L'albatro vive solamente ai confini
della terra:
l'ho saputo da un vecchio marinaio.
Tuffa
le sue grandi ali nella schiuma del mare
e scivola sulle onde senza mai
attraversarle.
Discende
e risale col mare.
Tace
quando il tempo è bello, ma grida durante la tempesta.
Come
il sogno, è sospeso fra il cielo e l'abisso,
così
questo uccello non nuota e non vola.
Più
pesante dell'aria e più leggero dell'onda,
uccello poeta, uccello poeta, ecco il tuo
destino.
Ma
il doloroso è che pei sapienti
queste sono favole di marinaio.
I
segni costituiscono la materia, il substrato del mondo in cui viviamo e del mondo altro con cui comunque, consciamente o no, veniamo in
contatto ogni giorno.
Come
in questa splendida poesia di Ibsen, il grande albatro è come un segno che vola
ai margini della nostra vita, a volte notato ma non compreso, a volte solamente
sfiorato. Nel mare agitato delle sensazioni, dei sentimenti, dei déjà-vu che accompagnano l'intima esperienza del vivere, i
segni vengono spesso riconosciuti solo quando una via scartata in passato si
ripresenta come l'unica via.
Nessuna verità si scopre e nulla si apprende, se non interpretando e decifrando il mondo che ci circonda, e che interagisce nel profondo del nostro essere. La pluralità dei mondi possibili consiste nel fatto che i segni non sono tutti dello stesso genere, da qui la difficoltà sia nel riconoscimento che nella loro interpretazione. Ciò ne impedisce una razionalizzazione, di conseguenza è impossibile analizzarli in una base comune condivisa; segni apparentemente uguali possono avere esiti contrapposti
Tiziano Terzani e l’indovino cinese
Nel
1976 lo scrittore e mistico Tiziano Terzani si trovava a Hong Kong, per una serie di circostanze si
ritrovò da un indovino cinese, un segno? Sicuramente sì. Infatti, trovandosi lì,
decise di dare retta all'universo che gli mostrava quella via. L'indovino gli
predisse che nel 1993 non avrebbe dovuto volare, in caso contrario avrebbe
corso un rischio molto alto di morire. Terzani, evidentemente colpito, non
scordò le parole dell'indovino e in quel 1993 non volò, e fece bene! Nel marzo
di quell'anno, un elicottero dell'ONU con 23
giornalisti a bordo cadde e un tedesco che aveva preso il suo posto morì.
Il
secondo aspetto fu il cambiamento di prospettiva dei suoi reportage. Tutto
quell'anno, e poi spesso nei successivi, si spostò in treno, in bus, in nave e
a piedi, in modo da sperimentare un diverso palcoscenico.
Il caso di S. Francesco
Sicuramente
siamo di fronte a un segno, non cercato e forse nemmeno riconosciuto fino
all'esito finale. Abbiamo invece un segno cercato, probabilmente un caso di
divinazione, ma sempre un segno, nella svolta nella vita di S. Francesco.
Francesco, in rotta con la società dei suoi tempi, corrotta e libertina, vagava
nei boschi attorno ad Assisi interrogandosi, chiedendo al Signore un segno che
gli permettesse di capire la strada che doveva intraprendere. Fino a che un
giorno decise di interrogare il Vangelo per ricevere da Dio le risposte che andava cercando. Prima chiese al Signore cosa voleva che lui
facesse, poi per tre volte aprì a caso il Vangelo a occhi chiusi, puntando il
dito sulla pagina aperta. Ottenne tre risposte:
«Se vuoi essere perfetto
va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri»
«Non prendete
nulla per il viaggio»
«Se qualcuno vuole venire dietro a me rinneghi se stesso»
In base a
quei segni, in questo caso richiesti, cominciò la vita del Santo.
È un segno del destino!
“È un segno del destino”: quante volte ci siamo
detti o abbiamo sentito dire, a proposito di
determinati avvenimenti, questa frase? Corridori ciclisti a
cui scoppia un copertoncino in discesa e si
salvano per un pelo; la volta successiva, mentre vanno a una gara, rompono il
camper prima di arrivare, quando arrivano è tardi per l'iscrizione. Sarà un
segno? È forse ora di smettere prima che succeda qualcosa di più grave?
