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lunedì 31 luglio 2023

Atlantide: verità e testimonianze

 

Quante Atlantide e quanti diluvi

Come riporta Platone nel “Timeo” e nel “Crizia”, un noto politico e legislatore ateniese di nome Solone andò in Egitto e incontrò degli anziani sacerdoti. Ciò avvenne nella città di Sais, luogo che aveva in comune con la Grecia la dea fondatrice Neith, omonima della greca Atena; in virtù di questa felice condivisione, le genti del luogo si sentivano quasi ateniesi.




Durante i colloqui con gli anziani sacerdoti, Solone si rese conto di quanto fosse ignorante sulla storia antica della propria gente, tanto che un vegliardo sacerdote gli disse:

“Solone, Solone, voi greci siete sempre bambini, non esiste un greco vecchio” e aggiunse “siete tutti giovani nelle anime, infatti in esse non avete alcuna antica opinione che provenga da una primitiva tradizione e neppure alcun insegnamento che sia canuto per l'età...”

Con questo, come poi viene spiegato più avanti, intendeva dire che i Greci non avevano memoria di tutte le catastrofi accadute prima delle epoche di cui avevano dei documenti scritti. Anche dove erano disponibili testimonianze riportate, esse venivano derubricate a semplici storie o banali leggende da ricordare ai bambini, ai quali il vegliardo li paragonava. Bambini nel senso che non avevano contezza degli avvenimenti delle epoche passate, ripartendo da zero dopo ogni catastrofe, senza testimonianze, né leggi o tradizioni precedenti da seguire.

 

La verità nei miti

Il sacerdote ricordò a Solone alcune storie ridotte a mito e raccontate in forma allegorica, per poi svelargli il vero significato. Fra queste c’è la storia di Fetonte che, guidando il carro del sole del padre, si ribaltò sulla Terra.

Nel caso di Fetonte, la vera storia era la deviazione dei corpi celesti che girano attorno alla Terra e che determina in lunghi intervalli di tempo la distruzione tramite il fuoco. Lo stesso valeva per la purificazione della Terra da parte degli dei attraverso l'acqua e, di conseguenza, i diluvi che si erano succeduti nel tempo.

Questa testimonianza, che troviamo nei due dialoghi citati in precedenza, ci porta alle parole riportate da chi le ha sentite dai protagonisti. E qui veniamo ad Atlantide. L'anziano sacerdote mostrò come loro, essendo stati creati come popolo dalla dea Atena, avessero le stesse leggi. Tuttavia gli ateniesi dopo l'ultima catastrofe, avendo perso l'arte della scrittura, dovettero apprendere di nuovo tutto quello che non conoscevano più.

Il sacerdote proseguì mostrandogli tutte le arti che avevano prosperato in quella città grazie alle leggi promulgate quando la città fu edificata. Aggiunse che prima la dea aveva fatto Atene e gli ateniesi, grazie al seme donato da Gea ed Efesto, e poi era venuta da loro. Lo disse mostrandogli le sacre scritture tramandate da ben oltre i novemila anni della storia ricordata oralmente e poi scritta di Atene.

E qui gli racconta le vicende di come l'allora grande e potente popolo ateniese avesse combattuto e vinto un colossale scontro con un'altra potenza in espansione protetta da Poseidone.

“E qui ritorniamo agli antichi racconti dell'Iliade, della Bibbia, dei Veda, degli Egizi, dei Sumeri, dove gli scontri tra i popoli della Terra erano sempre causati dalla presenza di entità sovrannaturali, e molto spesso si concludevano con immani catastrofi, anche nucleari. Come possiamo vedere dai resti vetrificati dei terreni di alcune città distrutte, dove i reperti di terreno vetrificato sono stati comparati con quelli degli esperimenti nucleari. In realtà combattevano tra loro usando i popoli su cui avevano influenza.”

Il popolo che gli ateniesi sconfissero veniva da un'isola chiamata Atlantide, che si trovava al di là delle Colonne d'Ercole. Era più grande della Libia e dell'Asia messe insieme e da quell'isola se ne potevano raggiungere altre, sino al continente opposto che circondava il vero mare. Quindi, già conoscevano anche il continente opposto: le Americhe.




