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lunedì 29 maggio 2023

Quali sono i simboli alchemici? Breve guida



Quadrature del cerchio, androgini a due teste, caducei e molti altri: decifriamo gli antichi emblemi alchemici 

 

Una delle caratteristiche più affascinanti dei trattati di alchimia è la loro capacità di celare significati profondi dietro a immagini e codici oscuri, rendendoli estremamente enigmatici e difficili da interpretare.

Molti studiosi hanno dedicato la vita alla decodifica di questi testi, per ricercare la vera essenza della disciplina. Nell’articolo che stai leggendo, ci concentreremo sui simboli alchemici più celebri e cercheremo di svelarne i segreti.

 

Simboli alchemici della “Tria Prima” 

 

La Tria Prima è una teoria alchemica sviluppata dal famoso medico, alchimista e filosofo svizzero Paracelso. Secondo questa visione, il mondo è composto da tre principi o elementi fondamentali: il mercurio, lo zolfo e il sale.

1.    Il mercurio rappresenta l'aspetto liquido e volatile dell'universo, associato all’anima, alla capacità di trasformazione e mutazione.

2.    Lo zolfo simboleggia l'aspetto focoso e passionale, lo spirito vitale e creativo.

3.   Il sale è l'elemento solido e stabile, il corpo fisico, la manifestazione tangibile del mondo.

Secondo Paracelso, la conoscenza della Tria Prima era cruciale per l'arte dell'alchimia, poiché ogni sostanza poteva essere scomposta e ricomposta in base alle proporzioni dei tre principi. In questo modo, l'alchimista poteva trasformare la materia grezza in oro, ma anche curare malattie e raggiungere la perfezione spirituale. Ecco, quindi, i simboli dei tre elementi.



 

Simboli alchemici dei quattro elementi base 

 

I quattro elementi naturali (aria, terra, fuoco e acqua) sono stati parte integrante della teoria alchemica fin dall'antichità.

·      L'aria simboleggiava l'intelletto, la conoscenza e la comunicazione.

·      La terra era associata a solidità, stabilità e materialità.

·      Il fuoco rappresentava la passione, l'energia e la trasformazione.

·      L'acqua era emblema di emozione, fluidità e purificazione.

In alchimia, l'obiettivo era di combinare i quattro elementi per creare la pietra filosofale, una sostanza leggendaria in grado di trasmutare i metalli in oro e di conferire l'immortalità all'uomo. Questo processo, chiamato "lavorazione alchemica", prevedeva la combinazione, la separazione e la purificazione dei quattro principi per creare un nuovo composto di grado superiore.

Ma c’è anche un altro livello di interpretazione. I quattro elementi naturali sono stati utilizzati in modo metaforico per rappresentare le diverse fasi della trasformazione spirituale dell'alchimista stesso. L’aria rappresentava lo stadio di conoscenza e illuminazione, la terra la materializzazione e solidificazione, il fuoco la trasformazione e l'acqua la purificazione e rigenerazione. Ecco i simboli associati a ognuno di essi.


 

Hai la passione per gli antichi messaggi in codice? Allora potrà interessarti il mio approfondimento sulle rune, a cui ho dedicato l’articolo “RUNE: cosa sono? Come usarle?”.

Questi caratteri grafici e simbolici hanno da sempre influenzato la mia produzione letteraria. In particolare, li ho utilizzati nel romanzo “Playing with daggers, dove le rune vengono impiegate in modo pratico per veicolare la magia, grazie al significato figurativo dei segni stessi. Ho sfruttato la loro versatilità attraverso un manufatto particolare creato da Axel von Steinfeld, figlio del Duca von Steinfeld, un nobile in lizza per il trono della porzione tedesca del Regno di Faerie. Non rivelo di più per evitare spoiler, ma se queste informazioni ti incuriosiscono puoi trovare “Playing with daggers” su Amazon!



