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lunedì 25 dicembre 2023

The Witcher (parte 3): il bestiario



 

...Sì. Abbiamo dimenticato che non siamo soli, che non siamo l'ombelico del mondo. Come carassi sciocchi, pigri e sazi in uno stagno melmoso, non credevamo all'esistenza dei lucci. Abbiamo permesso che il nostro mondo, come quello stagno, si riempisse di melma, diventasse fangoso e immoto. Guardatevi intorno, e troverete solo crimine e peccato, avidità, caccia al guadagno, conflitto, discordia, decadenza dei costumi, mancanza di rispetto per tutti i valori. Invece di vivere come comanda la natura, abbiamo cominciato a distruggerla. E cosa ne abbiamo ricavato? Un'aria avvelenata dal tanfo dei bassoforni. Fiumi e torrenti lordati dai macelli e dalle concerie, boschi tagliati senza ritegno...Ci ricorda il druido custode della quercia dove Ranuncolo intona le sue ballate.

Mostri veri e interiori

Il fato della principessa Cirilla di Cintra trascina con sé le vite, i sogni e i desideri dello strigo Geralt e della maga Yennefer, oramai consci dei doveri dei genitori, anche e forse soprattutto se acquisiti, nei confronti dei figli.

I mostri di Ciri si aggiungono ai loro; nuovi incubi, vecchi incubi, un’unica via che ci porta a un altro tema di fondo che si sviluppa tra le righe: l'archetipo genealogico dell'umanità, cioè L'età dell'oro”. La mitica era dove l'umanità conviveva in piena armonia con la natura e, di conseguenza, con se stessa e la totalità del mondo che la circondava.

Come ci racconta Esiodo nella sua: “Le opere e il mondo”

 

In breve, ora, se vuoi, con garbo, con certa scïenza,
narrar ti posso un’altra leggenda; e tu intendila bene:
come da sola una stirpe provengano gli uomini e i Numi.
D’oro la prima stirpe degli uomini nati a morire
110 fecero dunque i Numi d’Olimpo che vivono eterni.
Vissero sotto Crono, che era sovrano del cielo:
vivean di Numi al pari, con l’animo senza cordoglio,
senza fatica, senza dolor; né su loro incombeva
la sconsolata vecchiaia; ma forti di piedi e di mani,
115 scevri di tutti i mali, passavano il tempo in conviti,
morian come irretiti dal sonno. E ogni sorta di beni
era fra loro: la terra datrice di spelta, i suoi frutti,
da sé, facili e in copia, porgeva; e benevoli e miti,
l’opere tutte fra sé ripartivano e i beni opulenti,
120 ricchi com’eran di greggi, diletti ai beati Celesti.
E poi che tal progenie sparita fu sotto la terra,
Dèmoni sono adesso, secondo il volere di Giove,
buoni, che stanno sopra la terra, custodi ai mortali.

 

Si tratta di una sorta di paradiso perduto, comune in tutti gli scritti di ogni epoca e cultura che ci siano pervenuti dalle civiltà antiche, e dai racconti trascritti di civiltà pre-diluviane. Il destino della principessa Cirilla è quello di unire i diversi mondi che si scontrano, così riportarli alla mitica età dell'oro. Un mondo dove non esistono mostri da soddisfare, soprattutto interiori, e la vita non ha bisogno di eroi.

 

 

Piccolo compendio di mostri fantastici

·       Spazzini: creature che si nutrono di cadaveri, dopo le battaglie o nei cimiteri, nelle paludi, negli acquitrini a volte nelle foreste, somigliano ai cadaveri che mangiano, ma non disdegnano i vivi.

 

·       I Drowner sono le persone cattive morte e gettate nell'acqua, depredano le rive dei laghi, dei fiumi e le coste del mare. In questa categoria di mostri ci sono anche i cosiddetti nuotatori, perché attaccano anche nelle acque profonde e non solo sulle rive. Sono creature soprattutto notturne e attaccano in gruppo. Non sono sensibili al veleno, anzi sono loro velenosi, non hanno paura di nulla. Si uccidono con l'argento.

 

·       Algul, insieme agli Alghuli di cui sono i compagni più giovani, vivono nelle antiche cripte, nei luoghi di sepoltura e nelle caverne. Attaccano dall'alto, poi circondano la vittima e la mangiano viva. Anche loro non sono sensibili ai veleni e possono essere abbattuti solo con l'argento.

