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lunedì 4 dicembre 2023

The Witcher (parte 2): sogni, desideri e paure ancestrali


 

 

Questo articolo contiene spoiler sulla trama della serie di libri del Witcher.

Martin Heidegger, il filosofo, porta l’esempio del rapporto che l’uomo contemporaneo ha con la natura: essa non è più altro che una immensa “risorsa”, una grande centrale da cui ricavare energia. Fiumi, mari, montagne, cielo, ognuno di questi elementi acquista un senso solo in quanto “serve” a qualche progetto dell’uomo: i fiumi sono fonti di acqua ed elettricità, i mari sono spazi di comunicazione e fonte di cibo; le montagne sono aree di villeggiatura dove sciare e passeggiare o ostacoli per il transito di una strada...”

La foresta di Brokilon. Hai conquistato tutto il mondo, amico, ovunque è pieno delle tue tracce, ovunque porti con te ciò che chiami “modernità, era di cambiamenti”, ciò che chiami “progresso”. Ma qui non vogliamo né te, né il tuo progresso. Non desideriamo i cambiamenti che porti. Non vogliamo nulla di ciò che porti. Un sibilo e un colpo. Via da Brokilon!

(Da “La spada del destino”)

La foresta di Brokilon

La foresta di Brokilon è intesa come metafora della natura che convive con altri esseri che però la rispettano, che ne usano solo lo stretto necessario per vivere e che rimpiazzano ciò che prendono. L'uomo, invece, sfrutta le risorse naturali per guadagno personale, ben al di là delle necessità contingenti imposte dalla vita.

Le Driadi, una sorta di Amazzoni della foresta, sono una tribù di sole donne che difendono la selva dall'invasione degli umani, i soli che la userebbero per altri scopi. Infatti, nella foresta vivono anche altre specie di animali sia fantastici, sia legati alla normale vita quotidiana.

Geralt ha un grande rispetto per le Driadi, ne capisce lo scopo, ma allo stesso tempo è conscio dei cambiamenti che la terra deve subire perché l'uomo possa viverci. Ci sono posti in cui la natura deve essere imbrigliata con rispetto, luoghi dove deve essere accudita come una compagna di vita e luoghi dove deve poter esprimere la propria vena selvaggia.

Purtroppo, la fede cieca nella tecnica, nella sua essenza puramente crematistica, ha portato l'uomo a credere di essere il vertice di ogni interesse al mondo. Da qui l'illusione di poter cambiare il pianeta come fosse il software di un computer, o l'uomo stesso distribuendo geni e tagliandone altri.





Il destino


La spada del destino ha due lame, e tu sei la prima lama.


Geralt usa la legge della sorpresa alla leggera e chiede il frutto di ciò che ancora non sapeva all'ignaro padre della principessa Cirilla, assumendosi così il destino della nascitura, che aveva promesso di riscuotere dopo sei anni dalla nascita. Ma facendosi beffe del destino non ottempera alla promessa, creando così disastri inconsapevoli nelle vite degli altri… il destino, inseguendo il Witcher, colpiva chi trovava sulla sua strada.

Nella foresta di Brokilon le strade di Geralt e della principessa si incrociano nuovamente e lo strigo comincia a capire lo spirito paterno. Ma si può sfuggire al proprio destino?

Non ci riuscirai comunque! Cosa credi? Non fuggirai! Sono il tuo destino, mi senti?” Gli gridò la principessa Cirilla.

Non c'è il destino, non esiste. L'unica cosa cui tutti sono destinati è la morte. E la morte è l'altra lama della spada a doppio taglio. Una sono io. E l'altra è la morte, che mi segue passo passo. Non posso, non mi è concesso mettere a repentaglio la tua vita, Ciri.

“Sono il tuo destino!” gli giunse dalla cima dell'altura, più piano, in tono più disperato.

(Da “La spada del destino”)

Il destino è ciò che sei, quello che hai ereditato dalla tua famiglia e, di conseguenza, tutti gli atti che hai compiuto nella tua vita passata, che ti hanno portato a essere chi sei e dove sei.

