Quadrature del cerchio, androgini a due teste, caducei e molti altri: decifriamo gli antichi emblemi alchemici
Una delle caratteristiche più
affascinanti dei trattati di alchimia è la loro capacità di celare significati
profondi dietro a immagini e codici oscuri, rendendoli estremamente enigmatici e difficili da interpretare.
Molti studiosi hanno dedicato la
vita alla decodifica di questi testi, per ricercare la vera essenza della
disciplina. Nell’articolo che stai leggendo, ci concentreremo sui simboli
alchemici più celebri e cercheremo di svelarne i segreti.
Simboli alchemici della “Tria Prima”
La Tria Prima è una teoria
alchemica sviluppata dal famoso medico, alchimista e filosofo svizzero
Paracelso. Secondo questa visione, il mondo è composto da
tre principi o elementi fondamentali: il mercurio, lo zolfo e il sale.
1. Il mercurio
rappresenta l'aspetto liquido e volatile dell'universo, associato all’anima,
alla capacità di trasformazione e mutazione.
2. Lo zolfo
simboleggia l'aspetto focoso e passionale, lo spirito vitale e creativo.
3. Il sale
è l'elemento solido e stabile, il corpo fisico, la manifestazione tangibile del
mondo.
Secondo Paracelso, la conoscenza
della Tria Prima era cruciale per l'arte dell'alchimia, poiché ogni sostanza
poteva essere scomposta e ricomposta in base alle proporzioni dei tre principi.
In questo modo, l'alchimista poteva trasformare la materia grezza in oro, ma
anche curare malattie e raggiungere la perfezione spirituale. Ecco, quindi, i simboli dei tre elementi.
Simboli alchemici dei quattro elementi base
I quattro elementi naturali
(aria, terra, fuoco e acqua) sono stati parte integrante della teoria alchemica
fin dall'antichità.
· L'aria
simboleggiava l'intelletto, la conoscenza e la comunicazione.
· La terra
era associata a solidità, stabilità e materialità.
· Il fuoco
rappresentava la passione, l'energia e la trasformazione.
· L'acqua
era emblema di emozione, fluidità e purificazione.
In alchimia, l'obiettivo era di combinare
i quattro elementi per creare la pietra filosofale, una sostanza
leggendaria in grado di trasmutare i metalli in oro e di conferire
l'immortalità all'uomo. Questo processo, chiamato "lavorazione
alchemica", prevedeva la combinazione, la separazione e la purificazione
dei quattro principi per creare un nuovo composto di grado superiore.
Ma c’è anche un altro livello di interpretazione. I quattro elementi naturali sono stati
utilizzati in modo metaforico per rappresentare le diverse fasi della
trasformazione spirituale dell'alchimista stesso. L’aria rappresentava lo
stadio di conoscenza e illuminazione, la terra la
materializzazione e solidificazione, il fuoco la trasformazione e l'acqua la
purificazione e rigenerazione. Ecco i simboli associati a ognuno di essi.
Hai la passione per gli antichi
messaggi in codice? Allora potrà interessarti il mio approfondimento sulle
rune, a cui ho dedicato l’articolo “RUNE: cosa sono? Come
usarle?”.
Questi caratteri grafici e
simbolici hanno da sempre influenzato la mia produzione letteraria. In
particolare, li ho utilizzati nel romanzo “Playing with daggers”,
dove le rune vengono impiegate in modo pratico per
veicolare la magia, grazie al significato figurativo dei segni stessi. Ho
sfruttato la loro versatilità attraverso un manufatto particolare creato da
Axel von Steinfeld, figlio del Duca von Steinfeld, un
nobile in lizza per il trono della porzione tedesca del Regno di Faerie. Non
rivelo di più per evitare spoiler, ma se queste informazioni ti incuriosiscono
puoi trovare “Playing with daggers” su Amazon!
Altri simboli alchemici
1. Uroboro
Nella tradizione alchemica,
simboleggia il processo di purificazione e perfezionamento della "Materia
Prima" (la sostanza primordiale che plasmò la realtà materiale nei suoi
più diversi aspetti) mediante la successione ciclica di distillazioni e
condensazioni.
L’uroboro
viene rappresentato come un serpente che si morde la
coda o come due serpenti che si rincorrono, mostrando così la divisione dei
principi costitutivi della Materia Prima durante la trasmutazione. La riunione
dei due serpenti in un unico uroboro incoronato
rappresenta la vittoria sulla trasmutazione e la conseguente creazione della
pietra filosofale, il "grande elisir" o "quintessenza".
L'immagine dell'uroboro nella tradizione alchemica risale almeno all'XI secolo: lo troviamo nella “Chrysopoeia”
di Cleopatra l’alchimista, un trattato sulla produzione dell'oro, dove questo
simbolo è rappresentato come un serpente metà bianco e metà rosso corredato dalla
scritta ἒν τὸ
Πᾶν, che significa "l'Uno (è) il
Tutto" o "Tutto è Uno". Per saperne di più su Cleopatra (da non
confondere con l’omonima regina d’Egitto!) ti rimando all’articolo “Chi
sono gli alchimisti più famosi? 10 personaggi da conoscere”.