Atlantis e la sua scomparsa

Fu un grande scontro di influenze, tra dei diversi che guidavano popoli diversi; Atlantide voleva espandersi al di qua delle Colonne d'Ercole, Atene si difese dall'invasione. Il risultato finale fu che al termine della contesa vinta dagli ateniesi, Atlantide scomparve in una notte a causa di un immane cataclisma e ancora non se ne sono trovate tracce certe, se non negli scritti.

Naturalmente, pur essendo Platone una fonte attendibile, abbiamo a supporto anche mappe dell'isola su antichi reperti egizi distribuiti in vari musei: descritta come l'isola di Atlantis occupata dal dio Shu, il dio che sostiene ed eleva il cielo, tradotto dai greci come Atlante.

La città al centro dell'isola aveva il nome di “Kerne” o “Kernea”, che significava la terra madre, o culla degli dei.

In altre descrizioni vediamo Atlantide disegnata come più isole concentriche divise da tratti di mare, fino ad arrivare all'isola centrale vera e propria, e anche la stessa città costruita con struttura simile. Da qui il nome di Ikent o Akent, isola con una città a forma di piatto concentrico in cui vive il dio Shu, tradotta in greco come Kerne.

Mappe e testimonianze

Esistono anche più geroglifici specifici che indicano un'isola dove vive il dio Shu.

Abbiamo le mappe sui sarcofagi di personaggi importanti, come generali, capi medici, che rappresentano il viaggio verso un'isola paradisiaca, con una città concentrica con un trono che galleggia sull'acqua, come descritto nel “Crizia”.

E. Schliemann, lo scopritore di Ilio (Troja), scrive nel suo memoriale che nel tesoro di Priamo trovò un grande vaso di bronzo all'interno del quale c'erano vari altri vasi, piccole immagini e monete di metallo. Su questi antichi reperti e sul gran vaso c'era scritto in geroglifici fenici: “Dal Re Chronos di Atlantide”.

Più tardi, visitando la mostra degli oggetti Thiahuanaca del Centro-America trovò la stessa tipologia di oggetti trovati nel tesoro di Priamo, soprattutto uno con la testa di gufo. Questi pezzi non avevano alcuna inscrizione, quindi ricontrollando i suoi reperti si rese conto che le incisioni fenicie erano state apposte posteriormente. Quando Schliemann si decise a confrontare e ad analizzare i reperti si rese conto che l'argilla di cui erano fatti era dello stesso tipo, ma che sia in Fenicia che in Centro-America non esisteva. Si trattava di un composto creato da un amalgama di platino, alluminio e rame mai conosciuto nei resti degli antichi.

E. Schliemann lasciò questo memoriale al nipote, che proseguiva la sua opera. In una nota gli raccomandò di rompere il vaso con la testa di gufo e di investigare nelle rovine Sais. E qui ritorniamo al viaggio di Solone, che si fermò esattamente in quella città costruita dalla dea Atena, protettrice di Atene. Il nipote ruppe il vaso e rinvenne una specie di medaglia o moneta, sul fondo del vaso un'inscrizione in vecchio Fenicio che diceva: “Proveniente dal tempio dei muri trasparenti”. Tra l'altro nella collezione di oggetti del tesoro di Ilio c'era un anello dello stesso metallo. Fra le altre cose rinvenute in quella spedizione, c’era anche un papiro dello storico egiziano Manheto, in cui pone la data di 13.900 anni come regno dei savi di Atlantide.

Quando il nipote, ottenuto il permesso di scavare nella città di Sais, trovò una collezione di monete in un sarcofago si rese conto che erano della stessa fattura di quelle rinvenute nel vaso del nonno. Il sarcofago si rivelò essere appartenuto a un sacerdote del tempio di Atena fondato, si diceva, da un atlantideo fuggito con una figlia del Re Chronos, nient'altro che il nome inciso sul vaso ritrovato nella collina di Hissarlick, a Ilio.

Ricordiamo che a palazzo Besta, nell'antico borgo di Teglio in Valtellina, troviamo un affresco che rappresenta il mondo, compresa l'Australia, e l'Antartide colorata di verde come se si sapesse che in epoche precedenti non era coperta dai ghiacci. Questo affresco è antecedente alla presunta scoperta di Colombo e copiato da chissà quali mappe, vista la presenza dell'Antartide.

