La civiltà, cosiddetta moderna, appare e si
sviluppa nella storia come una vera e propria singolarità, rispetto alle epoche
precedenti. Un'anomalia dove lo sviluppo e il progresso dell'uomo procedono a
senso unico, solo verso la materialità utilitaristica.
L'umanità perde sempre più la sua componente spirituale a favore di una visione esclusivamente
materialistica. Lo possiamo constatare ogni giorno,
dalle materie scolastiche, alla medicina sempre più orientata verso soluzioni
compartimentali, come se l'uomo fosse un'entità suddivisa in schede.
Realtà virtuale
Paradossalmente, ritroviamo il mondo dei sogni
attraverso la realtà virtuale, soggetta però alle leggi del marketing.
Tutto ciò è l'esatto contrario dei sogni. Il
sognare, infatti, non è altro che il mettersi in contatto con il mondo
invisibile che ci circonda. Nella civiltà occidentale, da Descartes in
avanti la ragione ha preso il sopravvento su qualsiasi pratica spirituale. Da
allora la scienza è diventata la religione dei nostri tempi. Dimenticando, o
facendo finta di farlo, che l'uomo non è una macchina,
ma una fusione di materia e spirito come tutto ciò che lo circonda.
I sogni come ponte fra culture
I sogni e le visioni che portano accomunano
popoli e culture agli antipodi tra loro, ma solo per la distanza materiale che
li separa, non certo per la spiritualità che condividono.
I nativi americani, gli aborigeni australiani,
ma in generale tutte le culture che hanno conservato la memoria di sé dai tempi
passati fino a oggi, hanno una concezione dell'uomo nella sua totalità. Il
rapporto con l'universo che li circonda è paritetico, nella consapevolezza di
farne parte, non di esserne uno sfruttatore. Pensiamo al concetto di vivente;
per il mondo occidentale laghi, fiumi, montagne, nuvole, semi, bacche, animali,
rappresentano un mondo parallelo di cui servirsi. Per questi popoli, invece,
rappresentano degli interlocutori, degli esseri viventi con cui interagire attraverso segni, preghiere, sogni.
Il “sempre”
Ogni mattina si rivolgono al mondo invisibile
cercando ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere, sentono l'acqua scorrere
sotto i loro piedi, ringraziano la natura del cibo che
gli ha concesso prendendo solo ciò che serve. Pensiamo
alle tribù aborigene che hanno vissuto, e alcune vivono ancora, nell'outback australiano. Tribù che
si tramandano la storia del mondo dal suo inizio sino
alla sua fine oralmente, dove la concezione del tempo è “sempre”: siamo tutti visitatori di questo tempo, di questo luogo. Siamo solo di
passaggio. Il nostro scopo qui è osservare, crescere e amare... Poi facciamo ritorno a casa.
Il tempo, scandito dalla giornata o dall'anno,
non ha di per sé nessuna importanza, semplicemente perché viviamo nel sempre. La
morte fa parte della vita nel momento stesso in cui l'anima che occupa il corpo
si prepara ad occuparne un altro quando verrà il
momento. Questi concetti sono comuni in tutto il mondo non occidentale, ma il
materialismo connesso con la globalizzazione selvaggia della produzione, e
quindi dell'etica del consumo fine a se stesso, si sta propagando anche lì.
Messaggi dal mondo invisibile
I sogni rappresentano la via attraverso la quale
mandiamo e riceviamo messaggi dal mondo invisibile, in cui il sempre ci ricorda a chi apparteniamo.
Anche qui possono nascere sogni equivoci, maligni, pilotati da forze che
lottano contro l'armonia del mondo.
Sognare significa immergersi nel regno delle
potenze che hanno creato il mondo, partecipare del mito, dell'archetipo
collettivo che ci accomuna. Nelle popolazioni amazzoniche, il sogno diventa portatore
di presagi, sia per il singolo che per le scelte di
vita della comunità; per le loro interpretazioni ci si affida solitamente allo
sciamano.
Lo stesso schema negli indiani d'America, negli
Indios del sud e del centro America. Lo stesso
fenomeno negli aborigeni australiani, dove pare che avvenga anche una
condivisione sia orale, nel raccontare i propri sogni a un personaggio appositamente preposto, sia una vera e propria connessione
telepatica.
Presso alcune comunità africane si mangiano erbe
o radici espressamente chiamate “medicine del sogno”, come del resto capita in
tutto il mondo, per avere sogni profetici, sprazzi di futuro che ne guidino la
via. Questo ci fa capire come nelle culture antiche la differenziazione tra
realtà e sogno non esista, tutto è reale, la vita che si tramuta in sogno e
viceversa.
L’acchiappasogni
Da qui nasce la necessità dell'acchiappasogni!
Una rete finissima che ci protegge dalle influenze negative, che trattiene
tutto quello che ci viene mostrato di maligno, mentre
fa passare da un foro centrale i sogni buoni che ci cullano.
Una leggenda di una popolazione del Nord America
ci racconta che l'acchiappasogni è stato costruito da una donna ragno; scopri i
dettagli nell’articolo “Acchiappasogni:
significato e utilizzo di un antico portafortuna”.
Un'altra racconta che lo sciamano di un antico
popolo sognò uno spirito sotto forma di ragno che gli spiegava le vie della
saggezza. Mentre lo istruiva prese un cerchio di salice, delle piume d'aquila e
dei crini di cavallo a cui appese delle perline
colorate. E mentre continuava la sua lezione cominciò a tessere una tela
all'interno del cerchio. E disse che nella vita in ogni momento ci sono forze
buone e forze cattive che ci sussurrano all'orecchio,
ma che solo ascoltando quelle buone si percorre la giusta via. Alla fine,
quando ebbe concluso la ragnatela, gli consegnò il
cerchio, dicendogli di consegnarlo alla propria gente, che potesse sognare e
perseguire tutti i propri sogni positivi perché quel talismano avrebbe
catturato tutti quelli negativi.
Ancora oggi è tradizione regalare un
acchiappasogni a ogni nuovo nato.
Tra gli aborigeni, l'acchiappasogni viene costruito in maniera a dir poco singolare. La persona
addetta chiamata “donna dello spirito”,
prepara una pelle sottile cucendogli attorno un
robusto bordo, facendole prendere la forma di un tamburello. Individuato un
boschetto di alberi nani si addentra fino a trovare
delle ragnatele, a quel punto cosparge d'olio aromatico la pelle del tamburello
e toglie eventuali foglie dietro o davanti alla ragnatela. Quando tutto è
pronto, mette il tamburello di pelle tra lei e la ragnatela, poi lo tira verso
di sé in maniera che tutti quei fili magnificamente tessuti aderiscano alla
pelle del tamburello. "I sogni
sono l’ombra della realtà," affermava la donna
dello spirito. Tutto ciò che esiste lo si può trovare
anche nel mondo dei sogni. Lì ci sono tutte le risposte. Le ragnatele così
raccolte venivano utilizzate nel corso di una
cerimonia, con danze e canti, in cui la tribù chiedeva all’universo di guidare
i suoi sogni. Toccava poi alla donna dello spirito decifrarne il messaggio.
Forse, ciò di cui avremmo estrema necessità, è
un enorme acchiappasogni che ci liberi dagli incubi che ci attanagliano.
Nuvole
rosa
sogni che galleggiano,
vie incrociate.
Argentei
filamenti
cullano neri occhi.
Contenuto preparato in collaborazione con
BRAN
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