Dalla Mesopotamia provengono i primi documenti
scritti che ci parlano esplicitamente delle streghe.
In una tavoletta d'argilla
assira, risalente all'incirca al II millennio a.C., si parla di streghe: “...
la strega che gironzola per le strade, s'introduce nelle case, corre i vicoli,
insegue la gente nelle piazze, si volta avanti e indietro, si arresta per
strada e torna sui suoi passi, per fermarsi in piazza.
Essa ha rapito la forza del bel giovane, ha sottratto la felicità alla donna,
togliendone con lo sguardo il bene della volontà. Da quando
mi ha visto, la strega sta camminando dietro di me, con la sua bava ha
arrestato il mio cammino; con il suo sortilegio ha interrotto la mia strada; ha
allontanato dal mio corpo il mio dio e la mia dea”.
Apparentemente contrastanti erano i pareri sulla
stregoneria nell'antica Roma. Benché i romani onorassero gli aruspici, combatterono
energicamente la magia nera.
I Romani e la stregoneria
Nel 172 a.C. vennero
banditi dall'Impero gli stregoni e Augusto punì con la morte Lucio Pituanio e
Publio Marzio, due noti rappresentanti di questa categoria. Negli editti
emanati a questo proposito dal Senato sotto Claudio, Vitellio e Vespasiano, si
possono scorgere già gli elementi che andranno a caratterizzare la caccia alle
streghe rinascimentale: l'uso della tortura, la pena del rogo e la confisca dei
beni.
Sempre tra i Romani era conosciuta la leggenda
delle striges, donne che si trasformavano in
uccelli per magia che, secondo Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia,
andavano di notte a riempirsi la gola con sangue di neonato.
Tra gli autori latini, anche Ovidio affronta
questo argomento. Dalla sua descrizione l'uccello notturno, chiamato dai Romani
strix, ha la testa grossa, gli occhi fissi, il becco e gli artigli da
rapace e le penne simili al gufo. Ma a differenza di
questo maestoso volatile, le strix rubavano i bambini lattanti e ne
facevano scempio con gli artigli. Sempre Ovidio cita tra le virtù dell'uomo
ideale, quella di non prestar fede nei prodigi delle streghe e negli incanti
delle maghe. La credenza nei poteri funesti delle streghe era però radicata nel
popolo, e ancora nel II secolo dopo Cristo, nei precetti di medicina scritti da
Quinto Sereno
Sammonico, venivano dati precisi consigli su come rimediare ai veleni delle
streghe.
Caccia alle streghe
La prima vera e propria ossessione della
stregoneria si manifestò tra il III e il IV secolo dopo Cristo. Le cause
sono da ricercarsi nella progressiva affermazione del Cristianesimo quale
religione ufficiale dell'Impero romano. Fino ad allora
non esisteva la rigorosa divisione tra Bene e Male, le stesse divinità erano a
volte buone e a volte cattive. In quei secoli la Chiesa iniziò invece a
considerare il paganesimo una manifestazione
diabolica. L'unica cosa buona era Dio e tutto quello che non era divino era opera del Diavolo.
Nel Concilio di Ancira
(314 d.C.) e in quello di Elvira (340 d.C.), la condanna ecclesiastica
apparve evidente riguardo ai malefìci stregoneschi: “... Coloro i quali
praticano qualsiasi arte divinatoria secondo i costumi dei pagani o introducono
nelle loro case uomini di tal fatta per sapere qualcosa in riguardo all'arte
del maleficio ...”, tanto da prevedere punizioni ai praticanti e creando
interi ordini ecclesiastici dotati di mezzi efficaci per evitarne la
diffusione, almeno in maniera palese. Nel millennio successivo la concezione
cristiana si affermò nelle città, dove il controllo era più facile ed efficace,
lasciando ancora indenni le popolazioni contadine e montane, dove le tradizioni
antiche continuarono a prosperare in segretezza.
La Società di Diana
Durante il Medioevo, il mito delle streghe
d'origine romana subì una lenta ma determinante
trasformazione. I riti e le credenze della romanità classica confluirono in un'unica
leggenda: quella della Società di Diana.
Attorno a essa e alla sua origine si è discusso
molto, ma sembra ormai accertato che le riunioni notturne in onore di Diana
siano una mescolanza di credenze e azioni della tradizione romana con antiche
saghe pagane e celtiche. Ancor oggi, i festeggiamenti celebrati nella notte di
San Giovanni, conosciuta dai più come la notte delle streghe, sono
caratterizzati da questi elementi. Il primo è il giorno nel quale cade questa
festa, il 24 giugno, data nella quale i Romani celebravano sia il solstizio
estivo che la dea della casualità Fors
Fortuna,
abbandonandosi a canti, balli e all'amore libero sui campi madidi di rugiada.
Altra caratteristica, ancora anteriore, è il luogo dove si svolgevano i sabba,
(ai piedi di un noce) pianta sacra per eccellenza dei Celti e sotto la quale venivano compiuti un tempo i riti propiziatori. Ultimo
elemento, non di minore importanza, è la presenza delle striges romane
ormai trasformate, per l'occasione, in laide vecchie, sempre pronte oltre che a
rapir neonati a fornicare col Diavolo.