·       I Vetala, sono Alghuli intelligenti, che forse hanno mantenuto parte della consapevole cattiveria umana. Sono probabilmente gli spazzini più pericolosi.

 

·       La Yaga, conosciuta anche come strega notturna, data la sua somiglianza a una vecchia megera, ama la carne calda e fresca e caccia in gruppi.

 

·       Abbiamo poi i vampiri, quelli minori, come i Ledep, i Garkain, le Alpi, che si nascondono nei ruderi, nelle case abbandonate, nei bassifondi delle città, nelle rovine, ma sempre nelle vicinanze di insediamenti umani. Generalmente succhiano il sangue dei dormienti.

·       Le Brooks, cacciano di notte vicino ai ruscelli o nelle foreste, possono assumere le sembianze di belle ragazze fino a quando non aprono la bocca, allora le lunghe zanne con cui succhiano il sangue rivelano la loro identità.

 

·       I fantasmi; abbiamo tutta una serie di fantasmi, richiamati dalla magia, che in questo mondo acquisiscono corporeità. Insieme a loro ci sono tutti i mostri delle altre dimensioni che possono essere evocati dalla magia. Il più pericoloso e praticamente invincibile è il Re della Caccia Selvaggia, che comanda un'orda di cavalieri spettrali, una reminiscenza dei Nazgûl tolkieniani. Appare sempre poco prima di eventi tragici per impedire l'avverarsi del destino.

 

·       La Kikimore, si dividono in tre categorie a seconda delle loro funzioni, abbiamo gli operai simili a grossi ragni, al servizio dei guerrieri e della regina. I guerrieri, molto più grandi e che assomigliano a degli scarafaggi corazzati, con teste e torsi pieni di corni, che proteggono la regina. Infine la regina, una sorta di incrocio tra un enorme scarafaggio e un ragno. Corazzata e provvista di potenti chele sulle zampe.

 

·       Lupi e ratti mannari; Warg, una sorta di lupo mannaro potenziato, Viverne, specie di piccoli dinosauri, la Strige frutto di una maledizione... E tutta una serie di mostri fantastici e non solo.

Molte di queste creature sono a vario titolo protagoniste del mondo leggendario della mitologia slava, russa compresa.

Ma, in generale, ogni incubo fa parte di noi, ci consente di confrontarci con la zona oscura che non conosciamo del nostro Io. E che probabilmente non vorremmo mai incontrare, a meno di essere noi il Witcher!

Una menzione particolare al Drago dorato, che rappresenta ciò che veramente conta e che va difeso a ogni costo, ma nello stesso tempo ci insegna che la vita non è solo questo.

 

Fremito d'ali,

un'ombra ci afferra

menti e cuori.

 

Un'illusione vola

un tesoro luccica.

 

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

lunedì 18 dicembre 2023

Il ruolo dell’oggetto magico nel fantasy




 

Dal sacro Graal alla pietra filosofale: ecco perché gli oggetti magici sono così importanti nel fantasy 

 

Il “Ritorno con l’elisir” è la fase conclusiva del viaggio dell’Eroe, il celebre modello narrativo elaborato da Christopher Vogler.

L’elisir ha il potere di modificare il mondo ordinario del protagonista: può essere utilizzato per risolvere problemi, cambiare il destino di un personaggio o addirittura trasformare l’intera comunità. Spesso, simboleggia il tesoro interiore che l’eroe ha scoperto dentro di sé durante il viaggio.

Nel corso dei secoli (e ben prima delle teorie di Vogler) il cosiddetto “elisir”, ovvero l’oggetto magico intorno al quale ruota la storia, ha trovato varie forme. Vediamo 10 esempi di questo fondamentale elemento della narrativa fantastica!

 

1. Graal 



 

La parola “Graal” deriva dal latino medievale “gradalis”, ovvero “vaso, recipiente”. Secondo la leggenda, è il calice (o, in alcune tradizioni, il piatto) usato da Gesù nell’Ultima Cena. Contiene il sangue di Cristo, raccolto da Giuseppe d’Arimatea ponendo il contenitore sotto la ferita al costato del suo maestro.

La prima opera di narrativa che ne parla è “Perceval ou le conte du Graal” di Chrétien de Troyes, del XII secolo. In questa storia non viene spiegato né cosa sia esattamente né che aspetto abbia, ma sappiamo che si tratta di un manufatto d’oro, tempestato di gemme preziose.

