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lunedì 9 ottobre 2023

Che cos’è il Sacro Graal? Una leggenda millenaria

 

 

Cosa contiene, chi l’ha trovato e dove viene conservato attualmente: tutte le informazioni sull’oggetto magico più famoso del mondo! 

 

C’è un manufatto che da secoli nutre l’immaginazione di scrittori, artisti, storici e appassionati di misteri: il Sacro Graal.

 

Si tratta di un oggetto legato alla tradizione cristiana e cavalleresca... Ma è davvero così o la sua leggenda è molto più antica? E dove si trova oggi? È possibile che sia ancora nascosto in qualche luogo segreto, in attesa di essere scoperto da un prode cavaliere?

 

In questo articolo ti racconterò la storia del Sacro Graal, dalle sue origini ancestrali fino ai giorni nostri. Se vuoi scoprire tutto sull’argomento, continua a leggere!

 

Graal: significato etimologico 

 

La parola “Graal” deriva dal latino medievale “gradalis, ovvero “vaso, recipiente”. Questo termine è entrato poi nel lessico francese, che lo ha trasformato in Graal.

 

 

 

Che cos’è il Sacro Graal? 

 

Secondo la versione più conosciuta della leggenda, è il calice (o, in alcune tradizioni, il piatto) usato da Gesù nell’Ultima Cena.

 

Ma cosa conteneva il Sacro Graal? Il sangue di Cristo, raccolto da Giuseppe d’Arimatea ponendo la coppa sotto la ferita al costato del suo maestro.

 

La leggenda di questo manufatto, le cui origini cristiane risalgono al Vangelo apocrifo di Nicodemo, ha dato origine a molte saghe medievali. La prima opera di narrativa che ne parla è “Perceval ou le conte du Graal” di Chrétien de Troyes, che risale al XII secolo.

In questa storia non viene spiegato né cosa sia esattamente il Graal, né che aspetto abbia. Sappiamo solo che è tenuto in mano da una damigella e che si tratta di un oggetto d’oro, tempestato di gemme preziose.

 

Perché si dice “Sacro” Graal? 

 

All’interno di “Perceval ou le conte du Graal”, dunque, il Graal non è ancora definito “Sacro”.

 

È stato Robert de Boron, nel suo “Roman de l’estoire dou Graal”, a spiegarci che si tratta del calice che Giuseppe di Arimatea usò per raccogliere le gocce di Sangue del Cristo crocifisso, sgorgate dalla piaga provocata dal centurione. A questo punto la coppa, contenendo il fluido divino, è diventata sacra.

 

Sacro Graal: la leggenda celtica 

 

Sono stati i poemi medievali a introdurre al grande pubblico europeo le vicende del Sacro Graal, legandole da un certo momento in poi alla figura di Gesù. Ma da dove proviene l’idea dell’eroe che parte all’avventura per cercare una coppa o un piatto dal fortissimo potere mistico?

 

L’origine si ritrova in numerose leggende pagane. La coppa dell’abbondanza della tradizione celtica e irlandese, in particolare, è un calice che non si svuota mai e può assumere anche la forma di un corno, di una sacca o di una ciotola, a seconda dei miti. È un simbolo del potere sovrano e della fertilità della terra, assimilabile alla cornucopia greco-romana.

Nello stesso filone si inserisce Il Calderone di Dagda, una larga pentola perennemente colma di cibo che appartiene al dio della guerra, della fertilità e della magia. Si tratta di uno dei quattro tesori che i Túatha Danann (mitica popolazione della preistoria celtica) portano con sé in Irlanda.

Se le antiche leggende pagane ti appassionano, nel mio blog troverai una vasta gamma di contenuti a tema, che spaziano dalle rune allo sciamanesimo.

E se ami leggere romanzi, puoi dare un’occhiata alla trilogia “Le ombre di Dora”, ambientato in una dimensione in cui la magia è una realtà quotidiana. Inoltre, uno dei protagonisti è irlandese, particolare che aggiunge un tocco di autenticità all’atmosfera del libro. Se sei alla ricerca di un’esperienza magica e avvincente, non esitare a visitare la pagina Amazon del primo volume, “L’ombra del sole!

 



Il Sacro Graal e Maria Maddalena 

 

Nel libro “Il sacro Graal” di Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln, un successo editoriale del 1982 che ha ispirato numerosi altri testi (come il romanzo “Il codice da Vinci”), il sacro Graal sarebbe il “sang real”, cioè il sangue dei discendenti di Gesù. Non un oggetto fisico, quindi, ma un segreto a lungo celato nelle pieghe della storia.