Geralt, essendo un mutante, è sterile e quindi non ha questo senso di paternità acquisita, ma al destino non importa. Questo è il filo conduttore che si svolge attraverso le varie avventure, il progressivo abbandono dell'io proprio, per il soddisfacimento dell'io di Cirilla, il destino della principessa in divenire passando attraverso il suo.

Leggende, miti e false ma verosimili narrazioni creano il sentiero della verità, dell'illusione da seguire per soddisfare i propri desideri, o che si credono tali. Il destino ha due lame, una sei tu, l'altra è la morte che arriverà sulla strada della verità che insegui, ma la verità è una scheggia di ghiaccio che ti colpisce gli occhi e ti rende cieco al resto del mondo che ti circonda. Che ti colpisce il cuore e l'unico profumo che segui nel vento è quello di lillà e uva spina… il profumo della maga Yennefer di Vengerberg.

Belleteyn! La Notte di Maggio! Beltane (Bel’ta-na), aveva tradizionalmente inizio con lo spuntare del Biancospino, segnava l’inizio dell’estate ed era uno dei principali passaggi tra i mondi: il periodo di Beltane fino a Samhain era chiamato an ghrian beag, il sole minore. In questo periodo gli animali venivano portati fuori dalle stalle per mangiare la fresca erba primaverile, le greggi erano condotte attraverso due fuochi per essere ritualmente purificate dalle malattie dovute al lungo inverno appena concluso.

Beltane è il momento giusto per entrare nel pieno del vigore fisico e realizzare i nostri desideri. Trasformare il sogno dell'amore lasciato libero dalle catene del possesso e appagare il desiderio di goderne senza dover rinunciare a nulla, senza la responsabilità di ciò che può nascerne. Ma può esistere l'amore senza responsabilità, senza lo scopo della riproduzione, l'amore per l'amore, solo per godere della felicità di dare e avere senza un fine ultimo superiore? Questo è un altro dei temi che si svolge all'interno dei racconti, che si contorce in una spirale apparentemente senza soluzione, data la sterilità di Geralt e di Yennefer (che ha scelto la magia al posto della fertilità).

Situazioni attese, provocate, allontanate, respinte e di nuovo cercate. Fino all'incontro con Cirilla, e qui le cose cambiano, prima solo sensazioni nascoste che affiorano, poi lentamente, ma inesorabilmente, la responsabilità verso Cirilla e il suo destino visto come quello di una figlia li porta a trasformare il loro io in un noi. Uno strigo, una maga, una principessa, un solo destino.

Chi sono i mostri della saga? Geralt, il Witcher, è il primo mostro. Un uomo che si trasforma in mostro per combattere le paure del mondo? Un diverso che deve vivere combattendo la propria diversità, sia con se stesso che nei confronti del mondo che lo circonda. Lo stesso mondo che si serve di lui quando ne ha la necessità, ma che appena può lo emargina dalla vita sociale. Un mostro che si serve della magia per diventarlo e per mantenersi tale, oggi sarebbe un OGM prodotto dalla tecnologia genetica.

“Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.”

(Lev Tolstoj, “Anna Karenina”)

 

Nello spaccato di vita che attraversa la saga, i mostri sono in ogni vicolo, in ogni villaggio, nei re, nei principi, negli straccioni, in coloro che si arrabattano per sopravvivere, nei ladri, nei mercanti, nelle città stesse, ricettacolo di immondizia della civiltà che avanza, ma verso dove? Poi ci sono i mostri veri, quelli evocati dalle nostre paure della morte, del buio che ci trascina dentro una nebbiosa palude che ci inghiotte. Chi, dunque, ci può salvare, se non il campione eterno, il Witcher che alberga nei nostri sogni di grandezza?

 

Una sorgente,

come luce nell'ombra:

nasce e scorre.

 

il destino ne sceglie

la via, ora vivila.

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

 

 

 

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