Come al solito, i misteri sono sempre più vicini di quanto potessimo pensare.

 

Mondo sospeso,

Atlante lo sorregge:

perduta forza.

 

Dalle onde la vita,

sotto l'ignota strada.

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

 

 

lunedì 24 luglio 2023

Spirito e corpo sono due parti inscindibili?

 


 

Spirito e corpo sono due parti inscindibili, oppure due parti che possono essere separate?

Una parte è prettamente spirituale, fatta di pensieri, emozioni passate, esperienze vissute, tutto quello che consideriamo il nostro essere nel tempo. Un'altra parte è fisica e ci limita, ci contiene, con il tempo si sfalda e muore.

 

Le due vie dell'evoluzione: la diade e l'uno

Nonostante i limiti palesi, cerchiamo da sempre di modificare la nostra parte fisica, tentando di potenziarla in maniera da supportare ciò che sogniamo di poter fare, per più tempo e meglio di quanto potremmo se non cercassimo di migliorare le nostre capacità fisiche.

La stessa cosa avviene da sempre per quanto riguarda le capacità spirituali, con l'annullamento del corpo fisico in funzione dell'espansione della mente. Pensiamo agli antichi e tutt'ora presenti eremiti indiani, ma anche ai monaci di tutte le religioni o filosofie teiste. Nel contempo abbiamo assistito, e continuiamo tutt'ora ad assistere in misura forse minore, a pratiche di fusione tra corpo e spirito in modo di farli crescere insieme, come contenitori uno dell'altro. Un esempio sono le pratiche meditative accompagnate dalle arti marziali.

Il molteplice della Diade con le sue infinite possibilità, limitate dall'Uno a cui tutto alla fine si adegua. Quindi, la realtà diviene un misto bipolare di ciò che si potrebbe fare limitato da quello che è possibile fare. Il sogno, il mondo energetico in cui siamo inseriti ma con cui non possiamo interagire senza un'adeguata preparazione, ci mostra che corpo e spirito sono un'unica entità. A questo proposito, leggi l’articolo “Il potere della percezione”, che introduce la via dello stregone e apre questa serie di articoli.

Possiamo leggere diverse interpretazioni di questa questione in molti racconti distopici; vediamo per esempio come un trans-umanesimo verticistico si contrappone a un naturalismo collettivistico. A un iper-controllo tecnologico all'interno del trans-umanesimo si contrappongono tecnologie sempre più invadenti di potenziamento fisico-mentale per sfuggirvi. Se la parte Cyborg diventa preponderante, quale sarà il limite, se ce ne può essere uno?

In contrapposizione, un'altra parte della società cerca di evolversi attraverso lo sfruttamento delle capacità sensoriali proprie, attraverso la convivenza con un naturalismo collettivo, ma anche qui l'uso della genetica e della nanotecnologia resta un tratto comune.


Scopri il cybernature!



Se questa situazione ti affascina, allora ti piacerà la serie cybernature di Stargarden Universe! L’ambientazione si sviluppa fra la megalopoli iper urbanizzata Urbe Ancestralis e Nuova Eden… passando per il pericoloso Deserto delle Dune di Vetro.  Il primo romanzo ha come protagonista Jo Jo Nishimura, un bio-hacker che ha potenziato il proprio corpo con body mod eccezionali (per esempio, ha dei tatuaggi molto, molto speciali su tutto il corpo!). In contrapposizione a Jo Jo c’è Adela, cittadina di Nuova Eden, luogo in cui il governo propugna ideali di fratellanza e armonia con la natura.



Gli argomenti trattati in questa serie di articoli sono la base su cui è stata impostata tutta la serie di Stargarden Universe! Inizia l’avventura con “Dark Ghost, ordinalo su Amazon in eBook (anche Kindle Unlimited) e in edizione cartacea illustrata!

Corpo + emozioni

Eppure, già da molto tempo sappiamo che corpo ed emozioni, sensibilità, tutto quello che concerne ogni tipo di rapporto sensore/sensazione, non risiede solo nel cervello ma, anzi, ha molteplici sedi in tutto il corpo e specialmente a livello intestinale. Neurotrasmettitori e recettori degli stessi, che divengono vere e proprie sedi di trasmissione di emozioni, hanno un’importanza cruciale. A questo proposito è consigliata la lettura di “Molecole di emozioni” di Candace Pert, di cui parliamo anche nell’articolo per il portale Stargarden Universe “Vibrazioni energetiche fra persone: esistono davvero?”.