 

Dopo la crocifissione, la Maddalena sarebbe scappata dalla Palestina con una barca insieme ad altre donne citate nei Vangeli e al figlio nato da Gesù. Sarebbe poi arrivata in Provenza e avrebbe seguito il corso del Rodano fino a raggiungere i Franchi, discendenti della tribù ebraica di Beniamino.

I Merovingi, primi re dei Franchi, secondo questa visione sono stati chiamati “re taumaturghi” proprio perché avevano il potere di curare i malati con il solo tocco delle mani, come il Gesù dei vangeli. Questa teoria si basa sulla famosa leggenda medievale dell’arrivo della Maddalena in Francia, diffusa da Jacopo da Varazze nella “Legenda Aurea”.

 



 

Il Sacro Graal e le crociate 

 

Alcune opere raccontano come il Graal fosse uno dei tesori da conquistare in Terra Santa. Vediamone due in particolare.

·      Jacopo da Varazze, nella già citata “Legenda Aurea”, narra che i genovesi trovarono il prezioso calice durante la prima Crociata (1099).

·      Nel romanzo tedesco del XIII secolo “Titurel il giovane”, si racconta di come una copia del Graal sia stata rubata dalla chiesa del Boucoleon durante la quarta crociata. Fu poi portata a Troyes da Garnier de Trainel, il decimo vescovo di Troyes, nel 1204. È rimasta a Troyes fino al 1610, ma sembra che sia poi scomparsa durante la Rivoluzione francese.

 

Chi proteggeva il Sacro Graal? 

 

Nel ciclo arturiano, i custodi del sacro manufatto erano i “Re del Graal”.

Il più famoso di loro è, senza dubbio, il cosiddetto Re Pescatore o Re Ferito.

 

Viene descritto in maniera differente da vari autori, ma tutti concordano sul fatto che abbia una menomazione alle gambe o ai genitali, che lo rende incapace di muoversi agevolmente. La sua lesione, spesso, rappresenta una punizione per i peccati commessi in passato. In alcune opere, viene stabilito un parallelo tra la ferita del Re Pescatore e quella subita da Cristo sulla croce, entrambe inflitte dalla leggendaria Lancia del Destino. La menomazione del custode si ripercuote anche sul suo regno, un luogo abbandonato noto come “La terra desolata” o “La terra guasta”.

 

Il Re trascorre la maggior parte del tempo a pescare in un fiume vicino al suo castello di Corbenic. Molti cavalieri erranti si recano dal lui per tentare di guarirlo, ma solo il prescelto destinato a trovare il Graal potrà farlo.

 

Chi trovò il Graal? 

 

Secondo il ciclo arturiano, il cavaliere che trovò il Sacro Graal fu Galahad, figlio di Lancillotto ed Elaine di Corbenic (figlia del Re Pescatore).

La sua storia è stata raccontata in diversi testi del ciclo arturiano, tra cui il poema francese “La Queste del Saint Graal” (La ricerca del Sacro Graal), scritto alla fine del XIII secolo, e “Le Morte d’Arthur” di Sir Thomas Malory, scritto nel XV secolo.

 

Secondo la leggenda, Galahad è stato scelto come il cavaliere perfetto, destinato a trovare il Sacro Graal grazie alla sua purezza morale. Durante la ricerca viene sottoposto a numerose prove e tentazioni, ma rimane sempre fedele alla missione, al contrario dei compagni di avventura. Come premio per la sua integrità, il Re Pescatore lo accoglie nel suo castello, dove gli consegna il calice.

Dopo aver visto il Graal, Galahad muore in pace e ascende in cielo con gli angeli, a testimonianza della sua santità.

 

Dove si trova oggi il Sacro Graal? 

 

Il sacro Graal esiste realmente? In molti ritengono di sì, e affermano che nella Cattedrale di Valencia c’è l’unico Graal ufficialmente riconosciuto dal Vaticano. Ma quanto c’è di vero in tutto ciò?

 


 

L’ipotesi è stata al centro di dibattiti e controversie tra gli storici e gli esperti della tradizione arturiana.

Alcuni studiosi sostengono che il “Calice di Valencia” è una reliquia cristiana autentica, risalente al I secolo e utilizzata per il culto eucaristico, ma che non ha alcun legame con il Graal. Altri, invece, mettono in dubbio l’autenticità della reliquia stessa e la paragonano a coppe simili, conservate in altre parti del mondo e fabbricate ad hoc per attirare turisti. Altri ancora... sono pronti a giurare che quello sia l’autentico Graal!

 

In ogni caso, la Chiesa cattolica non ha mai emesso una dichiarazione ufficiale sulla veridicità del “Calice di Valencia”: la questione rimane oggetto di discussione tra storici e appassionati di misteri.

 

Articolo scritto in collaborazione con

Ivana Vele Poletti

https://www.ivanapoletti.com/

 

 

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