 

Altri simboli alchemici 

 

1. Uroboro 



Nella tradizione alchemica, simboleggia il processo di purificazione e perfezionamento della "Materia Prima" (la sostanza primordiale che plasmò la realtà materiale nei suoi più diversi aspetti) mediante la successione ciclica di distillazioni e condensazioni.

L’uroboro viene rappresentato come un serpente che si morde la coda o come due serpenti che si rincorrono, mostrando così la divisione dei principi costitutivi della Materia Prima durante la trasmutazione. La riunione dei due serpenti in un unico uroboro incoronato rappresenta la vittoria sulla trasmutazione e la conseguente creazione della pietra filosofale, il "grande elisir" o "quintessenza".

L'immagine dell'uroboro nella tradizione alchemica risale almeno all'XI secolo: lo troviamo nella “Chrysopoeia” di Cleopatra l’alchimista, un trattato sulla produzione dell'oro, dove questo simbolo è rappresentato come un serpente metà bianco e metà rosso corredato dalla scritta ἒν τὸ Πᾶν, che significa "l'Uno (è) il Tutto" o "Tutto è Uno". Per saperne di più su Cleopatra (da non confondere con l’omonima regina d’Egitto!) ti rimando all’articolo “Chi sono gli alchimisti più famosi? 10 personaggi da conoscere”.

 

2. Caduceo 



Il caduceo è un antico simbolo formato da un bastone alato con due serpenti attorcigliati attorno. La parola italiana deriva dal latino "caducēus", che a sua volta riprende il greco antico "κηρύκειον" (kērỳkeion), un aggettivo derivante da "κῆρυξ/κᾶρυξ" (kḕryx/kāryx) che significa "araldo".

Questo simbolo risale a tempi antichissimi: rappresentazioni del caduceo sono state ritrovate persino in una coppa appartenente al re mesopotamico Gudea, sovrano della città di Lagash. Nel pantheon babilonese, era associato al dio Ningishzida, mentre in quello greco-romano era lo scettro della saggezza brandito da Ermes/Mercurio.

In molte tradizioni alchemiche, i serpenti rappresentavano le forze opposte che dovevano essere bilanciate e armonizzate per raggiungere la trasmutazione della materia. Il bastone alato, invece, simboleggiava l'ascesa dell'anima e la ricerca della conoscenza spirituale.

Il simbolismo del serpente è ampiamente diffuso anche quando si parla di Maya, Antichi Astronauti e siti storici misteriosi. Se ti interessa il tema, visita il sito di Stargarden Universe e inizia dall’articolo “Alieni e Maya: facciamo chiarezza”.

 

3. Atanor 



L'Atanor era un forno utilizzato nell'alchimia per eseguire la combustione alchemica; fu introdotto per la prima volta da Raimondo Lullo nel suo “Elucidatio Testamenti R. Lulli”. Il termine ha origini arabe ed ebraiche, rispettivamente da “at-tannūr” e “tanur”, che significano "forno", ma nella dottrina alchemica si fa risalire al greco Α-Θάνατος (A-Thánatos), ovvero "Senza-Morte". L’alfa privativa indica la capacità della fornace di lavorare all'infinito.

Per quanto riguarda la sua rappresentazione simbolica nei trattati, poteva essere reso in varie forme, da quella cubica o parallelepipeda a quella cilindrica. Il significato era legato allo spirito umano, dove avvenivano le vere "combustioni" e ardeva il Fuoco Segreto. La sua rappresentazione simbolica non faceva altro che metaforizzare il complesso delle qualità mentali, spirituali e fisiche dell'alchimista, le cui trasformazioni lo avrebbero portato alla realizzazione della Pietra Filosofale.

 

4. L’androgino a due teste (Rebis



Il Rebis è stato rappresentato in diverse forme e simbologie nel corso della storia dell'alchimia, ma l'immagine più comune è quella di una figura umana con una testa maschile e una femminile, che simboleggia l'unione degli opposti.

Il termine deriva dal latino “res binae”, che significa "due cose" o "due cose mescolate insieme". Rappresenta la dualità presente in tutti gli elementi, il principio maschile e femminile, la materia e lo spirito, il cielo e la terra.