 

Uomini o possibili divinità autocostruite

 

“Astro possente, che sarebbe la tua felicità, se non avessi coloro ai quali tu risplendi!” questo è l'inizio di: “Così parlò Zarathustra”.

E dopo essersi meravigliato del fatto che nessuno ancora sapeva che dio era morto, si avviò verso la città per annunciare la novella.

Il trans-umanesimo ci porta concettualmente in questa fase di transizione in cui dio, inteso come soggetto che detta le regole, ha cessato di esistere. Quindi, tutto è diade, il mondo, la sua possibilità di percezione e di costruzione, diviene esclusivamente relativistico. Tutto ciò che è possibile fare verrà fatto.

E perciò l'uomo, o l'umano, prende il seggio di dio, o della natura, nel dettare le regole. E qual è il primo fardello che porta con sé? Ma il corpo fisico naturalmente! Ecco, dunque, che ogni possibilità tecnologicamente possibile di eliminarne i malfunzionamenti, diviene auspicabile. Ogni tipo di ricerca diviene automaticamente lecita; in fondo, le regole concordate in una società relativistica non sono altro che contratti da raggiungere e poi superare. La ricerca e l'applicazione della cosiddetta “Gain of Function” in ogni campo, porterà la parte biologica ad essere potenziata e sostituita, oppure integrata con tutto ciò che potenzialmente sarà possibile. Il miraggio dell'eternità diverrà sempre più un obiettivo raggiungibile, ma auspicabile? Una volta raggiunta la perfezione, cosa rimarrà da fare?

Resta invece il problema della parte cosiddetta spirituale, emozionale; potremmo chiamarla il nostro io conscio, ora, di tutte le scelte fatte, e inconscio di quelle che comunque non abbiamo ancora fatto e che conosceremo solo in quel preciso istante. Si tratta di tutto il vissuto emozionale passato e quello che ci si attende dal futuro, in definitiva, ciò che siamo.

Probabilmente sarà possibile trasferire queste esperienze in un cervello sintetico, come si fa oggi tra computer. Magari un corpo completamente sintetico in cui vengono inseriti i dati del sé raggiunti al momento. Fino a quando il cervello si evolverà da sé. Ci attende un mondo di macchine? Sarà ancora possibile chiamarla “Umanità?” Il concetto di umanità si basa essenzialmente sul costrutto immaginario che siamo tutti uguali, situazione che non ha nessun riscontro in natura. Infatti, qualsiasi diritto a cui ci appelliamo dalla nascita ci è concesso, qualsiasi sia l'istituzione che ce lo concede. In passato abbiamo creato degli dei che ce li concedevano, quali che siano, con le loro regole. Per dirla con “Harari” nuovo ideologo del WEF, abbiamo creato: un ordine immaginario costituito.

Ma con quale scopo, qual è il fine di questa marcia a tappe forzate verso l'ignoto, cavalcando la tecnica? Semplicemente passare al soddisfacimento di una qualsiasi pulsione supportata dalla possibilità tecnica? “Se dio è morto”, l'unico scopo della vita è la prosecuzione di se stessa. Ma considerata dal punto di vista dell'umanità, sarà ancora qualcosa di umano?

Riscoperta del sapere antico

Abbiamo visto come gli antichi stregoni avevano la consapevolezza di conoscenze ben più antiche del mondo in cui vivevano. Ma che dire dei Sumeri, popolo apparso pressoché dal nulla in Mesopotamia circa 6000 anni prima di Cristo, ma già a conoscenza di matematica, astronomia, agricoltura, medicina, architettura, musica. Praticamente una civiltà già fatta!

Nel 1989 la NASA annunciava che il Voyager 2 stava mandando foto del pianeta Nettuno, scoperto nel 1846 da Le Verrier. Nel 1781 fu scoperto Urano da William Herschel, ma questi due pianeti erano già stati descritti in tavolette d'argilla incise. Ed era anche stato descritto il loro colore visto dallo spazio, un verde-azzurro ricco di acqua. Come è possibile che due pianeti così lontani dal sole potessero essere ricchi d'acqua in superficie, e come potevano saperlo nel 5000 a.C.?




