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lunedì 22 gennaio 2024

Gli incantesimi delle streghe


 


Dalla Mesopotamia provengono i primi documenti scritti che ci parlano esplicitamente delle streghe.

In una tavoletta d'argilla assira, risalente all'incirca al II millennio a.C., si parla di streghe: “... la strega che gironzola per le strade, s'introduce nelle case, corre i vicoli, insegue la gente nelle piazze, si volta avanti e indietro, si arresta per strada e torna sui suoi passi, per fermarsi in piazza. Essa ha rapito la forza del bel giovane, ha sottratto la felicità alla donna, togliendone con lo sguardo il bene della volontà. Da quando mi ha visto, la strega sta camminando dietro di me, con la sua bava ha arrestato il mio cammino; con il suo sortilegio ha interrotto la mia strada; ha allontanato dal mio corpo il mio dio e la mia dea”.

 

Apparentemente contrastanti erano i pareri sulla stregoneria nell'antica Roma. Benché i romani onorassero gli aruspici, combatterono energicamente la magia nera.

I Romani e la stregoneria

Nel 172 a.C. vennero banditi dall'Impero gli stregoni e Augusto punì con la morte Lucio Pituanio e Publio Marzio, due noti rappresentanti di questa categoria. Negli editti emanati a questo proposito dal Senato sotto Claudio, Vitellio e Vespasiano, si possono scorgere già gli elementi che andranno a caratterizzare la caccia alle streghe rinascimentale: l'uso della tortura, la pena del rogo e la confisca dei beni.

Sempre tra i Romani era conosciuta la leggenda delle striges, donne che si trasformavano in uccelli per magia che, secondo Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, andavano di notte a riempirsi la gola con sangue di neonato.

Tra gli autori latini, anche Ovidio affronta questo argomento. Dalla sua descrizione l'uccello notturno, chiamato dai Romani strix, ha la testa grossa, gli occhi fissi, il becco e gli artigli da rapace e le penne simili al gufo. Ma a differenza di questo maestoso volatile, le strix rubavano i bambini lattanti e ne facevano scempio con gli artigli. Sempre Ovidio cita tra le virtù dell'uomo ideale, quella di non prestar fede nei prodigi delle streghe e negli incanti delle maghe. La credenza nei poteri funesti delle streghe era però radicata nel popolo, e ancora nel II secolo dopo Cristo, nei precetti di medicina scritti da Quinto Sereno Sammonico, venivano dati precisi consigli su come rimediare ai veleni delle streghe.





Caccia alle streghe

La prima vera e propria ossessione della stregoneria si manifestò tra il III e il IV secolo dopo Cristo. Le cause sono da ricercarsi nella progressiva affermazione del Cristianesimo quale religione ufficiale dell'Impero romano. Fino ad allora non esisteva la rigorosa divisione tra Bene e Male, le stesse divinità erano a volte buone e a volte cattive. In quei secoli la Chiesa iniziò invece a considerare il paganesimo una manifestazione diabolica. L'unica cosa buona era Dio e tutto quello che non era divino era opera del Diavolo.

Nel Concilio di Ancira (314 d.C.) e in quello di Elvira (340 d.C.), la condanna ecclesiastica apparve evidente riguardo ai malefìci stregoneschi: “... Coloro i quali praticano qualsiasi arte divinatoria secondo i costumi dei pagani o introducono nelle loro case uomini di tal fatta per sapere qualcosa in riguardo all'arte del maleficio ...”, tanto da prevedere punizioni ai praticanti e creando interi ordini ecclesiastici dotati di mezzi efficaci per evitarne la diffusione, almeno in maniera palese. Nel millennio successivo la concezione cristiana si affermò nelle città, dove il controllo era più facile ed efficace, lasciando ancora indenni le popolazioni contadine e montane, dove le tradizioni antiche continuarono a prosperare in segretezza.

La Società di Diana

Durante il Medioevo, il mito delle streghe d'origine romana subì una lenta ma determinante trasformazione. I riti e le credenze della romanità classica confluirono in un'unica leggenda: quella della Società di Diana.

Attorno a essa e alla sua origine si è discusso molto, ma sembra ormai accertato che le riunioni notturne in onore di Diana siano una mescolanza di credenze e azioni della tradizione romana con antiche saghe pagane e celtiche. Ancor oggi, i festeggiamenti celebrati nella notte di San Giovanni, conosciuta dai più come la notte delle streghe, sono caratterizzati da questi elementi. Il primo è il giorno nel quale cade questa festa, il 24 giugno, data nella quale i Romani celebravano sia il solstizio estivo che la dea della casualità Fors Fortuna, abbandonandosi a canti, balli e all'amore libero sui campi madidi di rugiada. Altra caratteristica, ancora anteriore, è il luogo dove si svolgevano i sabba, (ai piedi di un noce) pianta sacra per eccellenza dei Celti e sotto la quale venivano compiuti un tempo i riti propiziatori. Ultimo elemento, non di minore importanza, è la presenza delle striges romane ormai trasformate, per l'occasione, in laide vecchie, sempre pronte oltre che a rapir neonati a fornicare col Diavolo.