2. Caduceo
Il caduceo è un antico simbolo formato da un bastone alato con due serpenti attorcigliati attorno. La parola italiana deriva dal latino "caducēus", che a sua volta riprende il greco antico "κηρύκειον" (kērỳkeion), un aggettivo derivante da "κῆρυξ/κᾶρυξ" (kḕryx/kāryx) che significa "araldo".
Questo simbolo risale a tempi
antichissimi: rappresentazioni del caduceo sono state ritrovate persino in
una coppa appartenente al re mesopotamico Gudea,
sovrano della città di Lagash. Nel pantheon babilonese, era associato al dio Ningishzida, mentre in quello greco-romano era lo scettro
della saggezza brandito da Ermes/Mercurio.
In molte tradizioni alchemiche, i
serpenti rappresentavano le forze opposte che dovevano essere bilanciate
e armonizzate per raggiungere la trasmutazione della materia. Il bastone alato,
invece, simboleggiava l'ascesa dell'anima e la ricerca della conoscenza
spirituale.
Il simbolismo del serpente è
ampiamente diffuso anche quando si parla di Maya, Antichi Astronauti e siti
storici misteriosi. Se ti interessa il tema, visita il sito di Stargarden Universe e inizia dall’articolo “Alieni
e Maya: facciamo chiarezza”.
3. Atanor
L'Atanor era un forno utilizzato nell'alchimia per eseguire la combustione alchemica; fu introdotto per la prima volta da Raimondo Lullo nel suo “Elucidatio Testamenti R. Lulli”. Il termine ha origini arabe ed ebraiche, rispettivamente da “at-tannūr” e “tanur”, che significano "forno", ma nella dottrina alchemica si fa risalire al greco Α-Θάνατος (A-Thánatos), ovvero "Senza-Morte". L’alfa privativa indica la capacità della fornace di lavorare all'infinito.
Per quanto riguarda la sua
rappresentazione simbolica nei trattati, poteva essere reso in varie forme, da
quella cubica o parallelepipeda a quella cilindrica. Il significato era legato
allo spirito umano, dove avvenivano le vere "combustioni" e ardeva il
Fuoco Segreto. La sua rappresentazione simbolica non faceva altro che metaforizzare
il complesso delle qualità mentali, spirituali e fisiche dell'alchimista,
le cui trasformazioni lo avrebbero portato alla realizzazione della Pietra
Filosofale.
4. L’androgino a due teste (Rebis)
Il Rebis
è stato rappresentato in diverse forme e simbologie nel corso della storia
dell'alchimia, ma l'immagine più comune è quella di una figura umana con una
testa maschile e una femminile, che simboleggia l'unione degli opposti.
Il termine deriva dal latino “res
binae”, che significa "due cose" o
"due cose mescolate insieme". Rappresenta la
dualità presente in tutti gli elementi, il principio maschile
e femminile, la materia e lo spirito, il cielo e la terra.
Il Rebis
è stato rappresentato con molte variazioni nel simbolismo dei vari tratti
alchemici. In alcuni casi, la figura androgina è raffigurata con ali e serpenti
attorcigliati intorno al corpo, emblemi di trasformazione e guarigione.
5. Quadratura alchemica del cerchio
La quadratura del cerchio è un classico
problema della geometria greca, insieme alla trisezione dell'angolo e alla
duplicazione del cubo. La sua soluzione consiste nella costruzione di un
quadrato che abbia la stessa area di un cerchio dato, utilizzando solamente
riga e compasso.
In alchimia, è stato
rappresentato con varie soluzioni: un quadrato inscritto in un cerchio e in un
triangolo, un quadrato sormontato da una croce, una piramide poggiata su un
cubo. In ogni caso, solitamente rappresentava il sacro Graal dell’alchimia: la
pietra filosofale, capace di trasformare i metalli vili in oro.
6. Oro alchemico
Concludiamo con
lui, il sovrano dei simboli alchemici: l’oro, il metallo più importante e
ambito, emblema del massimo livello di perfezione spirituale e materiale
che l'alchimista poteva raggiungere. Era simboleggiato da diverse immagini,
come il sole, il leone o il re, ma anche attraverso figure geometriche come il
cerchio o il quadrato.
Era considerato il metallo
perfetto perché non si arrugginisce, non perde mai il suo splendore e non viene danneggiato dal fuoco. L'alchimista, quindi, puntava a
raggiungere la capacità di trasformare la materia grezza e impura in una
sostanza preziosa e perfetta. Non era una semplice ricerca di ricchezza
tangibile, bensì un vero e proprio viaggio spirituale, la cui ultima tappa era l’ascesa
alla saggezza divina.
Articolo scritto in collaborazione con
Ivana Vele Poletti