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lunedì 4 marzo 2024

Segni del destino



 

L'albatro vive solamente ai confini della terra:

l'ho saputo da un vecchio marinaio.

 

Tuffa le sue grandi ali nella schiuma del mare

e scivola sulle onde senza mai attraversarle.

 

Discende e risale col mare.

Tace quando il tempo è bello, ma grida durante la tempesta.

 

Come il sogno, è sospeso fra il cielo e l'abisso,

così questo uccello non nuota e non vola.

 

Più pesante dell'aria e più leggero dell'onda,

uccello poeta, uccello poeta, ecco il tuo destino.

 

Ma il doloroso è che pei sapienti

queste sono favole di marinaio.

 

Henryk Ibsen

 

 

I segni costituiscono la materia, il substrato del mondo in cui viviamo e del mondo altro con cui comunque, consciamente o no, veniamo in contatto ogni giorno.

Come in questa splendida poesia di Ibsen, il grande albatro è come un segno che vola ai margini della nostra vita, a volte notato ma non compreso, a volte solamente sfiorato. Nel mare agitato delle sensazioni, dei sentimenti, dei déjà-vu che accompagnano l'intima esperienza del vivere, i segni vengono spesso riconosciuti solo quando una via scartata in passato si ripresenta come l'unica via.

Nessuna verità si scopre e nulla si apprende, se non interpretando e decifrando il mondo che ci circonda, e che interagisce nel profondo del nostro essere. La pluralità dei mondi possibili consiste nel fatto che i segni non sono tutti dello stesso genere, da qui la difficoltà sia nel riconoscimento che nella loro interpretazione. Ciò ne impedisce una razionalizzazione, di conseguenza è impossibile analizzarli in una base comune condivisa; segni apparentemente uguali possono avere esiti contrapposti


Tiziano Terzani e l’indovino cinese

Nel 1976 lo scrittore e mistico Tiziano Terzani si trovava a Hong Kong, per una serie di circostanze si ritrovò da un indovino cinese, un segno? Sicuramente sì. Infatti, trovandosi lì, decise di dare retta all'universo che gli mostrava quella via. L'indovino gli predisse che nel 1993 non avrebbe dovuto volare, in caso contrario avrebbe corso un rischio molto alto di morire. Terzani, evidentemente colpito, non scordò le parole dell'indovino e in quel 1993 non volò, e fece bene! Nel marzo di quell'anno, un elicottero dell'ONU con 23 giornalisti a bordo cadde e un tedesco che aveva preso il suo posto morì.

Il secondo aspetto fu il cambiamento di prospettiva dei suoi reportage. Tutto quell'anno, e poi spesso nei successivi, si spostò in treno, in bus, in nave e a piedi, in modo da sperimentare un diverso palcoscenico.

 

Il caso di S. Francesco

Sicuramente siamo di fronte a un segno, non cercato e forse nemmeno riconosciuto fino all'esito finale. Abbiamo invece un segno cercato, probabilmente un caso di divinazione, ma sempre un segno, nella svolta nella vita di S. Francesco. Francesco, in rotta con la società dei suoi tempi, corrotta e libertina, vagava nei boschi attorno ad Assisi interrogandosi, chiedendo al Signore un segno che gli permettesse di capire la strada che doveva intraprendere. Fino a che un giorno decise di interrogare il Vangelo per ricevere da Dio le risposte che andava cercando. Prima chiese al Signore cosa voleva che lui facesse, poi per tre volte aprì a caso il Vangelo a occhi chiusi, puntando il dito sulla pagina aperta. Ottenne tre risposte:

«Se vuoi essere perfetto va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri»

«Non prendete nulla per il viaggio»

«Se qualcuno vuole venire dietro a me rinneghi se stesso»

In base a quei segni, in questo caso richiesti, cominciò la vita del Santo.


 

È un segno del destino!

“È un segno del destino”: quante volte ci siamo detti o abbiamo sentito dire, a proposito di determinati avvenimenti, questa frase? Corridori ciclisti a cui scoppia un copertoncino in discesa e si salvano per un pelo; la volta successiva, mentre vanno a una gara, rompono il camper prima di arrivare, quando arrivano è tardi per l'iscrizione. Sarà un segno? È forse ora di smettere prima che succeda qualcosa di più grave?

