La magia, nella mitologia norrena, era un affare da donne. Per un uomo era molto compromettente padroneggiarla.
Le esperte dello sciamanesimo femminile potevano mutare il corso degli eventi, mettersi in comunicazione con gli Dei e predire il futuro. Lo stesso Odino si fece profetizzare le sorti del Ragnarǫk (battaglia finale tra bene e male) da una sciamana.
Ma si trattava di una magia buona o cattiva? Come veniva chiamata dai Vichinghi? Cosa rischiava un uomo sorpreso a usarla? Scopriamolo insieme con questo articolo!
Ecco l’indice dei contenuti:
· Come si chiamava lo sciamanesimo femminile norreno?
· Da chi era praticato lo sciamanesimo femminile?
· Lo sciamanesimo femminile norreno era magia nera o bianca?
· Lo sciamanesimo norreno era praticato anche dagli uomini?
· La sciamana più potente: Freya
· Una sciamana moderna: Kara Schwert
Come si chiamava lo sciamanesimo femminile norreno?
Questo tipo di magia era chiamato seiðr.
L’origine della parola “seiðr” si perde nella notte dei tempi. È stato ipotizzato che derivi dalla radice proto-indoeuropea ricostruita “*soi-to-”, che significava “corda”. Il nesso tra “corda” e “magia” è nebuloso, si pensa sia un’allusione ai legacci che forse venivano usati durante le prime pratiche, oppure può simboleggiare il legame che si crea tra la sciamana e il destinatario del seiðr.
Da chi era praticato lo sciamanesimo femminile?
Nella società vichinga, la figura preposta a padroneggiare il seiðr si chiamava vǫlva.
La parola vǫlva in antico norreno significava “portatrice della bacchetta” ed era collegata al proto-germanico “*walwōn”, cioè “bacchetta”. In effetti, le sciamane usavano un bastone magico durante i loro rituali. Ma di cosa si occupavano, nello specifico? Le fonti sono molto esigue e misteriose al riguardo. Tuttavia, possiamo fare qualche congettura.
La vǫlva, per poter esercitare le sue arti, doveva entrare in uno stato di trance. Ciò avveniva durante una cerimonia che prevedeva una danza circolare, al ritmo di musica incalzante. Durante la trance comunicava con gli Dei, prevedeva il futuro e acquisiva nuovi poteri magici. I suoi intenti erano buoni o cattivi? Scopriamolo nel prossimo paragrafo.
Lo sciamanesimo femminile norreno era magia nera o bianca?
Dipende. Nel mio libro “Playing with daggers”, Axel (nobile pretendente al trono di Faerie) dice:
«Il seiðr uccide, fortifica, indebolisce… ma non mente mai».
Questa magia sciamanica, quindi, poteva rendere gli altri più forti, più deboli o perfino ucciderli.
Col seiðr era possibile curare i malati, far innamorare le persone, trasformarsi in animale. Col seiðr, però, si poteva anche inaridire il raccolto altrui, trasferire forza e intelligenza da un individuo all’altro e dispensare morte e malattia. Perciò non si può incasellare né nella magia bianca, né nella magia nera, perché non era né positivo né negativo in sé e per sé. Tutto dipendeva da come veniva usato.
Lo sciamanesimo norreno era praticato anche dagli uomini?
Era molto raro, eppure poteva capitare.
Gli uomini che padroneggiavano il seiðr venivano chiamati seiðmaðr. Tuttavia, l’uso dello sciamanesimo femminile da parte di un uomo era considerato una cosa vergognosa. I seiðmaðr venivano additati come “effemminati”, accusa molto grave nella società vichinga, che poteva costare l’emarginazione dalla comunità.
La sciamana più potente: Freya
Freya era una delle divinità più importanti della mitologia norrena.
Dea dell’amore, della bellezza, della fertilità e della magia, fu proprio lei a portare il seiðr ad Ásgarðr.
Arrivò nella terra di Odino come ostaggio, ceduta dalla sua gente per sedare la lunga faida tra le popolazioni divine degli Asi e dei Vani. Ma, in breve tempo, divenne una stimatissima maestra di seiðr e acquisì un ruolo fondamentale nel pantheon vichingo.
Nonostante il seiðr fosse un “affare da donne”, Odino non si fece scappare l’occasione di apprenderlo. Ciò gli costò la scomoda etichetta di “effemminato” da parte di Loki, ma fu un prezzo che il re degli Dei fu disposto a pagare. Con la magia sciamanica, infatti, acquisì incredibili poteri. Non solo. Come leggiamo nel libro “Scopri la Dea che vive in te”:
“In una versione del mito, egli nacque come un essere umano: valoroso, carismatico, fortissimo in battaglia… ma pur sempre umano. Passò dall’essere un semplice condottiero al rango di Dio proprio in virtù del suo saper padroneggiare il seiðr. Quindi, tutta la sua fortuna era da ricollegarsi a Freya”.