Il Rebis è stato rappresentato con molte variazioni nel simbolismo dei vari tratti alchemici. In alcuni casi, la figura androgina è raffigurata con ali e serpenti attorcigliati intorno al corpo, emblemi di trasformazione e guarigione.

 

5. Quadratura alchemica del cerchio 



La quadratura del cerchio è un classico problema della geometria greca, insieme alla trisezione dell'angolo e alla duplicazione del cubo. La sua soluzione consiste nella costruzione di un quadrato che abbia la stessa area di un cerchio dato, utilizzando solamente riga e compasso.

In alchimia, è stato rappresentato con varie soluzioni: un quadrato inscritto in un cerchio e in un triangolo, un quadrato sormontato da una croce, una piramide poggiata su un cubo. In ogni caso, solitamente rappresentava il sacro Graal dell’alchimia: la pietra filosofale, capace di trasformare i metalli vili in oro.

 

6. Oro alchemico 



Concludiamo con lui, il sovrano dei simboli alchemici: l’oro, il metallo più importante e ambito, emblema del massimo livello di perfezione spirituale e materiale che l'alchimista poteva raggiungere. Era simboleggiato da diverse immagini, come il sole, il leone o il re, ma anche attraverso figure geometriche come il cerchio o il quadrato.

Era considerato il metallo perfetto perché non si arrugginisce, non perde mai il suo splendore e non viene danneggiato dal fuoco. L'alchimista, quindi, puntava a raggiungere la capacità di trasformare la materia grezza e impura in una sostanza preziosa e perfetta. Non era una semplice ricerca di ricchezza tangibile, bensì un vero e proprio viaggio spirituale, la cui ultima tappa era l’ascesa alla saggezza divina.

 

Articolo scritto in collaborazione con

Ivana Vele Poletti

https://www.ivanapoletti.com/

 

 

lunedì 22 maggio 2023

Chi sono gli alchimisti più famosi? 10 personaggi da conoscere

 


 

Gli alchimisti e le alchimiste che hanno fatto la storia 

 

Come abbiamo visto nell’articolo “Alchimia: cos’è? Storia e curiosità”, gli alchimisti cercavano di trasmutare i metalli in oro e di trovare l'elisir dell'immortalità, utilizzando metodi scientifici, filosofici e mistici. Molti dei loro esperimenti non ebbero successo, ma alcuni degli studiosi più famosi hanno contribuito alla nascita della moderna chimica.

In questo articolo scopriremo 10 alchimisti che hanno fatto la storia, grandi uomini e donne che hanno saputo influenzare le pratiche esoteriche dai tempi più remoti fino ai giorni nostri, tra leggenda e realtà!

 

Chi sono gli alchimisti più famosi? 10 celebri praticanti 

 

1. Ruggero Bacone 

CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=131754


Conosciuto anche come “Doctor Mirabilis”, Bacone è stato uno dei maggiori pensatori del suo tempo. Nonostante i numerosi ostacoli e gli arresti dovuti alle sue idee rivoluzionarie, fu in grado di fare molte scoperte e diede un grande contributo alle scienze moderne.

Ruggero Bacone non accettava acriticamente le autorità stabilite, sia in campo teologico che scientifico. La sua “Opus Majus” conteneva trattazioni su matematica, ottica, alchimia, produzione della polvere da sparo e descriveva posizioni e movimenti dei corpi celesti. Quest’opera anticipò molte invenzioni future, come il microscopio, il telescopio, gli occhiali, gli aeromobili e le navi a vapore. Studiò anche l'astrologia: era convinto che i corpi celesti influenzassero il destino e la mente degli esseri umani.

 

2. Tommaso D’Aquino 



Dopo il “Doctor Mirabilis”, passiamo a colui che era chiamato il “Doctor Angelicus”: Tommaso D’Aquino, uno dei più grandi teologi occidentali nonché il punto di incontro tra la cristianità e la filosofia greca.