Questo oggetto magico, probabilmente, ha origini pagane: nella fattispecie, potrebbe derivare dalla leggendaria pentola dell’abbondanza. Scopri di più nell’articolo “Che cos’è il Sacro Graal? Una leggenda millenaria”.

 

 

2. Pentola dell’abbondanza 


 

È un simbolo del potere sovrano e della fertilità della terra, un po’ come la cornucopia greco-romana.

Una delle pentole magiche più famose è il Calderone di Dagda (il dio celtico della guerra, della fecondità e della magia). Si tratta di uno dei quattro tesori che i Túatha Danann (mitica popolazione della preistoria celtica) portano con sé in Irlanda.

 

3. Bacchetta




Nelle antiche culture celtiche i druidi impiegavano ramoscelli di rovere, edera o biancospino come mezzi di connessione con il mondo spirituale. La bacchetta serviva a canalizzare le forze della natura, per ottenere guarigione dalle malattie e protezione dalle energie negative.

Nella società norrena, la bacchetta era lo strumento di potere di colei che deteneva la magia: la vǫlva (il cui nome significa, appunto, “portatrice della bacchetta”). Per saperne di più ti consiglio l’articolo “Lo sciamanesimo femminile nella società norrena”.

Se poi vuoi conoscere un’autentica vǫlva moderna, ti invito a leggere il mio romanzo “Playing with daggers, dove la giovane e volitiva Kara ti farà scoprire l’antica magia norrena!



4. Stivali delle sette leghe 


 

Gli stivali delle sette leghe sono calzature dotate di un potere straordinario: con un singolo passo, il loro possessore può coprire una distanza equivalente a sette leghe (una lega, in antichità, corrispondeva a una lunghezza variabile tra i 4 e i 6 chilometri). Possiedono, inoltre, la capacità di adattarsi perfettamente alla forma del piede di chiunque li indossi.

Sono presenti in varie fiabe, tra cui due di Charles Perrault. NeLa bella addormentata nel bosco” ne fa uso un nano, mentre in “Pollicino” sono dapprima indossati dal famigerato orco che pronuncia la famosa frase «Ucci ucci, sento odor di cristianucci» e, in seguito, da Pollicino stesso.

Non solo fiabe: gli stivali delle sette leghe sono anche indossati da Mefistofele nel “Faust” di Johann Wolfgang Goethe, che ho citato in diversi articoli. Uno di questi è “Chi sono gli alchimisti più famosi? 10 personaggi da conoscere”.

 

5. Specchio 



 

Lo specchio è un oggetto magico ricorrente nella narrativa e nell’arte cinematografica di genere fantastico. Quando i personaggi attraversano questo oggetto, si ritrovano catapultati in una realtà dove le leggi della fisica subiscono stravolgimenti, inversioni o distorsioni (si pensi ad “Alice attraverso lo specchio”).

Lo specchio diventa una sorta di varco tra due dimensioni: una è quella familiare e conosciuta, mentre l’altra costituisce un universo parallelo, associato alla dimensione dei sogni, dei defunti o persino degli inferi.

Nel Regno Unito, circola una leggenda metropolitana inquietante: seguendo un particolare rituale, si dice che sia possibile intravedere lo spettro di Maria la Sanguinaria allo specchio. La procedura prevede di spegnere tutte le luci, abbassare le tende e porsi di fronte a una superficie riflettente. A questo punto, bisogna pronunciare tre volte il nome completo della regina: “Mary I of England, Mary I of England, Mary I of England!”. Si racconta che, in risposta a questo rito, nel riflesso buio dello specchio possa emergere il volto di Bloody Mary.

Nella mitologia cinese, invece, si fa riferimento a uno specchio magico chiamato Yeh Ching, ovverospecchio del destino”, attraverso il quale i defunti possono osservare la forma in cui rinasceranno.

 

6. Anello 



 

Si tratta di un oggetto magico presente in innumerevoli saghe, leggende e romanzi fantasy. Pensiamo all’anello del Nibelungo, all’anello di re Salomone, all’anello di Gige menzionato da Platone e naturalmente all’Unico Anello (The One Ring) creato da J.R.R. Tolkien per “Il Signore degli Anelli”.