Sicuramente non potremo essere noi a rispondere a questa domanda, ma il fatto è che non solo i due pianeti erano noti, ma li chiamavano “il pianeta doppio”, date le loro caratteristiche simili.

Le altissime temperature generate da un nucleo di roccia fusa fanno sì che le superfici dei due pianeti siano ricoperte di acqua bollente (così ipotizzato dal JPL, jet propulsion laboratory della NASA). Ricordiamo che ai tempi dei Sumeri già esistevano mappe del nostro sistema solare con il sole al centro e i pianeti nelle giuste orbite; la riscoperta di Copernico attorno al 1515 presenta alcuni pianeti in meno rispetto ai Sumeri.

Il nostro futuro è sicuramente scritto nel nostro passato, ben al di là di quello che ci dice l'archeologia ufficiale, gelosa del proprio ruolo egemone. In definitiva, quale sarebbe lo scopo finale di questo viaggio non ci è dato sapere. Forse il viaggio stesso? Un infinito cerchio dove ogni punto è un inizio ma anche la fine. Le ere si susseguono e per i veggenti indiani viviamo nel “Kali Yuga”, l'ultima delle quattro ere, prima che tutto ricominci. Un'era di disperazione e oscurità, di egoismo e sopraffazione, di dogmatismo materialistico. Per approfondire, leggi anche l'articolo "Multiverso, rappresentazione e stregoneria".

Cosa ci può salvare se non la via dello stregone?

 

 

Nero tramonto,

volano demoni dei:

nuova aurora.

 

Cieli puliti sopra,

specchi del mondo dentro.

 

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

 

 

lunedì 17 luglio 2023

Nei cieli dell'India si vola da 3000 anni!


 

Così recitava uno slogan pubblicitario della compagnia di bandiera indiana.

Il Ramayana, uno dei poemi epici indiani più antichi, invece inizia così:

“Ravana apparve come una cometa fiammeggiante, mentre scorrazzava nel cielo con il suo carro celestiale...

...Il demone risalì sul Pushpaka sospeso in cielo e disinteressato al misero bottino della città degli uomini, partì rombando verso il cielo. Forse avrebbe potuto trovare dei Deva con cui ingaggiare una battaglia più avvincente. Salì verso i pianeti celesti abitati dai Deva principali, ma questi fuggirono rapidamente non volendo incontrarlo in battaglia.”

Racconti di viaggi e battaglie nei cieli non sono solo nelle leggende e mitologie indiane. Queste testimonianze appartengono ai ricordi ancestrali di tutte le popolazioni mondiali e sono ben documentate; pensiamo alla “Naturalis Historiadi Plinio il Vecchio, dove descrive fenomeni da lui visti oppure riportati.

Ecco che cosa scrive il serissimo generale romano nel secondo libro della sua opera, dal capitolo 31 al capitolo 35:

[31] E per contro hanno visto molti soli contemporaneamente, né sopra lo stesso né sotto, ma di traverso, né vicino né contro la terra né di notte, ma o all’alba o al tramonto. Una volta, riferiscono, furono avvistati a mezzogiorno sul Bosforo, e durarono da quell’ora del mattino fino al tramonto. Anche gli antichi videro spesso tre soli, come sotto i consolati di Spurio Postumio e Quinto Muzio (174 a. C.), di Quinto Marcio e Marco Porcio (118 a. C.), di Marco Antonio e Publio Dolabella (44 a. C.), di Marco Lepido e Lucio Planco (42 a. C.), e nella nostra epoca si vide sotto il principato del Divino Claudio, durante il suo consolato con il collega Cornelio Orfito (51 d. C.).

