia, la Terra del futuro, le megalopoli ricoprono il pianeta e la GEA ha ormai soggiogato quasi tutti con l’impianto del dispositivo G-Connect. Tuttavia… ancora resiste Nuova Eden, dove la popolazione è incoraggiata a sviluppare una vera connessione naturale tramite ghiandola pineale.

Il divario fra un mondo iper urbanizzato e la necessità di ritrovare un contatto con la natura è uno dei temi del cybernature, sottogenere di riferimento per Stargarden Universe.

Il pericoloso bio-hacker protagonista di "Dark Ghost",
Jo Jo Nishimura


Approfondisci questi spunti con il primo romanzo della serie: “Dark Ghost, disponibile su Amazon in eBook e in versione cartacea illustrata!

 

La realtà odierna

Noi, purtroppo, siamo nella fase di schiavizzazione e le danze dei druidi sono solamente un ricordo ancestrale. La società matriarcale in cui la Dea Madre ci accoglieva tutti indistintamente nel proprio grembo è svanita nella notte dei tempi, lasciandoci solo miti, miraggi nella nebbia delle brughiere.

L'essenza della filosofia druidica stava nella parola “rheo”, che significava scorro, come in quella orfica greca “panta rhei” che prende il significato di tutto scorre.

Ma alla fine di tutto si ritorna sempre al punto di partenza, la grande ruota cosmica del buddismo ne è l'esempio. Tutto è in eterno movimento, non ha né inizio né fine ed è al tempo stesso immobile e in movimento. Un altro esempio è la spirale celtica nelle diverse orientazioni, come del resto il triskell.

Oggi siamo alla ricerca della nostra essenza, ma per farlo bisogna volgere lo sguardo indietro nel tempo. Il problema si chiama progresso, nel senso che solo lasciando ciò che ci identifica, così ci dicono, possiamo progredire. Ma sarà veramente così?

 

 

Pesco fiorito,

dormo nella sua ombra,

tiepido sole.

 

Caldi soffi nel cuore,

la spirale in cielo.

 

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

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