La forma circolare è simbolo di perfezione e rimanda alla natura ciclica della vita, all’eterno ritorno. Per questo, circolare è anche un potente simbolo alchemico: l’uroboro, il serpente che si morde la coda. Rappresenta il processo di purificazione della “Materia Prima” (la sostanza primordiale) mediante la successione ciclica di distillazioni e condensazioni.

 

7. Pietra filosofale 



 

La pietra filosofale, l’oggetto magico più emblematico dell’antica arte dell’alchimia, è una sostanza catalizzatrice dotata di un potere straordinario: la capacità di riparare e purificare la corruzione della materia. Può donare l’immortalità, l’onniscienza e trasformare i metalli vili in oro.

Negli scritti esoterici, spesso è rappresentata come un uovo. I suoi tre componenti (guscio, albume e tuorlo) corrispondono ai tre ingredienti alchemici fondamentali: sale, mercurio e zolfo. È, insomma, una forma primordiale in cui sono contenuti tutti i principi della creazione, che deve essere “sgusciata” per rivelare i suoi segreti.

 

8. Spada 


 

Nella mitologia e nelle fiabe, le spade magiche sono simbolo di potere, coraggio ed eroismo nell’eterna lotta tra bene e male. Ereditate di generazione in generazione, riflettono continuità di valori all’interno di un clan o di una stirpe guerriera.

Rappresentano anche il destino, poiché sono gli strumenti tramite cui si avverano profezie, come nel mito di Excalibur.

Altre spade magiche famose, oltre alla celebre arma di Re Artù? Durlindana, appartenente a Orlando nella “Chanson de Roland”; Joyeuse, l’arma prediletta di Carlo Magno; Gramr, che Sigfrido usò per uccidere il drago Fáfnir; Tyrfing, la spada maledetta della mitologia norrena; Caladbolg, la spada di Fergus mac Róich nella mitologia irlandese; Tizona, la spada di Rodrigo Díaz de Vivar, meglio conosciuto come El Cid; Ama no Murakumo (“Spada del Paradiso”), arma leggendaria della mitologia shintoista.

 

9. Elisir 



Nei miti e nelle leggende, gli elisir sono sostanze magiche spesso associate all’immortalità o alla guarigione.

Alcuni esempi includono l’Elisir di Lunga Vita della tradizione cinese, il nettare e l’ambrosia del pantheon greco-romano, l’idromele del pantheon norreno e l’Amrita, ovvero l’acqua indiana della vita eterna.

La ricerca dell’elisir riflette il desiderio universale di trascendere la finitezza della natura umana, per salire di livello e diventare paragonabili alle divinità.

 

10. Martello magico 


 

Parlando di martelli incantati, il primo oggetto magico che viene in mente al pubblico occidentale è, senza dubbio, l’arma di Thor. Anche se molto famoso, però, non è certo l’unico a meritarsi la nostra attenzione: dobbiamo infatti citare anche Uchide no kozuchi, un martello magico di legno (a volte rappresentato come un maglio) del folklore giapponese.

Secondo la leggenda, quando si agita l’Uchide no kozuchi si può trasformare qualsiasi desiderio in realtà. È uno degli attributi della divinità Daikokuten, ma appartiene anche alle leggende che hanno come protagonisti gli oni e alla fiaba popolare di Issun-bōshi.

 

Se ti interessa il Giappone, leggi l’articolo “Cerchi un bel libro sul Giappone? Leggi qua!”.

 

Articolo scritto in collaborazione con

Ivana Vele Poletti

https://www.ivanapoletti.com/

 

lunedì 11 dicembre 2023

L’angelo Samael, ambiguo custode dell’oscurità


 


Demone o protettore? Alla scoperta di una delle figure più ambivalenti delle schiere angeliche 

 

Nel mondo delle sacre scritture, esistono figure misteriose che sfidano ogni categorizzazione tradizionale. Tra queste emerge l’angelo Samael, una presenza sfuggente ed enigmatica.

A volte etichettato come un essere oscuro, a volte come un protettore, Samael è un personaggio difficile da inquadrare. In questo articolo ci immergeremo nel suo mito, esaminandone le molteplici sfaccettature e cercando di gettare luce sulla sua figura.

Demone ribelle o servo di Dio? Scopriamolo insieme.

 

Da dove deriva il nome “Samael”? 

 

Il nome “Samael” ha un’etimologia ambigua, che può assumere diversi significati in base all’approccio considerato.