Più di tre insieme non furono mai visti alla nostra epoca.
[32] Anche tre lune, essendo consoli Gneo Domizio e Caio Fannio (122 a. C.), apparvero.
[33] Riguardo a ciò che per lo più definirono soli notturni, una luce dal cielo fu vista di notte essendo consoli Caio Cecilio e Gneo Papirio (113 a. C.) e spesse altre volte, sì che la notte era illuminata come il giorno.
[34] Uno scudo ardente da occidente verso oriente scintillando attraversò (il cielo) al tramonto del sole, essendo consoli Lucio Valerio e Caio Mario (100 a. C.).
[35] Fu vista una scintilla cadere da una stella ed accrescersi mentre si avvicinava alla terra e, dopo essere diventata grande quanto la luna, illuminare come in un giorno nuvoloso, e poi, risalendo verso il cielo, diventare una torcia; (questo prodigio) fu visto una sola volta essendo consoli Gneo Ottavio e Caio Scribonio (76 a. C.).

Lo vide il proconsole Silano insieme al suo seguito.

Plinio il Vecchio, da semplice cronista, non si ferma ai soli avvistamenti ma riporta anche i fenomeni tipici associati da sempre alla presenza degli UFO.

Ecco cosa dice qualche capitolo dopo:


[57] Inoltre per quanto riguarda il cielo inferiore è registrato nei documenti che sia piovuto latte e sangue essendo consoli Manlio Acilio e Caio Porcio (114 a. C.) e spesse altre volte, come (una pioggia di) carne essendo consoli P. Voumnio e Servio Sulpicio (461 a. C.), e che di questa non imputridisse quella che gli uccelli non avevano portato via; inoltre (una pioggia di) ferro in Lucania l’anno prima (54 a. C.) che Crasso venisse ucciso dai Parti con tutti i soldati lucani che erano con lui, dei quali vi era un grande numero nell’esercito. La forma che piovve di quel ferro era simile alle spugne. Gli aruspici predissero ferite superiori. Essendo poi consoli Lucio Paolo e Caio Marcello (50 a. C.) piovve lana (capelli d’angelo? N.d.A.) vicino al castello di Conza, proprio dove l’anno dopo Tito Annio Milone fu ucciso. Durante il processo per la stessa causa è riportato nei documenti di quell’anno che piovvero mattoni cotti.
[58] Strepito d’armi e suoni di tromba uditi dal cielo durante le guerre cimbriche (101 a. C.) ci è stato riferito, spesse volte sia prima che dopo. Inoltre nel terzo consolato di Mario (103 a. C.) dagli amerini e dai tudertini furono viste armi celesti (che provenivano) da oriente e da occidente e che tra di loro si scontravano, ed erano respinte quelle che erano (giunte) da occidente. Non c’è nessuna meraviglia nel vedere fiamme nello stesso cielo e spesso si sono viste nubi prese da un fuoco più grande.
[85] ... un grande portento di terre nella campagna di Modena essendo consoli Lucio Marcio e Sesto Giulio (91 a. C.). Infatti due monti si scontrarono tra di loro con un grandissimo frastuono, avanzando e retrocedendo, tra di loro fiamme e fumo salivano in cielo in pieno giorno; assisteva dalla via Emilia una grande moltitudine di cavalieri romani e di loro familiari e di viandanti. Per il loro scontro tutti i casolari furono rasi al suolo, e molti animali, che si trovavano dentro, restarono uccisi.


Troviamo anche in Plinio, al capitolo 56, un curioso accenno a strani fulmini:

In Italia, fra Terracina ed il tempio di Feronia, si è smesso di fabbricare torri in tempo di guerra, perché tutte erano distrutte dal fulmine.

I resoconti di Plinio hanno fedeli e impressionanti riscontri in tutto il mondo antico, dalla Bibbia al Mahâbhârata, dai racconti sumerici alle leggende dei popoli precolombiani.




 

Nelle opere rinascimentali italiane il passato è presente

È nelle opere pittoriche tra il 1400 e il 1600 che troviamo dipinti oggetti volanti che, vista l'epoca, non possono essere confusi o falsamente identificati con altro, come si tende a fare in altri casi.

Nei pittogrammi preistorici, nei bassorilievi e nelle statue sia precolombiane che egizie, accadiche o sumere, per arrivare alle civiltà cambogiane con il tempio di Angkor Wat, inizialmente dedicato a Visnù, si cercano mille spiegazioni per giustificare determinate figure, facendo il possibile per evitare la risposta più semplice e immediata.

In questi quadri famosi il passato è presente più che mai; questo ci ricorda che dalle nostre origini a oggi siamo sempre convissuti con fenomeni di questo tipo.