Per tutto il Medioevo le
riunioni notturne delle streghe si diffusero in tutta Europa. Diana, la
divinità venerata, era la bonae feminae, la signora della notte, che
guidava le femmine in questi misteriosi incontri notturni. La credenza nella
Società di Diana e le relative pratiche rituali, occasione per sfogare repressi
istinti sessuali, era però nel Medioevo ancora
separata dalla credenza nelle streghe malefiche e nelle incursioni notturne a
scopo criminale. A dire il vero, questo culto non era altro che un'evoluzione
di quelli celebrati in onore di Ecate, la dea greca delle tenebre, considerata
come Diana, la regina delle streghe capace di trasformarsi in uccello, di
utilizzare i poteri delle erbe e di cibarsi di carne umana.
L’Inquisizione
Poi, alla caccia alle streghe si sovrappose l'Inquisizione.
Eresia, sacro e profano si trasformarono nella ricerca ed eliminazione dei
dissidenti, anche cristiani, come Catari,
Albigesi e Valdesi.
...Vedesti, disse, quella antica strega,
Che sola sopra noi omai si
piagne?
Vedesti come l’om da lei si slega?
Bastiti, e batti a terra le calcagne;
Li occhi rivolge a logoro, che gira...
(Divina Commedia, Purgatorio,
58-63.)
Il Sabba
Al sabba le streghe giungevano in
volo, a cavallo di bastoni, panche, animali e alle celebri scope. I modi per
volare variano di poco, formule magiche e pozioni per volare e luoghi di
destinazione sono più o meno gli stessi.
In Italia erano due i luoghi
preferiti dalle streghe per il sabba: La noce di Benevento per quelle
centro-meridionali e il Tonale per quelle
settentrionali. L'antro della Sibilla nei pressi di Norcia fu una meta di importanza minore. La noce di Benevento (intesa sempre al
femminile in quanto pianta e luogo sacro) era
conosciuta dalle streghe di tutta Europa. Si trovava a Pian della Cappella, sul
fiume Sabato, e per molti secoli fu venerata come albero sacro dai Longobardi
di Benevento finché, nel 663, il vescovo Barbato la fece sradicare. Come la
leggenda che la riguarda abbia poi potuto conservarsi per più di mille anni è dubbio, ma resta il fatto che quasi tutte le streghe, nelle
loro formule magiche per volare, nominassero tale pianta.
I prati del
Tonale, altrettanto famosi, erano i luoghi preferiti dalle streghe lombarde,
trentine e di parte di quelle del Tirolo. Le streghe francesi amavano
ritrovarsi invece in vetta al Puy-de-Dôme, quelle tedesche sul Monte Brocken. Il Monte Brocken è famoso anche per il particolare
fenomeno di rifrazione, lo spettro di Brocken, che riproduce all'orizzonte le
ombre ingrandite. Le streghe della Bretagna preferivano riunirsi presso i menhir di Carnac. In Inghilterra era la mitica Stonehenge ad accoglierle, in Svezia la sperduta chiesa di Blockula
e in Belgio la galleria di Godarville, nell'Hinault.
Le streghe erano generalmente
divise in tre categorie. Quelle che potevano provocare dei malefici, quelle che
li potevano revocare, e vere e proprie maestre della stregoneria: le
tessitrici, in grado di interagire con la natura, creando e disfacendo,
modificando la struttura molecolare delle cose, da cui il termine tessitrice.
Richiamo non casuale alle tre Norne della mitologia norrena, alle Parche romane o alle Moire greche.
Come distruggere le campagne con una tempesta
Quando si è prossimi alla raccolta delle messi
recatevi, assieme ad altre due streghe, all'ora del vespro, verso il campo da
distruggere. Cammin facendo, tagliate dei rami di ontano ed
avvicinatevi al più vicino ruscello. Battete poi tutte insieme i rami
nell'acqua dicendo: vien, vien, diabolo del Inferno,
et dane la tempesta. Immediatamente si scatenerà una tempesta di tale
violenza che anche le case ne saranno distrutte. (Orsola,
detta la Strumechera, strega di Trodena, 1505)
A San Giovanni, l'accensione dei falò a
protezione dei raccolti è un rito che si perde nella notte dei tempi, praticato
ancora oggi nelle campagne e nei piccoli paesi.
Come preparare l'unguento per volare
Prendere delle piume sotto la gola ad una gallina, dei capelli e delle unghie di piedi di
cristiano. Mischiateli bene tra di loro ed aggiungete
sputo ed acqua sporca. L'intruglio sarà un ottimo unguento per volare. (Giovanni Marenda, detto il Marendin, stregone di Bormio)
Come sterminare i vicini
Prendete un gatto scorticato, un rospo, una
lucertola e un aspide. Metteteli poi sulla brace fin quando il tutto sarà
ridotto in polvere. Con questa polvere fatene un unguento e ungete la porta di
casa della famiglia da sterminare. (Rivasseau, strega francese, 1610)
Come vedere il mondo invisibile
Prendete una gatta nera, primogenita di un'altra
gatta nera, la quale sia a sua volta primogenita di
una terza gatta nera e bruciatela a fuoco vivo. Chiudete poi le ceneri, in un
vaso di ferro sigillato, per tre giorni. Stropicciatevi infine gli occhi con la
polvere ottenuta e vedrete il mondo invisibile.
Naturalmente questi sono
solamente piccoli esempi tratti dal manuale delle streghe, e ovviamente ci sono
tutti i contro incantesimi. Ma
ricordiamoci che, come ci insegna anche la moderna visione quantistica del
mondo, nulla è come sembra!
Ombre
sospiri,
corrono sulla luna:
neri presagi.
Grandine
e tempesta,
l'aurora è lontana.
Contenuto preparato in collaborazione con
BRAN
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