Può essere interpretato come “veleno o punizione di Dio”, derivato da “Sam’Ha’El”, un termine principalmente utilizzato nell’ebraismo e nel misticismo ebraico.

Allo stesso tempo, può essere associato al concetto del “Dio cieco” come indicato in “Sama’El”, il terzo nome del demiurgo secondo l’Apocrifo di Giovanni, un testo rinvenuto nei codici di Nag Hammâdi.

 

Samael, l’arcangelo della morte 

 

L’ambiguità di Samael non si limita all’etimologia del suo nome, ma è lo specchio perfetto della sua natura intrinseca.

Per capire meglio questa affermazione, dobbiamo rifarci al “Talmud babilonese”, il testo classico dell’Ebraismo. Qui, Samael è un arcangelo che affianca spesso Azrael (l’angelo della morte).

Il ruolo che Dio ha assegnato a Samael è quello di seduttore, distruttore e accusatore, quindi il suo temperamento lo spinge a desiderare che gli uomini agiscano seguendo il male, per metterli alla prova. Il suo comportamento ambiguo e malvagio, pertanto, è stato decretato da Yahweh, di cui rimane un servo fedele.

 



 

Samael, l’angelo ribelle 

 

Samael non compare solo nel Talmud.

Passiamo al libro di Enoch, un testo apocrifo di origine giudaica: qui, Samael è uno degli angeli ribelli che si uniscono alle donne umane, contravvenendo alle regole divine.

Questo manipolo di sovversivi, che ha scelto di abbandonare le schiere angeliche per lussuria, ha dato vita alla progenie degli angeli decaduti. Per saperne di più sulla loro storia, ti consiglio l’articolo “Chi sono gli angeli ribelli?”.

Se le oscure vicende degli angeli caduti ti affascinano, il mio romanzo “L’ombra dell’angelo” fa per te. La trama si snoda attraverso la tormentata rivolta di Daemon ai dettami divini, in una lotta interiore che lo spinge a sfidare il destino per proteggere la giovane donna di cui si è innamorato.

L’ombra dell’angelo” è disponibile su Amazon, in versione cartacea e eBook!


 

Samael, sposo di Lilith 

 

Secondo la tradizione cabalistica, Samael si innamora di Lilith: la prima moglie di Adamo, colei che si è ribellata perché non ha accettato di sottomettersi all’autorità maschile.

Lilith e Samael assumono la posizione di sovrani degli inferi, regnando su tutte le schiere demoniache e sui loro numerosi figli. Sono entrambi simboli di ribellione e ambiguità, di una natura dirompente che si rifiuta di essere incasellata in qualsiasi schema. Incarnano la duplicità dell’essere umano, che combatte ogni giorno per l’autodeterminazione, con risultati a volte positivi e a volte negativi.

Se vuoi scoprire altre curiosità sull’argomento, ti consiglio l’articolo “Lilith, Jinn e altri demoni”.

 

Lady Lilith, di Dante Gabriel Rossetti (1866–1873), Delaware Art Museum.


 

Samael, il “demiurgo malato” dello gnosticismo 

 

Per analizzare il ruolo dell’angelo Samael nello gnosticismo, dobbiamo tornare a quell’Apocrifo di Giovanni che abbiamo citato illustrando le prime nozioni etimologiche. Si tratta di un vangelo gnostico, ovvero uno di quei testi sacri nati nell’ambiente intellettuale di Alessandria d’Egitto nel II secolo circa.

Ma cos’è lo gnosticismo? Si tratta di un fenomeno culturale con connotazioni filosofiche, religiose ed esoteriche e un carattere di iniziazione, che fiorì nell’ambito della cultura ellenistica greco-romana e che raggiunse la sua massima diffusione tra il II e il IV secolo d.C.

Le sue origini sono state a lungo oggetto di dibattito e continuano a rappresentare un affascinante oggetto di indagine. Alcuni studi indicano che risalgono a un periodo precedente all’era cristiana. La concezione di una lotta titanica tra il bene e il male, che permea l’intero universo e che costituisce il nucleo della visione gnostica, può essere fatta risalire all’antica tradizione dello zoroastrismo.