I suoi studi alchemici sono contenuti soprattutto nei saggi “Trattato sulla pietra filosofale” e “L'arte dell'alchimia”, riuniti nel terzo volume del Theatrum Chemicum sotto l’enigmatico titolo “Secreta Alchimiae”.

Dopo la sua morte, il suo sistema di dottrine filosofiche e teologiche (chiamato “tomismo”) generò parecchie polemiche. Nel XVII secolo, in particolare, i due trattati sull'alchimia furono giudicati non autentici da diversi critici: ci si chiedeva come un santo e un genio di quella caratura potesse credere in una pratica che molti consideravano "opera del demonio" o almeno una fantasia senza fondamento. In realtà, Tommaso D’Aquino era un grande estimatore dell’alchimia, non solo perché aveva studiato sotto la guida di Alberto Magno, ma anche perché nel XIII secolo questa disciplina era considerata una delle scienze più precise e veniva studiata con la stessa attenzione riservata all'aritmetica, alla cosmologia, alla fisica e alla musica.

 

3. Isaac Newton 



L’avresti mai detto? Anche il celeberrimo scienziato che elaborò i principi della dinamica e la legge di gravitazione universale praticò l’alchimia!

Newton era molto interessato a questa disciplina: il suo biografo Richard Westfall ha calcolato che scrisse oltre un milione di parole a riguardo. Il suo interesse per la materia era così grande che, secondo alcuni studiosi, passò più tempo a studiare l'alchimia che a fare scienza. Inoltre, tra le sue carte personali sono stati trovati molti manoscritti redatti in calligrafie differenti, il che ha fatto supporre che facesse parte di un circolo segreto di alchimisti che si scambiavano informazioni in codice.

Andò oltre alla semplice pratica dell'alchimia e scrisse anche la ricetta per la creazione del mercurio sofico, una sostanza necessaria per la produzione della pietra filosofale. Il linguaggio utilizzato era ermetico e allegorico, ma per gli iniziati non doveva essere difficile da comprendere. Descrisse la formula come composta da una parte di drago impetuoso, due colombe di Diana e almeno sette aquile di mercurio. È stata resa nota di recente dalla Chemical Heritage Foundation.

 

4. Jabir ibn Hayyan 



Jabir ibn Hayyan, nato in Persia, è considerato uno dei più grandi alchimisti medievali e, da molti storici della scienza, il punto di passaggio tra l'alchimia e la chimica. Oltre a essere alchimista era filosofo, geografo e farmacista.

Si ritiene che la teoria alchemica abbia tratto il suo impianto teorico proprio dalle sue teorie; in particolare, analizzò ciascuno dei quattro elementi aristotelici (fuoco, acqua, terra, aria) e li associò alle loro quattro qualità di base: caldo, freddo, secco e umido.

Secondo Jabir ibn Hayyan, ogni metallo era una combinazione di questi quattro principi, contrapposti a coppie e spesso presenti in quantità variabile in ciascun materiale. Egli riteneva che l'oro, considerato il metallo perfetto, scaturisse da una sintesi armonica tra queste qualità.

 

5. Ildegarda di Bingen 

Di https://wellcomeimages.org


Ildegarda di Bingen (1098-1179) è stata una figura molto influente nella storia della medicina e della scienza medievale. Oltre a essere teologa, mistica e scrittrice, era anche esperta di erbe medicinali e di rimedi naturali. La sua conoscenza delle proprietà curative delle piante è stata tramandata attraverso i suoi scritti, tra cui il famoso "Physica", che ha avuto un enorme impatto sulla medicina medievale.

Ildegarda credeva nella trasformazione della materia e riteneva che la creazione del mondo fosse stata guidata dall'azione degli elementi, che potevano essere modificati attraverso l'uso di processi alchemici. In alcune delle sue opere, come il "Liber divinorum operum", descrisse la trasmutazione dei metalli e la preparazione di elisir curativi, dimostrando un’ottima conoscenza dell'alchimia e delle sue pratiche. Alcuni dei suoi trattati contenevano anche immagini e simboli alchemici, come il serpente e il dragone. Se ti interessa approfondire le sue teorie, ne ho parlato anche nell’articolo “Pietre e cristalli: proprietà e benefici”.

