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lunedì 25 marzo 2024

Samhain: il cerchio della vita e della morte

 


L'eterno ritorno, inteso come un nuovo inizio, una sorta di rigenerazione della vita nella sua verginità, un ritorno alla nascita primordiale ancora pura, è comune in tutte le culture del mondo.

La diversa modalità delle date in cui viene officiata questa cerimonia, a seconda delle località geografiche, dei calendari, del momento in cui si è posto l'inizio del nuovo anno, non cambia il significato della celebrazione. Quindi significa che il tempo viene considerato con una fine e un nuovo inizio! Una rigenerazione che dà luogo a una nuova creazione, quasi che si voglia annullare la storia pregressa per iniziarne una completamente nuova. La necessità di una morte per poter creare una vita, un cerchio che si chiude per uno che si apre, ma tutto all'interno di un ciclo molto più ampio, l'eterno ritorno, presente in ogni credenza, sia mistica che religiosa, ovunque ci sia la presenza di una comunità.




 

Nel periodo di Samhain, il 31 ottobre, si apre un varco tra i mondi per consentire l'inizio di un nuovo ciclo, si rivelano i Sidhe, le dimore delle fate, e si spalancano le porte di Annwn il regno dei defunti.

Il visibile e l'invisibile si confondono e si riconoscono, per costruire il nuovo bruciando il vecchio. Tutti i fuochi vengono spenti per simboleggiare l'oscurità dell'inizio, l'assenza della vita, poi Ex tenebris ad lucem, tutti i fuochi vengono accesi e la luce della rinascita porta il nuovo ciclo.

Nei tempi in cui la sopravvivenza degli uomini dipendeva in larga misura dai raccolti, essendo la terra a riposo in quel periodo, la festa durava svariati giorni, prima e dopo Samhain. Certo è che durante lo spegnimento dei fuochi e il via libera agli spiriti dei morti e alle fate, le persone non festeggiavano in pubblico, ma era una celebrazione riservata ai vari clan che si chiudevano in casa.

Solo i druidi si riunivano sotto le querce sacre, nelle radure, oppure all'interno dei megaliti lungo i ley dove scorre l'energia della Terra, e lì celebravano i loro riti propiziatori. Venivano effettuati riti magici e divinazioni sul futuro, mentre i morti potevano prender possesso dei corpi dei viventi. I druidi ne approfittavano per scambiare messaggi con l'aldilà, che in quel momento era in diretto contatto con loro. Da qui l'usanza di mascherarsi per non farsi riconoscere dagli spiriti. Infatti, le fate e i folletti del piccolo popolo lusingavano le genti per portarle con loro nelle Faerie Hills, le colline fatate, e rimanere con loro fino al prossimo Samhain.

 

La celebrazione di Samhain terminava con dei sacrifici augurali di animali a Dagda e alla Morrigan sua sposa, trasformando il rito in una festa per la fertilità della terra, e non solo. Dagda, un dio quercia, e la Morrigan, la dea corvo, rappresentano il ciclo annuale della vita. La Morrigan non è altro che una delle personificazioni della dea madre, che vedremo nelle sue diverse vesti attraverso i cicli della vita. La triade Brigid-Diana-Morrigan, la fanciulla, la donna, la vecchia, ma non solo, come Morrigan è considerata la regina delle streghe, delle arti magiche intese come rinnovamento e crescita spirituale. Si racconta che rapisse dei bambini per istruirli, restituendo al mondo dei cavalieri. Ma il rapporto simbolico più attinente al Samhain è l'unione sessuale tra lei e Dagda che la feconda e termina così il suo ciclo, per poi rinascere dalla Morrigan a Yule (Diana nella mitologia Irlandese partorisce Dagda).

 

Nell’antica Roma

Come possiamo intuire, i corvi non sempre rappresentano un simbolo di sventura, ma con la Morrigan assurgono a portatori della speranza della rinascita. Anche Svetonio li dipinge come emblemi della speranza, infatti il loro verso ripetuto: cras, cras, cras, si traduce dal latino in “domani”, la speranza in ciò che oggi non c'è.