Una sciamana moderna: Kara Schwert
Kara Schwert, protagonista del mio romanzo urban fantasy per adulti “Playing with daggers”, è il personaggio più ambizioso fra tutti quelli da me creati finora e crede fortemente nel glorioso motto di famiglia: nessuna paura, nessuna sconfitta. E crede anche che lanciarsi da sola nella pratica del seiðr sia un’ottima idea! Avrà ragione?
Kara, umana (suo malgrado), è nata in una famiglia ai vertici del traffico illegale di manufatti, sostanze e servizi di natura magica, paranormale e sovrannaturale. Fin da bambina è stata istruita e allenata in modo da poter assumere un ruolo adatto e compiere la propria parte negli affari di famiglia… ma c’è una cosa che nessuno ha considerato: ciò che Kara pensa.
Relegata a una posizione d’ufficio, lontana dalle negoziazioni, dai clienti e dal pericolo, Kara studia, impara e mette in pratica ciò che scopre durante le interminabili ore trascorse in compagnia di testi antichi, rune e misteri. Il suo lavoro è consegnare il frutto delle proprie ricerche al laboratorio, in modo che il fratello Konrad, il chimico di famiglia, possa sviluppare nuovi prodotti infusi di antica magia da immettere sul mercato.
Scontenta di essere stata lasciata così lontano dal potere, Kara non è il tipo che se ne sta con le mani in mano. Da impaziente autodidatta del seiðr, le sue capacità non si sviluppano al passo con i suoi sogni di gloria. Lo studio forsennato di poemi oscuri, l’uso delle rune e il costante superamento dei propri limiti sono un’ossessione che potrebbe costarle la vita… e allora serve un alleato, qualcuno già in grado di padroneggiare quel tipo di magia precluso agli umani, qualcuno di cui fidarsi: Axel von Steinfeld, creatura discendente dai Vani e da Freya, la maestra del seiðr per eccellenza!
Nel sistema magico ideato per questo romanzo, il seiðr differisce da ogni altro tipo di magia perché si basa sul sangue, in particolare sulla componente magica del sangue, per questo motivo il seiðr è sconsigliato agli umani, che in tempi moderni possono attingere a questa forza solo in modo marginale o per nulla. Nell’ambientazione di “Playing with daggers”, viene spiegato che gli umani hanno smesso di sfidare la potenza del seiðr perché il pericolo di morte istantanea è sempre dietro l’angolo!
Ho scelto di limitare in questo modo l’uso del seiðr per differenziarne l’uso rispetto alla magia che già tutti un po’ conosciamo, per esempio come succede per le streghe che lanciano incantesimi, per la magia elementale o per il potere derivato da manufatti mistici. Ho deciso di introdurre queste differenze e restrizioni in virtù della storia e della diffusione del seiðr. Approcciandomi a questa arte mi sono chiesta come mai fosse così poco conosciuta e perché già in epoca d’uso fosse ancora più misteriosa della “comune” magia legata alla forza degli elementi, o a una comunità di adepti, per esempio. Stando al materiale disponibile, la potenza del seiðr non proviene da una divinità o da un oggetto sorgente che la trasferisce al praticante. Si tratta di una energia disponibile a chi è in grado di sentirla e impiegarla. Per questi motivi ho capito subito che doveva essere il tipo di magia più adatto a Kara che, proprio come il seiðr, non aspetta di ricevere nulla. Kara prende ciò che le serve perché è disponibile e perché sceglie di farlo, non perché qualcuno intercede per lei. E allora, se Kara è umana e il seiðr è quasi una condanna a morte… come fa lei a carpirne i segreti? Una domanda che trova risposta nel romanzo, qui non si fanno spoiler!
Dunque, ho detto che Kara non si accontenta, giusto? Per questo motivo entra in scena Axel. Lui appartiene al popolo magico, quello che in inglese è noto come “fay”. In virtù della propria natura, che nella mitologia creata per questo romanzo risale a Freya, Axel è l’aiutante perfetto per Kara.
Tuttavia, ogni cosa ha un prezzo, soprattutto l’aiuto esclusivo di Axel… e anche il seiðr non scherza!
Riuscirà Kara a sopravvivere al seiðr? Scoprilo subito sul tuo Kindle con “Playing with daggers”.
Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita.
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