Alcuni di questi quadri sospetti

Nei musei di palazzo vecchio a Firenze troviamo la “Madonna con bambino e S. Giovannino” di Sebastiano Mainardi. In questo dipinto possiamo osservare un oggetto aereo color piombo, sormontato da una cupola, nella parte alta a sinistra dell'opera. Un pastore tra la Madonna e il cielo in lontananza sembra guardarla.

Attributed to Bastiano Mainardi, Public domain, via Wikimedia Commons



Nei musei Vaticani possiamo vedere sul coperchio di un reliquario, chiamato “Le Marie al sepolcro” le pie donne e la Vergine Maria al sepolcro vuoto di Cristo, con l'angelo che annuncia loro la sua resurrezione. Dietro, in primo piano, una inequivocabile navicella in partenza, o in arrivo, chi può dirlo.

Al muso di Capodimonte a Napoli troviamo un dipinto di Masolino da Panicale, denominato “Fondazione della basilica di S. Maria Maggiore” Qui, per non rischiare di confonderci, abbiamo un'intera flotta di oggetti volanti. Il primo addirittura trasporta Cristo e la Madonna, che osservano dall'alto. Pare che nella giornata raffigurata, agosto del 358, nevicò.


Di Masolino da Panicale - The Yorck Project (2002) 10.000 Meisterwerke der Malerei (DVD-ROM), distributed by DIRECTMEDIA Publishing GmbH. ISBN: 3936122202., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7023165



Un imponente affresco nel monastero di Visoki, in Kosovo, rappresenta la crocifissione di Cristo e la sua successiva resurrezione. Nella parte superiore, nel cielo alla sinistra e alla destra della croce, due navicelle con i piloti in vista si inseguono, con gli angeli che si tappano le orecchie (per il rumore?). Nella parte sottostante, il Cristo che rinasce esce da un’apertura che pare una navicella con pinne direzionali posteriori.




In ogni luogo e in tutte le epoche in cui l'umanità ha calpestato la terra, ci sono testimonianze simili. E addirittura, come abbiamo visto, ci sono testimonianze scritte di epoche in cui l’umanità ancora non calpestava quello che riteniamo, a torto o a ragione, il nostro mondo. L'unica maniera per scoprire ciò che è successo ed esserne protagonisti è fonderci con il mondo altro che ci circonda.

Tutto quello che riguarda gli UFO è stato sempre tenuto nascosto o ridicolizzato. Negli ultimi anni, invece, vengono fatti uscire video militari con sonde aliene, che pare ci monitorino, provenienti da mondi esterni al nostro sistema solare. Eminenti scienziati come Avi Loeb, partono per ricerche ampiamente finanziate dalle proprie università e dalle istituzioni militari, alla luce del sole.

Che sia arrivato il momento che ci comunichino qualcosa di importante sul nostro passato?

Se ti piacciono questi argomenti, scopri tutti gli articoli della serie partendo dal primo, "Il potere della percezione".

 

 

Sole e luna,

vedere e provare:

un solo mondo.

 

inizio fine dove,

dentro il nostro cerchio.

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

 

 


lunedì 10 luglio 2023

I misteri di Derinkuyu

 


 

Derinkuyu è una vera e propria città sotterranea che si trova in Turchia, più precisamente in Cappadocia, nel cuore dell'Anatolia centrale. Fu scoperta per puro caso, durante lo scavo per l'ampliamento di una cantina. Queste sono le notizie ufficiali.

Quello che fino a ora sappiamo con certezza è che ci sono almeno 18/20 livelli scavati fino a una profondità di oltre 85 metri, con una estensione calcolata intorno ai 460 km quadrati.

Al di là delle considerazioni tecniche sull'uso e quindi sulla costruzione di tale struttura, dobbiamo per prima cosa soffermarci sul fatto che in questa zona esistono almeno altre 200 strutture di questo genere. Si tratta di veri e propri insediamenti sotterranei che certamente non possono essere stati costruiti per esigenze temporanee, viste le dimensioni e l'accuratezza in cui sono state suddivise le varie zone di utilizzo. Si calcola che potessero viverci almeno 20.000 persone. Pensiamo al sistema di areazione: era necessario fare arrivare l'aria fino a quelle profondità e serviva lo scarico per i fumi delle cucine. Per l'acqua era necessario lo sfruttamento di fonti sotterranee che comunque andavano stoccate e distribuite, pare comunque con condutture verso diversi luoghi di approvvigionamento. Servivano anche apposite condutture per lo smaltimento dei rifiuti, soprattutto organici.