Nell'epoca romana troviamo una ritualità simile per quanto riguarda l'apertura del mondo altro, quello dei morti, e quindi la possibilità che si mischi al nostro, il visibile con l'invisibile, la percezione e la realtà tangibile che si fondono.

 

«Dopo aver delimitato uno spazio sacro a mezzo di due assi ortogonali (quindi disposti a croce) che i Romani avrebbero in seguito denominato Cardo (asse Nord-Sud) e Decumano (asse Est-Ovest), nel punto centrale si procedeva a scavare una fossa che fungeva da legame tra il mondo dei vivi e quello dei morti; questa veniva poi ricoperta da grandi lastre di pietra e insieme alla volta celeste di cui sembrava costituire la controparte fu chiamata Mundus tutt’intorno venivano quindi tracciati i confini secondo i riti prescritti. Era una fossa circolare posta al congiungimento degli assi di decumano e cardo, nel santuario di Cerere e consacrata agli Dei Mani. La fossa era chiusa per tutto l'anno ad eccezione di tre giorni in cui "mundus patet" cioè il mondo è aperto. Infatti il 24 agosto, il 5 ottobre e l'8 novembre il mundus veniva aperto mettendo in comunicazione il mondo dei vivi con quello dei morti e degli Dei Inferii che lo abitano. In quei tre giorni le anime dei defunti potevano ritornare nel mondo dei vivi e aggirarsi per la città, un po' come nella festa di Halloween compaiono fantasmi, scheletri e zucche ghignanti».

(W. Keller, “La civiltà Etrusca”, Garzanti)

 

In Messico

In quest'ottica di tempo circolare troviamo anche in Messico il Mictlan, luogo dove riposano le anime, solo quelle che riescono ad arrivarci viste le difficoltà del percorso. Ma anche qui nei giorni dell'anno stabiliti, tra la fine di ottobre e i primi di novembre, questo mondo leggendario apre le sue porte. Per poterle attraversare è necessario essere invitati a farlo da esseri viventi, ma non è sicuro che le anime cercate si trovino lì, visto che è il massimo premio per i trapassati. Una lotta che continua anche dopo morti per superare nove livelli di difficoltà e arrivare finalmente alla pace eterna.


Tradizioni giapponesi

In Giappone ci sono due concezioni diverse che convivono, una legata allo Shintoismo, in cui i morti continuano a essere intorno a noi, l'altra invece più di origine Buddista, in cui i morti proseguono la loro esistenza in un mondo parallelo.

Per coloro che praticano lo Shintoismo, la maniera di comunicare con gli antenati è tramite riti particolari che si svolgono al tempio, o sulle tombe, oppure davanti agli altari di famiglia i Mitamaya. Mentre per i praticanti Buddisti, ma oramai per tutti, una sorta di Halloween, troviamo la famosa festa dell'Obon. La festa dura tre giorni e a seconda della zona ha date leggermente diverse. Il termine Obon è una forma abbreviata di Urambon'e, un termine sanscrito di un antico sutra dedicato alla pietà filiale, perciò agli antenati e agli esseri infernali, che significa letteralmente: a testa in giù. Infatti questo rito nasce per salvare una persona cara dal Karma negativo che ha accumulato durante la sua vita, rinascendo per punizione in un essere inferiore. Da qui le famose lanterne davanti a casa per guidare lo spirito del defunto verso i suoi cari, oppure posate nell'acqua o fatte volare in modo che gli spiriti dei defunti ritrovino la strada per il mondo altro. E non ultime le danze per accogliere festosamente le anime dei defunti.




 

In ogni cultura si celebra l'unione tra due mondi paralleli che si aprono, che si ritrovano per poter dare inizio a un nuovo ciclo.

 

Gelido soffio,

anime che vagano

cercando la via.

 

Vortici sulla luna,

corvi ombre di luce.

 

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

 

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