Curiosità: se ti affascina la figura di Ildegarda di Bingen, potrebbe interessarti sapere che sarà citata nel secondo volume del romanzo distopico "Dark Ghost", che segue le vicende del bio-hacker Jo Jo Nishimura. In questo nuovo capitolo, il lettore verrà trasportato nel regno utopico di Nuova Eden, dove le proprietà e le vibrazioni dei cristalli sono sfruttate in tutte le loro potenzialità.

Per scoprire altri particolari sulla storia e sull'universo di "Dark Ghost", puoi visitare la pagina ufficiale del romanzo su Amazon!



 

6. Paracelso 



Paracelso, noto medico e alchimista svizzero del XVI secolo, propose una nuova forma di alchimia che non si basava sulla trasmutazione dei metalli, ma piuttosto sui vegetali, e che egli chiamò "spagiria". Nei suoi dieci libri degli "Archidoxa", spiegò che la natura possiede delle forze di guarigione chiamate "Archei", spiriti incorporei che possono essere portati alla luce grazie all'arte dell'alchimia. I quattro Archei principali sono la prima materia, il lapis philosophorum, il mercurium vitae e la tintura.

Paracelso non collegò più l'insorgenza delle malattie allo squilibrio dei quattro umori (bile nera, bile gialla, flegma e sangue), come invece faceva la teoria predominante dell'epoca, ma sostenne che i problemi di salute avevano origine dall'azione degli Archei, capaci di alterare i principi spagirici presenti nei quattro elementi dell'organismo.

 

7. Maria la Giudea 



Maria la Giudea (nota anche come Miriam la Giudea) è stata una figura importante nell'ambito dell'alchimia medievale. Purtroppo, le informazioni a suo riguardo sono molto scarse e frammentarie.

Secondo la tradizione, era una donna ebrea che visse in Germania nel XIII secolo: si dice che abbia sviluppato nuove tecniche di lavorazione dei metalli e delle pietre preziose e che abbia scritto numerosi trattati sull'argomento. Nessuno di questi è giunto fino a noi, ma sono citati con dovizia di particolari nei testi ermetici successivi.

 

8. Cleopatra l’Alchimista 



Cleopatra l'alchimista (da non confondere con la famosa regina d'Egitto) è una figura misteriosa della storia dell'alchimia, la cui esistenza è stata a lungo oggetto di dibattito tra gli storici. Alcuni sostengono che sia solo una leggenda, mentre altri credono che sia vissuta davvero nel XII secolo.

Secondo diverse fonti, era una donna bizantina o egiziana che visse durante il regno dell'imperatore Costantino. Molto abile nell'arte dell'alchimia, dedicò gran parte della sua vita alla ricerca della pietra filosofale, la sostanza che, secondo la leggenda alchemica, sarebbe in grado di trasmutare i metalli in oro e conferire l'immortalità a chi la possedesse.

 

9. Zosimo di Panopoli 



Zosimo di Panopoli era un alchimista egiziano noto per aver scritto alcuni dei primi testi alchemici in greco antico. Mentre alcune fonti lo registrano come originario di Panopoli o di Tebe, altre lo collocano ad Alessandria. È l'autore di un ampio corpus di trattati alchemici, tra cui “Degli apparecchi e delle fornaci”, conservato presso la Biblioteca Marciana di Venezia.

Fu il primo a adottare un approccio sistematico alla scrittura di opere alchemiche e a firmare i propri testi. Le sue idee erano una sintesi unica di influssi provenienti dal neoplatonismo, dal cristianesimo, dallo gnosticismo e dall'ermetismo. Secondo la sua concezione, il processo di trasformazione dei metalli rappresentava simbolicamente un percorso di purificazione e iniziazione del praticante stesso.