Probabilmente, non diamo importanza ai segni che
l'universo ci manda perché nella nostra civiltà occidentale viviamo immersi nel
concetto di causa=effetto. Ma sarà sempre così? Non ci
sono eventi acasuali? Eventi predetti da segni di cui
ci rendiamo conto a posteriori, oppure da sogni, attraverso la nostra
connessione con il mondo invisibile che ci circonda. Un inconscio collettivo
che ci permette di avere contatti con persone che non vediamo da tempo, e che rivediamo dopo averle pensate da un giorno
all'altro.
I popoli antichi, ma anche i nativi americani,
ancora oggi gli aborigeni australiani, le tribù africane prima di essere
colonizzate, possiamo dire tutti i popoli che vivevano
la natura come parte di se stessi e viceversa, si affidavano ai segni. Oggi
abbiamo perduto la capacità di leggere e interpretare i segni che ci manda il mondo invisibile? Oppure le nuove tecnologie, da
cui siamo sempre più dipendenti, ci allontanano sempre di più dalla madre terra
e dalle sensibilità ancestrali?
Il nostro vanto è il libero arbitrio, la facoltà
di poter scegliere la nostra via nel mondo, ma forse è proprio questa supposta
possibilità (peraltro sconfessata da Arthur
Schopenhauer nel suo saggio premiato dall'accademia norvegese: sulla
volontà del volere umano. Saggio presentato in incognito)
che ci allontana ancor più dal riconoscere i segni del destino.
Un Maestro di saggezza interrogato su questo argomento rispose che: «Il libero arbitrio è il
tempo. Il tempo che ci vuole all'uomo capace di dire sempre no, (ai segni
del destino) per più vite, al compimento di quello che dovrebbe essere il
suo destino, a cambiare finalmente idea e dire sì» (Accettandone i segni).
I segni nella religione
Nel Corano c'è una sura
che recita testualmente: «La saggezza di Dio ci manda
i segni che dall’eternità scendono in Terra. Sono come lettere vive, che per
essere capite richiedono saggezza e intelligenza».
«Immaginate
che ogni volta che cercate qualcosa, l’Universo vi fornisca indicazioni utili,
sotto forma di coincidenze.
Immaginate
che esista un significato o uno scopo per tutto ciò che accade e fate.
Immaginate
che la vita sia piena di coincidenze.
Immaginate
di vedere il significato nascosto di ogni evento.»
Anche nei
vangeli cristiani c'è solo l'imbarazzo della scelta, vediamo solo questo passo
nel Vangelo di Marco (16, 15-20). Dopo
la sua morte Gesù appare ai discepoli e dice: «Andate in tutto il mondo e
predicate […] E vi darò dei segni, delle indicazioni,
per mostrare che io sono vicino a chi opera nel mio nome...».
Naturalmente,
per i credenti tutto si rifà al dio della propria religione, per coloro che
invece non lo sono, ma pensano di far parte del tutto, i segni fanno parte dell'universo al momento invisibile. Per coloro che invece credono solo nella tecnologia:
Spesso, per divertirsi, uomini d’equipaggio
catturano degli albatri, vasti uccelli
dei mari,
che seguono, compagni indolenti di
viaggio,
il solco della nave sopra gli abissi
amari.
Li
hanno appena posati sopra i legni dei ponti,
ed ecco quei sovrani dell’azzurro, impacciati,
le bianche e grandi ali ora penosamente
come fossero remi strascinare affannati.
L’alato
viaggiatore com’è maldestro e fiacco,
lui prima così bello com’è ridicolo ora!
C’è uno che gli afferra con una pipa il becco,
c’è un altro che mima lo storpio che non vola.
Al
principe dei nembi il Poeta somiglia.
Abita la tempesta e dell’arciere ride,
esule sulla terra, in mezzo a ostili grida,
con l’ali da gigante nel cammino s’impiglia.
I
segni sono come il poeta, ignorati, derisi e calpestati da uomini dispersi nel
mondo digitale!
Contenuto preparato in collaborazione con
BRAN
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