Cosa ti viene in mente se dico “Vichinghi”? Probabilmente un popolo di rozzi guerrieri, dediti alle scorribande e alle gozzoviglie più sfrenate. In parte è vero, ma i Vichinghi non erano solo questo. Erano anche grandi amanti di poemi e saghe mitologiche. Presso i nobili era molto richiesta la figura dello “scaldo”, poeta di corte assimilabile al bardo della cultura celtica.
Non solo guerrieri e festaioli, quindi: i Vichinghi erano anche poeti. Inoltre, praticavano l’arte della divinazione e la scrittura di testi sacri con le rune.
Ma in cosa si differenziano le rune vichinghe dalle altre rune?
Quante sono e come sono fatte?
Scopriamolo in questo articolo!
Rune vichinghe: 10 curiosità da scoprire
1. Le rune vichinghe, usate in Scandinavia e in altri insediamenti vichinghi dal IX secolo in poi, sono anche conosciute col nome di “Futhark recente”, “rune scandinave”, oppure “alfabeto dei norreni”.
2. Perché vengono chiamate “Futhark recente”? Perché derivano dal Futhark antico germanico, un alfabeto runico in uso dal II all’VIII secolo. La denominazione “Futhark” è dovuta al suono delle prime 6 rune dell’alfabeto: F-U-TH-A-R-K.
3. Il passaggio tra i due alfabeti non fu brusco, ma graduale. Tra il 650 e l’800 ci fu un periodo di transizione, testimoniato da pietre runiche incise con un misto di alfabeto antico e recente. Qualche esempio: le pietre runiche svedesi di Björketorp, Stentoften e Rök, nonché la pietra runica danese di Snoldelev.
4. Mentre il Futhark antico germanico contava 24 rune, le rune vichinghe comprendevano solo 16 caratteri.
5. L’introduzione delle rune vichinghe avvenne nello stesso momento in cui la lingua proto-norrena ebbe un’evoluzione, tramutandosi nel norreno vero e proprio.
6. Mentre il Futhark antico era un alfabeto elitario, le rune vichinghe erano molto più diffuse. Infatti, ci sono rimaste ben 6000 pietre runiche vichinghe!
7. Il più antico catalogo di rune vichinghe a noi pervenuto è l’”Abecedarium Nordmannicum” ("abbecedario normanno"), risalente all’alto Medioevo. Purtroppo l’originale è andato distrutto, ma ci rimane una copia ottocentesca conservata nella biblioteca dell’abbazia di San Gallo, in Svizzera. Presenta le 16 rune vichinghe sottoforma di breve poema.
8. Ci sono altri due cataloghi di rune vichinghe: il poema runico norvegese e il poema runico islandese. Non solo elencano tutte le 16 rune, ma per ognuna ne chiariscono il significato con una strofa poetica. Per esempio, nel poema runico islandese la prima runa (“fé”) è descritta così: “Ricchezza – Fé/fonte di discordia fra parenti/e fuoco del mare/e percorso del serpente” (traduzione tratta da “Wiccanews”). Probabilmente le rime servivano a memorizzare l’alfabeto.
9. Ci sono due tipologie di rune vichinghe: quelle a rami lunghi, danesi, e quelle a rami corti, svedesi e norvegesi. Come mai questa differenziazione? Il motivo non è ancora chiaro, i linguisti hanno dibattuto per secoli sulla questione. L’ipotesi più accreditata è che le rune a rami lunghi fossero destinate a scrivere sulla pietra, mentre quelle a rami corti servissero per i messaggi pubblici o privati su legno.
10. Come sono fatte le rune vichinghe? Puoi scoprirlo nell’immagine sottostante.
Ed ecco come si leggono:
fé (ᚠ, "ricchezza")
úr (ᚢ, "ferro"/"pioggia")
þurs (ᚦ, "gigante"),
reið (ᚱ, "cavalcata")
kaun (ᚴ, "ulcera")
hagall (ᚼ, "grandine")
nauðr (ᚾ, "bisogno")
isa (ᛁ, "ghiaccio")
ár (ᛅ, "abbondanza")
sol (ᛋ, "sole")
maðr (ᛘ, "uomo")
lögr (ᛚ, "acqua")
La società vichinga mi ha sempre affascinata, infatti nel 2018 mi sono cimentata nell’arduo, ma stimolante, compito di scrivere un romanzo basato su un’antica saga norrena. È un progetto ancora top secret: il manoscritto c’è, è pure bello corposo, ma per presentarlo al meglio ai lettori ho bisogno di ancora un po’ di tempo. Quando sarà il momento giusto ne parlerò su queste pagine!
Nel frattempo, posso consigliarti il romanzo urban fantasy in cui ho parlato in maniera più approfondita di rune e magia norrena: “Playing with daggers”. La protagonista, Kara, è un’esperta e ambiziosa studiosa e traduttrice di antiche rune fatate.
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Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita.
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