 

10. Dottor Johannes Faust 



Faust è universalmente noto come uno dei personaggi più emblematici della cultura popolare europea. La sua storia, diffusa in molteplici varianti, narra di un erudito umanista votato alle scienze, insoddisfatto perché la conoscenza ottenibile dai libri non bastava a saziare la sua sete di sapere. Per questo, decise di ricorrere alla magia e invocare l'aiuto del sovrannaturale. Una notte, creò un cerchio magico che fece apparire l’angelo caduto Mefistofele, il quale gli propose un patto: avrebbe potuto godere appieno della vita per un determinato periodo di tempo, ma al termine dei suoi giorni avrebbe dovuto restituire la sua anima a Lucifero e subire l'eterna condanna dell'inferno.

Questa figura leggendaria ha assunto diverse forme nelle opere degli autori che l'hanno descritto, ma la sua origine è riconducibile a un personaggio storico. I primi documenti che lo menzionano ne situano la nascita fra il 1460 e il 1470 a Helmstadt, un villaggio vicino a Heidelberg, sebbene alcune versioni successive affermino che sia nato a Kundling, ora nota come Knittlingen, nel Baden-Württemberg. Morì a Staufen tra il 1536 e il 1539, vittima di un'esplosione avvenuta durante un esperimento alchemico. La Chiesa interpretò questa tragica fine come prova che era stato il diavolo a far concludere la sua vita.

Questo personaggio mi ha sempre affascinata, tanto che ho scelto di dedicare la mia tesi di laurea magistrale alla sua analisi. La mia ricerca si è concentrata sulla sua descrizione nel folklore e nell’arte, fino all'opera di Thomas Mann "Doktor Faustus", che ha unito la magia della letteratura alla magia della musica. Se anche tu sei interessato/a a questo tema, ti suggerisco di leggere l'articolo “Musica e letteratura: collegamenti tra due arti magiche”.

 

Articolo scritto in collaborazione con

Ivana Vele Poletti

https://www.ivanapoletti.com/

 

 

lunedì 8 maggio 2023

5 negromanti famosi, tra mito e realtà



Dai personaggi biblici alle medium di epoca vittoriana: alla scoperta dell’arte di evocare i defunti 

 

Il confine tra leggenda e realtà si dissolve, quando si parla dei negromanti più celebri mai esistiti.

Dai personaggi del mito agli studiosi dell'occulto, c'è qualcosa di intrigante nell'idea di poter parlare con i defunti o addirittura sfidare la morte stessa. In questo articolo, esploreremo le vicende di alcuni dei più famosi negromanti della storia, tra cui la strega di Endor, John Dee e il Dottor Faust. Attraverso questi racconti, scopriremo come la ricerca del potere e della conoscenza può portare a conseguenze terribili e, in alcuni casi, fatali.

 

5 negromanti famosi

 

1. Strega di Endor 



 

La "Strega di Endor" è una figura della Bibbia, descritta come una negromante con il potere di evocare gli spiriti dei morti. Nel primo libro di Samuele non viene citato il suo nome, ma nella tradizione rabbinica è identificata come Zefania, madre di Abner, primo cugino e comandante in capo dell'esercito di re Saul.

La storia narra che, prima della battaglia di Gilboa, re Saul (che aveva espulso tutti i negromanti e i maghi da Israele) si recò in incognito a Endor per incontrare la Strega, nota per possedere un talismano capace di evocare gli spiriti dei defunti.

Saul le chiese di richiamare lo spirito del profeta Samuele, per avere indicazioni sul suo destino. Tuttavia, l’oracolo non gli diede le risposte che cercava, anzi: gli predisse l’imminente caduta del regno. Inoltre Saul divenne reo di un grave peccato, perché la negromanzia era proibita dalla Torah.

La strega di Endor è una figura misteriosa e potente, in grado di fronteggiare persino i grandi re della sua epoca. Una donna forte, come le protagoniste dei miei libri! Parlando di stregoneria, mi viene subito il mente il personaggio di Kara, una moderna sciamana in grado di padroneggiare l’antica magia vichinga chiamata seiðr. Se vuoi conoscerla, non ti resta che dare un’occhiata alla pagina Amazon del suo romanzo: “Playing with daggers!”.



 

2. John Dee 


 

John Dee era un matematico, astronomo, filosofo e studioso dell'occulto inglese del XVI secolo. Fu anche uno dei consiglieri più importanti della regina Elisabetta I.

Era interessato a molte forme di conoscenza, tra cui l'alchimia, la magia e l'astrologia. Credeva che queste discipline potessero fornire una comprensione più profonda dell'universo e che potessero essere utilizzate per raggiungere la conoscenza divina. Uno dei suoi interessi principali era la negromanzia: sosteneva di avere la capacità di parlare con gli spiriti dei morti e cercava di utilizzare questa abilità per ottenere informazioni sul futuro.

Nonostante le numerose accuse di stregoneria e il furto dei suoi libri da parte di ladri ignoti, John Dee non perse mai il favore della regina Elisabetta I. Anzi, la sovrana lo nominò cancelliere della Cattedrale di San Paolo a Londra e in seguito sovrintendente del Christ College di Manchester.

La sua figura continuò (e continua tuttora) a ispirare l’arte e la letteratura di ogni epoca. Oltre a comparire nei romanzi di celebri scrittori come Lovecraft ed Eco, John Dee ha influenzato anche la cultura pop: basti pensare che è un celebre super criminale dei fumetti della DC Comics.

 

3. Dottor Johannes Faust 



Ho sempre avuto un forte interesse per la storia dell'occulto. Con la mia tesi di laurea magistrale, infatti, ho esplorato la figura del Dottor Faust, celebre mago e negromante, dal folklore fino all'opera di Thomas Mann "Doktor Faustus", che stabilisce un legame tra la magia nella letteratura e quella nella musica.

Ma chi era l’uomo dietro alla leggenda? Johannes Faust nacque probabilmente tra il 1460 e il 1470 a Helmstadt, una località vicina a Heidelberg, sebbene alcune fonti suggeriscano Kundling, l'attuale Knittlingen (Baden-Württemberg). Si dice che abbia studiato magia a Cracovia, ma altri documenti indicano che si iscrisse all'Università di Heidelberg nel 1509.

Il suo nome latino, Faustus, era un soprannome che significava "il fortunato" e lo usava per presentarsi come un umanista in grado di dispensare la buona sorte. Fu preso in grande considerazione da persone importanti come Franz von Sickingen, amico di Ulrich von Hutten, un seguace di Lutero, che gli affidò per un po' di tempo l'educazione dei suoi figli. Tuttavia, a causa della sua mancanza di moralità, fu allontanato. In seguito a un'accusa di negromanzia, Faust fuggì da una città all'altra in Germania; si dice che sia morto a Staufen tra il 1536 e il 1539 a causa di una terribile esplosione, mentre stava facendo un esperimento di alchimia.

 

4. Allan Kardec 



In epoca vittoriana, la pratica della negromanzia cominciò a essere inserita nella più ampia corrente dello spiritismo, molto in voga all’epoca. Parecchi personaggi celebri sostenevano la veridicità di queste arti occulte, come ad esempio Sir Arthur Conan Doyle. Oltre a credere che si potessero evocare i defunti, il “papà” di Sherlock Holmes era convinto che esistessero persone in grado di vedere gnomi, folletti e altri spiritelli magici. Se vuoi saperne di più, ti rimando all’articolo “Chi sono le fate? Ecco 10 segreti per conoscerle”.

Tornando all’argomento principale, il fondatore e codificatore dello spiritismo fu il filosofo francese Allan Kardec (pseudonimo di Hippolyte Léon Denizard Rivail). Nel maggio del 1855, durante una sessione con la celebre medium Madame de Plainemaison, entrò in contatto con uno spirito di nome Zephyr, che gli affidò il compito di essere il portavoce dei defunti.