Tornando all’Apocrifo di Giovanni, al suo interno apprendiamo che, in tempi antichi, la tenebra si mescolò alla luce. Quest’ultima cambiò la sua essenza e si trasformò in un elemento insano, che non era né luce né buio e che prese il nome di “arconte malato”. Questa figura, che si autoproclamò “demiurgo”, non aveva connotazioni positive, ma è definita “empia e ignorante”. Aveva tre nomi: il primo è Jaldabaoth, il secondo è Saklas, il terzo è Samael. Sì, proprio il Samael di cui abbiamo parlato fin qui. Una creatura composta da luce e buio, a ulteriore conferma della sua natura ambivalente.

Arcangelo della distruzione, demone, re degli Inferi, sposo di Lilith e perfino demiurgo: più si scava a fondo e più l’angelo Samael rivela la sua natura oscura e complessa.

A presto, per un altro viaggio nei misteri dell’esoterismo insieme al Magical Magazine!

 

Articolo scritto in collaborazione con

Ivana Vele Poletti

https://www.ivanapoletti.com/

 

lunedì 4 dicembre 2023

The Witcher (parte 2): sogni, desideri e paure ancestrali


 

 

Questo articolo contiene spoiler sulla trama della serie di libri del Witcher.

Martin Heidegger, il filosofo, porta l’esempio del rapporto che l’uomo contemporaneo ha con la natura: essa non è più altro che una immensa “risorsa”, una grande centrale da cui ricavare energia. Fiumi, mari, montagne, cielo, ognuno di questi elementi acquista un senso solo in quanto “serve” a qualche progetto dell’uomo: i fiumi sono fonti di acqua ed elettricità, i mari sono spazi di comunicazione e fonte di cibo; le montagne sono aree di villeggiatura dove sciare e passeggiare o ostacoli per il transito di una strada...”

La foresta di Brokilon. Hai conquistato tutto il mondo, amico, ovunque è pieno delle tue tracce, ovunque porti con te ciò che chiami “modernità, era di cambiamenti”, ciò che chiami “progresso”. Ma qui non vogliamo né te, né il tuo progresso. Non desideriamo i cambiamenti che porti. Non vogliamo nulla di ciò che porti. Un sibilo e un colpo. Via da Brokilon!

(Da “La spada del destino”)

La foresta di Brokilon

La foresta di Brokilon è intesa come metafora della natura che convive con altri esseri che però la rispettano, che ne usano solo lo stretto necessario per vivere e che rimpiazzano ciò che prendono. L'uomo, invece, sfrutta le risorse naturali per guadagno personale, ben al di là delle necessità contingenti imposte dalla vita.

Le Driadi, una sorta di Amazzoni della foresta, sono una tribù di sole donne che difendono la selva dall'invasione degli umani, i soli che la userebbero per altri scopi. Infatti, nella foresta vivono anche altre specie di animali sia fantastici, sia legati alla normale vita quotidiana.

Geralt ha un grande rispetto per le Driadi, ne capisce lo scopo, ma allo stesso tempo è conscio dei cambiamenti che la terra deve subire perché l'uomo possa viverci. Ci sono posti in cui la natura deve essere imbrigliata con rispetto, luoghi dove deve essere accudita come una compagna di vita e luoghi dove deve poter esprimere la propria vena selvaggia.

Purtroppo, la fede cieca nella tecnica, nella sua essenza puramente crematistica, ha portato l'uomo a credere di essere il vertice di ogni interesse al mondo. Da qui l'illusione di poter cambiare il pianeta come fosse il software di un computer, o l'uomo stesso distribuendo geni e tagliandone altri.





Il destino


La spada del destino ha due lame, e tu sei la prima lama.


Geralt usa la legge della sorpresa alla leggera e chiede il frutto di ciò che ancora non sapeva all'ignaro padre della principessa Cirilla, assumendosi così il destino della nascitura, che aveva promesso di riscuotere dopo sei anni dalla nascita. Ma facendosi beffe del destino non ottempera alla promessa, creando così disastri inconsapevoli nelle vite degli altri… il destino, inseguendo il Witcher, colpiva chi trovava sulla sua strada.

Nella foresta di Brokilon le strade di Geralt e della principessa si incrociano nuovamente e lo strigo comincia a capire lo spirito paterno. Ma si può sfuggire al proprio destino?

Non ci riuscirai comunque! Cosa credi? Non fuggirai! Sono il tuo destino, mi senti?” Gli gridò la principessa Cirilla.