Probabilmente, non diamo importanza ai segni che l'universo ci manda perché nella nostra civiltà occidentale viviamo immersi nel concetto di causa=effetto. Ma sarà sempre così? Non ci sono eventi acasuali? Eventi predetti da segni di cui ci rendiamo conto a posteriori, oppure da sogni, attraverso la nostra connessione con il mondo invisibile che ci circonda. Un inconscio collettivo che ci permette di avere contatti con persone che non vediamo da tempo, e che rivediamo dopo averle pensate da un giorno all'altro.

 

I popoli antichi, ma anche i nativi americani, ancora oggi gli aborigeni australiani, le tribù africane prima di essere colonizzate, possiamo dire tutti i popoli che vivevano la natura come parte di se stessi e viceversa, si affidavano ai segni. Oggi abbiamo perduto la capacità di leggere e interpretare i segni che ci manda il mondo invisibile? Oppure le nuove tecnologie, da cui siamo sempre più dipendenti, ci allontanano sempre di più dalla madre terra e dalle sensibilità ancestrali?

Il nostro vanto è il libero arbitrio, la facoltà di poter scegliere la nostra via nel mondo, ma forse è proprio questa supposta possibilità (peraltro sconfessata da Arthur Schopenhauer nel suo saggio premiato dall'accademia norvegese: sulla volontà del volere umano. Saggio presentato in incognito) che ci allontana ancor più dal riconoscere i segni del destino.

Un Maestro di saggezza interrogato su questo argomento rispose che: «Il libero arbitrio è il tempo. Il tempo che ci vuole all'uomo capace di dire sempre no, (ai segni del destino) per più vite, al compimento di quello che dovrebbe essere il suo destino, a cambiare finalmente idea e dire sì» (Accettandone i segni).

 

I segni nella religione

Nel Corano c'è una sura che recita testualmente: «La saggezza di Dio ci manda i segni che dall’eternità scendono in Terra. Sono come lettere vive, che per essere capite richiedono saggezza e intelligenza».

 

Nei veda indiani troviamo:

«Immaginate che ogni volta che cercate qualcosa, l’Universo vi fornisca indicazioni utili, sotto forma di coincidenze.

Immaginate che esista un significato o uno scopo per tutto ciò che accade e fate.

Immaginate che la vita sia piena di coincidenze.

Immaginate di vedere il significato nascosto di ogni evento.»

 

Anche nei vangeli cristiani c'è solo l'imbarazzo della scelta, vediamo solo questo passo nel Vangelo di Marco (16, 15-20). Dopo la sua morte Gesù appare ai discepoli e dice: «Andate in tutto il mondo e predicate […] E vi darò dei segni, delle indicazioni, per mostrare che io sono vicino a chi opera nel mio nome...».

Naturalmente, per i credenti tutto si rifà al dio della propria religione, per coloro che invece non lo sono, ma pensano di far parte del tutto, i segni fanno parte dell'universo al momento invisibile. Per coloro che invece credono solo nella tecnologia:

 

Spesso, per divertirsi, uomini d’equipaggio
catturano degli albatri, vasti uccelli dei mari,
che seguono, compagni indolenti di viaggio,
il solco della nave sopra gli abissi amari.

Li hanno appena posati sopra i legni dei ponti,
ed ecco quei sovrani dell’azzurro, impacciati,
le bianche e grandi ali ora penosamente
come fossero remi strascinare affannati.

L’alato viaggiatore com’è maldestro e fiacco,
lui prima così bello com’è ridicolo ora!
C’è uno che gli afferra con una pipa il becco,
c’è un altro che mima lo storpio che non vola.

Al principe dei nembi il Poeta somiglia.
Abita la tempesta e dell’arciere ride,
esule sulla terra, in mezzo a ostili grida,
con l’ali da gigante nel cammino s’impiglia.

Charles Baudelaire

 

I segni sono come il poeta, ignorati, derisi e calpestati da uomini dispersi nel mondo digitale!

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

  

 

 

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