In seguito, Kardec interrogò altri spiriti e annotò in un corpus organizzato i dati che ottenne. Il suo primo libro sull’argomento, intitolato "Il libro degli spiriti", fu pubblicato il 18 aprile 1857 a Parigi: conteneva le risposte a 502 domande (1.019 nelle edizioni successive) riguardanti la natura degli spiriti, il mondo ultraterreno e la relazione tra la dimensione incorporea e quella materiale.

Pubblicò una corposa serie di altri saggi, tra cui "Cos'è lo spiritismo" (1859), "Il libro dei medium" (1861), "Il vangelo secondo lo spiritismo" (1864), "Il cielo e l'inferno" (1865) e "La Genesi" (1868). Nel gennaio del 1858, lanciò anche la "Revue Spirite" (Rivista Spiritista), che continuò a pubblicare fino alla sua morte, e fondò la "Società Parigina degli Studi Spiritisti".

 

5. Le sorelle Fox 



Concludiamo con la storia sorprendente delle medium più famose dell’epoca vittoriana, che meritano uno spazio più approfondito. Una vicenda ricca di mistero e colpi di scena, dal finale drammatico. Vediamola nel dettaglio.

La casa infestata 

Kate, Leah e Margaret (detta Maggie) Fox sono state tre sorelle americane che hanno avuto un ruolo fondamentale nella nascita e nella diffusione del movimento spiritista nei paesi anglosassoni.

La casa della famiglia Fox era conosciuta come una "casa stregata" e infestata da fantasmi, tanto che i precedenti inquilini l'avevano abbandonata. Nel marzo del 1848, cominciò a essere tormentata da strani eventi inspiegabili. Maggie, Kate e i loro genitori udirono dei rumori di mobili che si spostavano, schiocchi di dita e colpi alle porte, alle pareti, al pavimento e al soffitto. Nonostante le indagini e la ricerca di spiegazioni logiche, i fenomeni continuarono a ripetersi.

La scoperta dell’entità 

Dopo diversi giorni di terrore, Maggie e Kate decisero di affrontare l'entità misteriosa che infestava la casa. Sfidarono lo spirito a interagire con loro e gli chiesero di produrre un numero di colpi uguale alla loro età. Lui rispose in modo corretto. La notizia si diffuse rapidamente e una marea di persone giunse ad assistere alle manifestazioni dell'entità, che si presentava solo in presenza delle due sorelle.

All’inizio, le due ragazze si riferirono al presunto spirito come "Mr. Splitfoot" (Signor Piede-Biforcuto, un soprannome spesso associato al Diavolo), ma successivamente l’entità affermò di essere lo spirito di un venditore ambulante di nome Charles B. Rosma, assassinato in quella stessa casa cinque anni prima e sepolto in segreto nella cantina.

Ascesa e caduta 

In seguito, le due si trasferirono vicino alla terza sorella Leah, dove continuarono l’attività di medium. Divennero celebri rapidamente e iniziarono a organizzare sedute pubbliche a New York, che attirarono l'attenzione di personaggi importanti. Tra questi vi era Horace Greeley, un influente editore e politico, che diventò una sorta di mentore per Kate e Margaret e le introdusse all'interno dell’élite newyorkese. Tuttavia, la lontananza delle due sorelle dalla famiglia si rivelò dannosa quando iniziarono ad abusare di alcol.

Intorno al 1888, Kate e Maggie furono coinvolte in una disputa con la sorella Leah e altri leader spiritisti. Con l'intento di ferire Leah il più possibile, le due donne decisero di accettare una ricompensa di 1.500 dollari in cambio della verità sui loro metodi e l'esclusiva sulla loro storia. In presenza di un pubblico di 2.000 persone, Margaret dimostrò di poter simulare artificialmente i presunti tocchi provenienti dagli spiriti dei defunti. Questa rivelazione, però, provocò la rovina delle due. Nel giro di cinque anni, dopo essere state abbandonate da amici e parenti, morirono una dopo l’altra in solitudine e povertà.

 

Articolo scritto in collaborazione con

Ivana Vele Poletti

https://www.ivanapoletti.com/