Non c'è il destino, non esiste. L'unica cosa cui tutti sono destinati è la morte. E la morte è l'altra lama della spada a doppio taglio. Una sono io. E l'altra è la morte, che mi segue passo passo. Non posso, non mi è concesso mettere a repentaglio la tua vita, Ciri.

“Sono il tuo destino!” gli giunse dalla cima dell'altura, più piano, in tono più disperato.

(Da “La spada del destino”)

Il destino è ciò che sei, quello che hai ereditato dalla tua famiglia e, di conseguenza, tutti gli atti che hai compiuto nella tua vita passata, che ti hanno portato a essere chi sei e dove sei.

Geralt, essendo un mutante, è sterile e quindi non ha questo senso di paternità acquisita, ma al destino non importa. Questo è il filo conduttore che si svolge attraverso le varie avventure, il progressivo abbandono dell'io proprio, per il soddisfacimento dell'io di Cirilla, il destino della principessa in divenire passando attraverso il suo.

Leggende, miti e false ma verosimili narrazioni creano il sentiero della verità, dell'illusione da seguire per soddisfare i propri desideri, o che si credono tali. Il destino ha due lame, una sei tu, l'altra è la morte che arriverà sulla strada della verità che insegui, ma la verità è una scheggia di ghiaccio che ti colpisce gli occhi e ti rende cieco al resto del mondo che ti circonda. Che ti colpisce il cuore e l'unico profumo che segui nel vento è quello di lillà e uva spina… il profumo della maga Yennefer di Vengerberg.

Belleteyn! La Notte di Maggio! Beltane (Bel’ta-na), aveva tradizionalmente inizio con lo spuntare del Biancospino, segnava l’inizio dell’estate ed era uno dei principali passaggi tra i mondi: il periodo di Beltane fino a Samhain era chiamato an ghrian beag, il sole minore. In questo periodo gli animali venivano portati fuori dalle stalle per mangiare la fresca erba primaverile, le greggi erano condotte attraverso due fuochi per essere ritualmente purificate dalle malattie dovute al lungo inverno appena concluso.

Beltane è il momento giusto per entrare nel pieno del vigore fisico e realizzare i nostri desideri. Trasformare il sogno dell'amore lasciato libero dalle catene del possesso e appagare il desiderio di goderne senza dover rinunciare a nulla, senza la responsabilità di ciò che può nascerne. Ma può esistere l'amore senza responsabilità, senza lo scopo della riproduzione, l'amore per l'amore, solo per godere della felicità di dare e avere senza un fine ultimo superiore? Questo è un altro dei temi che si svolge all'interno dei racconti, che si contorce in una spirale apparentemente senza soluzione, data la sterilità di Geralt e di Yennefer (che ha scelto la magia al posto della fertilità).

Situazioni attese, provocate, allontanate, respinte e di nuovo cercate. Fino all'incontro con Cirilla, e qui le cose cambiano, prima solo sensazioni nascoste che affiorano, poi lentamente, ma inesorabilmente, la responsabilità verso Cirilla e il suo destino visto come quello di una figlia li porta a trasformare il loro io in un noi. Uno strigo, una maga, una principessa, un solo destino.

Chi sono i mostri della saga? Geralt, il Witcher, è il primo mostro. Un uomo che si trasforma in mostro per combattere le paure del mondo? Un diverso che deve vivere combattendo la propria diversità, sia con se stesso che nei confronti del mondo che lo circonda. Lo stesso mondo che si serve di lui quando ne ha la necessità, ma che appena può lo emargina dalla vita sociale. Un mostro che si serve della magia per diventarlo e per mantenersi tale, oggi sarebbe un OGM prodotto dalla tecnologia genetica.

“Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.”

(Lev Tolstoj, “Anna Karenina”)

 

Nello spaccato di vita che attraversa la saga, i mostri sono in ogni vicolo, in ogni villaggio, nei re, nei principi, negli straccioni, in coloro che si arrabattano per sopravvivere, nei ladri, nei mercanti, nelle città stesse, ricettacolo di immondizia della civiltà che avanza, ma verso dove? Poi ci sono i mostri veri, quelli evocati dalle nostre paure della morte, del buio che ci trascina dentro una nebbiosa palude che ci inghiotte. Chi, dunque, ci può salvare, se non il campione eterno, il Witcher che alberga nei nostri sogni di grandezza?

 

Una sorgente,

come luce nell'ombra:

nasce e scorre.

 

il destino ne sceglie

la via, ora vivila.

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN