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lunedì 11 marzo 2024

Fra sogno e realtà

 

 

 

La civiltà, cosiddetta moderna, appare e si sviluppa nella storia come una vera e propria singolarità, rispetto alle epoche precedenti. Un'anomalia dove lo sviluppo e il progresso dell'uomo procedono a senso unico, solo verso la materialità utilitaristica.

L'umanità perde sempre più la sua componente spirituale a favore di una visione esclusivamente materialistica. Lo possiamo constatare ogni giorno, dalle materie scolastiche, alla medicina sempre più orientata verso soluzioni compartimentali, come se l'uomo fosse un'entità suddivisa in schede.

 

Realtà virtuale

Paradossalmente, ritroviamo il mondo dei sogni attraverso la realtà virtuale, soggetta però alle leggi del marketing.

Tutto ciò è l'esatto contrario dei sogni. Il sognare, infatti, non è altro che il mettersi in contatto con il mondo invisibile che ci circonda. Nella civiltà occidentale, da Descartes in avanti la ragione ha preso il sopravvento su qualsiasi pratica spirituale. Da allora la scienza è diventata la religione dei nostri tempi. Dimenticando, o facendo finta di farlo, che l'uomo non è una macchina, ma una fusione di materia e spirito come tutto ciò che lo circonda.

 

I sogni come ponte fra culture

I sogni e le visioni che portano accomunano popoli e culture agli antipodi tra loro, ma solo per la distanza materiale che li separa, non certo per la spiritualità che condividono.

I nativi americani, gli aborigeni australiani, ma in generale tutte le culture che hanno conservato la memoria di sé dai tempi passati fino a oggi, hanno una concezione dell'uomo nella sua totalità. Il rapporto con l'universo che li circonda è paritetico, nella consapevolezza di farne parte, non di esserne uno sfruttatore. Pensiamo al concetto di vivente; per il mondo occidentale laghi, fiumi, montagne, nuvole, semi, bacche, animali, rappresentano un mondo parallelo di cui servirsi. Per questi popoli, invece, rappresentano degli interlocutori, degli esseri viventi con cui interagire attraverso segni, preghiere, sogni.

Il “sempre”

Ogni mattina si rivolgono al mondo invisibile cercando ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere, sentono l'acqua scorrere sotto i loro piedi, ringraziano la natura del cibo che gli ha concesso prendendo solo ciò che serve. Pensiamo alle tribù aborigene che hanno vissuto, e alcune vivono ancora, nell'outback australiano. Tribù che si tramandano la storia del mondo dal suo inizio sino alla sua fine oralmente, dove la concezione del tempo è “sempre”: siamo tutti visitatori di questo tempo, di questo luogo. Siamo solo di passaggio. Il nostro scopo qui è osservare, crescere e amare... Poi facciamo ritorno a casa.

Il tempo, scandito dalla giornata o dall'anno, non ha di per sé nessuna importanza, semplicemente perché viviamo nel sempre. La morte fa parte della vita nel momento stesso in cui l'anima che occupa il corpo si prepara ad occuparne un altro quando verrà il momento. Questi concetti sono comuni in tutto il mondo non occidentale, ma il materialismo connesso con la globalizzazione selvaggia della produzione, e quindi dell'etica del consumo fine a se stesso, si sta propagando anche lì.

Messaggi dal mondo invisibile

I sogni rappresentano la via attraverso la quale mandiamo e riceviamo messaggi dal mondo invisibile, in cui il sempre ci ricorda a chi apparteniamo. Anche qui possono nascere sogni equivoci, maligni, pilotati da forze che lottano contro l'armonia del mondo.

Sognare significa immergersi nel regno delle potenze che hanno creato il mondo, partecipare del mito, dell'archetipo collettivo che ci accomuna. Nelle popolazioni amazzoniche, il sogno diventa portatore di presagi, sia per il singolo che per le scelte di vita della comunità; per le loro interpretazioni ci si affida solitamente allo sciamano.

Lo stesso schema negli indiani d'America, negli Indios del sud e del centro America. Lo stesso fenomeno negli aborigeni australiani, dove pare che avvenga anche una condivisione sia orale, nel raccontare i propri sogni a un personaggio appositamente preposto, sia una vera e propria connessione telepatica.

Presso alcune comunità africane si mangiano erbe o radici espressamente chiamate “medicine del sogno”, come del resto capita in tutto il mondo, per avere sogni profetici, sprazzi di futuro che ne guidino la via. Questo ci fa capire come nelle culture antiche la differenziazione tra realtà e sogno non esista, tutto è reale, la vita che si tramuta in sogno e viceversa.

 

L’acchiappasogni

Da qui nasce la necessità dell'acchiappasogni! Una rete finissima che ci protegge dalle influenze negative, che trattiene tutto quello che ci viene mostrato di maligno, mentre fa passare da un foro centrale i sogni buoni che ci cullano.

Una leggenda di una popolazione del Nord America ci racconta che l'acchiappasogni è stato costruito da una donna ragno; scopri i dettagli nell’articolo “Acchiappasogni: significato e utilizzo di un antico portafortuna”.

Un'altra racconta che lo sciamano di un antico popolo sognò uno spirito sotto forma di ragno che gli spiegava le vie della saggezza. Mentre lo istruiva prese un cerchio di salice, delle piume d'aquila e dei crini di cavallo a cui appese delle perline colorate. E mentre continuava la sua lezione cominciò a tessere una tela all'interno del cerchio. E disse che nella vita in ogni momento ci sono forze buone e forze cattive che ci sussurrano all'orecchio, ma che solo ascoltando quelle buone si percorre la giusta via. Alla fine, quando ebbe concluso la ragnatela, gli consegnò il cerchio, dicendogli di consegnarlo alla propria gente, che potesse sognare e perseguire tutti i propri sogni positivi perché quel talismano avrebbe catturato tutti quelli negativi.

Ancora oggi è tradizione regalare un acchiappasogni a ogni nuovo nato.





Tra gli aborigeni, l'acchiappasogni viene costruito in maniera a dir poco singolare. La persona addetta chiamata “donna dello spirito”, prepara una pelle sottile cucendogli attorno un robusto bordo, facendole prendere la forma di un tamburello. Individuato un boschetto di alberi nani si addentra fino a trovare delle ragnatele, a quel punto cosparge d'olio aromatico la pelle del tamburello e toglie eventuali foglie dietro o davanti alla ragnatela. Quando tutto è pronto, mette il tamburello di pelle tra lei e la ragnatela, poi lo tira verso di sé in maniera che tutti quei fili magnificamente tessuti aderiscano alla pelle del tamburello. "I sogni sono l’ombra della realtà," affermava la donna dello spirito. Tutto ciò che esiste lo si può trovare anche nel mondo dei sogni. Lì ci sono tutte le risposte. Le ragnatele così raccolte venivano utilizzate nel corso di una cerimonia, con danze e canti, in cui la tribù chiedeva all’universo di guidare i suoi sogni. Toccava poi alla donna dello spirito decifrarne il messaggio.

 

Forse, ciò di cui avremmo estrema necessità, è un enorme acchiappasogni che ci liberi dagli incubi che ci attanagliano.

 

Nuvole rosa

sogni che galleggiano,

vie incrociate.

 

Argentei filamenti

cullano neri occhi.

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

 

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