Per tutto il Medioevo le riunioni notturne delle streghe si diffusero in tutta Europa. Diana, la divinità venerata, era la bonae feminae, la signora della notte, che guidava le femmine in questi misteriosi incontri notturni. La credenza nella Società di Diana e le relative pratiche rituali, occasione per sfogare repressi istinti sessuali, era però nel Medioevo ancora separata dalla credenza nelle streghe malefiche e nelle incursioni notturne a scopo criminale. A dire il vero, questo culto non era altro che un'evoluzione di quelli celebrati in onore di Ecate, la dea greca delle tenebre, considerata come Diana, la regina delle streghe capace di trasformarsi in uccello, di utilizzare i poteri delle erbe e di cibarsi di carne umana.




 

L’Inquisizione

Poi, alla caccia alle streghe si sovrappose l'Inquisizione. Eresia, sacro e profano si trasformarono nella ricerca ed eliminazione dei dissidenti, anche cristiani, come Catari, Albigesi e Valdesi.

 

...Vedesti, disse, quella antica strega,
Che sola sopra noi omai si piagne?
Vedesti come l’om da lei si slega?
Bastiti, e batti a terra le calcagne;
Li occhi rivolge a logoro, che gira...

(Divina Commedia, Purgatorio, 58-63.)

 

Il Sabba

 

Al sabba le streghe giungevano in volo, a cavallo di bastoni, panche, animali e alle celebri scope. I modi per volare variano di poco, formule magiche e pozioni per volare e luoghi di destinazione sono più o meno gli stessi.

In Italia erano due i luoghi preferiti dalle streghe per il sabba: La noce di Benevento per quelle centro-meridionali e il Tonale per quelle settentrionali. L'antro della Sibilla nei pressi di Norcia fu una meta di importanza minore. La noce di Benevento (intesa sempre al femminile in quanto pianta e luogo sacro) era conosciuta dalle streghe di tutta Europa. Si trovava a Pian della Cappella, sul fiume Sabato, e per molti secoli fu venerata come albero sacro dai Longobardi di Benevento finché, nel 663, il vescovo Barbato la fece sradicare. Come la leggenda che la riguarda abbia poi potuto conservarsi per più di mille anni è dubbio, ma resta il fatto che quasi tutte le streghe, nelle loro formule magiche per volare, nominassero tale pianta.

I prati del Tonale, altrettanto famosi, erano i luoghi preferiti dalle streghe lombarde, trentine e di parte di quelle del Tirolo. Le streghe francesi amavano ritrovarsi invece in vetta al Puy-de-Dôme, quelle tedesche sul Monte Brocken. Il Monte Brocken è famoso anche per il particolare fenomeno di rifrazione, lo spettro di Brocken, che riproduce all'orizzonte le ombre ingrandite. Le streghe della Bretagna preferivano riunirsi presso i menhir di Carnac. In Inghilterra era la mitica Stonehenge ad accoglierle, in Svezia la sperduta chiesa di Blockula e in Belgio la galleria di Godarville, nell'Hinault.

 

Le streghe erano generalmente divise in tre categorie. Quelle che potevano provocare dei malefici, quelle che li potevano revocare, e vere e proprie maestre della stregoneria: le tessitrici, in grado di interagire con la natura, creando e disfacendo, modificando la struttura molecolare delle cose, da cui il termine tessitrice. Richiamo non casuale alle tre Norne della mitologia norrena, alle Parche romane o alle Moire greche.

 

Come distruggere le campagne con una tempesta

Quando si è prossimi alla raccolta delle messi recatevi, assieme ad altre due streghe, all'ora del vespro, verso il campo da distruggere. Cammin facendo, tagliate dei rami di ontano ed avvicinatevi al più vicino ruscello. Battete poi tutte insieme i rami nell'acqua dicendo: vien, vien, diabolo del Inferno, et dane la tempesta. Immediatamente si scatenerà una tempesta di tale violenza che anche le case ne saranno distrutte. (Orsola, detta la Strumechera, strega di Trodena, 1505)

A San Giovanni, l'accensione dei falò a protezione dei raccolti è un rito che si perde nella notte dei tempi, praticato ancora oggi nelle campagne e nei piccoli paesi.

 

Come preparare l'unguento per volare

Prendere delle piume sotto la gola ad una gallina, dei capelli e delle unghie di piedi di cristiano. Mischiateli bene tra di loro ed aggiungete sputo ed acqua sporca. L'intruglio sarà un ottimo unguento per volare. (Giovanni Marenda, detto il Marendin, stregone di Bormio)

 

Come sterminare i vicini

Prendete un gatto scorticato, un rospo, una lucertola e un aspide. Metteteli poi sulla brace fin quando il tutto sarà ridotto in polvere. Con questa polvere fatene un unguento e ungete la porta di casa della famiglia da sterminare. (Rivasseau, strega francese, 1610)

 

Come vedere il mondo invisibile

Prendete una gatta nera, primogenita di un'altra gatta nera, la quale sia a sua volta primogenita di una terza gatta nera e bruciatela a fuoco vivo. Chiudete poi le ceneri, in un vaso di ferro sigillato, per tre giorni. Stropicciatevi infine gli occhi con la polvere ottenuta e vedrete il mondo invisibile.

 

Naturalmente questi sono solamente piccoli esempi tratti dal manuale delle streghe, e ovviamente ci sono tutti i contro incantesimi. Ma ricordiamoci che, come ci insegna anche la moderna visione quantistica del mondo, nulla è come sembra!

 

 

Ombre sospiri,

corrono sulla luna:

neri presagi.

 

Grandine e tempesta,

l'aurora è lontana.

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

 

 

 

  

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