Questa rappresenta solo una piccola parte dei problemi tecnico/logistici che dovettero porsi i costruttori di queste città e, evidentemente, risolti brillantemente. Pensiamo, inoltre, che questi insediamenti erano per la maggior parte comunicanti tra loro con larghe vie sotterranee: quindi una vera e propria comunità che viveva nelle viscere della Terra.

 

Antichi e nuovi abitanti

Normalmente, negli scavi archeologici classici, vediamo che i reperti riportati alla luce, mano a mano che gli scavi vanno in profondità, sono sempre più antichi. In questi siti e soprattutto in quelli che appaiono come insediamenti di culto come Göbekli Tepe, più si va in profondità e più le strutture appaiono finemente costruite, ricche di dettagli, la loro stessa architettura progettuale e costruttiva è più sofisticata rispetto alle successive. Come se architetti e muratori, col passare del tempo, fossero stati meno capaci di riprodurre le tecniche di costruzione di coloro che li avevano preceduti.

L’edificazione si protrae fino ad arrivare all'abbandono di queste strutture per motivi che non conosciamo, probabilmente legati alla cessazione della causa che ne aveva spinto la costruzione.

Attualmente, strutture come Göbekli Tepe sono datate attorno ai 12.000 anni fa. Quelle sottostanti ancora non scavate, ma viste con i rilevamenti radar e satellitari (che sono oltre 30 nelle immediate vicinanze) sono sicuramente più antiche. E vista l'evoluzione degli scavi precedenti, più antico=più articolato e preciso, ci aspettano rivelazioni sconcertanti. Sempre che, per salvare la faccia, l'archeologia ufficiale non blocchi la divulgazione delle scoperte o addirittura non faccia sospendere le ricerche per presunte mancanze di fondi (come spesso è già capitato).

Per la nostra storia ufficiale, a quei tempi dovevano esserci solo rozzi raccoglitori e cacciatori. E così, giusto a titolo informativo, la ricerca del famoso anello mancante tra noi e le scimmie ancora non è stato trovato. Probabilmente… perché non esiste!

Quello che possiamo ipotizzare sugli antichi abitatori di queste straordinarie città e centri religiosi è che potessero essersi trovati in necessità di vivere sottoterra perché la vita in superficie era divenuta troppo pericolosa. La strutturazione e la dimensione di questi agglomerati ne definisce la natura permanente.

Il fatto che siano state usate in massa in tempi relativamente recenti, durante i periodi di guerre degli ultimi cent'anni, ne dimostra la solidità. Realmente possiamo pensare ad opere di tale portata costruite a colpi di martello e scalpello?

Degli antichi abitatori nulla sappiamo al di là dei miti e delle leggende che troviamo in antiche scritture. Nell'Avesta ad esempio, e più precisamente nella parte chiamata Vendidad, troviamo le cronache in cui Yima, il profeta di Ahura Mazda, viene incaricato dal dio di costruire una città sotterranea per proteggere le persone dal “malvagio inverno”, come viene definito nella Vendidad. Secondo molti climatologi l'ultima glaciazione avvenne circa 18.000 anni fa. Potrebbe essere questo il motivo della costruzione di un simile reticolo di città collegate tra loro. E con quale tecnologia?

A questo proposito è consigliatissimo il video di Omega Click su YouTube, davvero imperdibile!

Inoltre, se sei affascinato anche dalle teorie della Terra Cava, leggi l'articolo "Teoria della Terra cava: 10 cose da sapere".


Chi erano Ahura Mazda e tutti gli altri dei e semidei citati nell'Avesta, ognuno responsabile di una parte della vita delle persone dell'epoca, dall'agricoltura, all'allevamento del bestiame, alla fertilità e tutto ciò che comunque concerne la vita terrena? Maghi o stregoni antichi, visitatori alieni in cerca di mano d'opera o cavie da esperimenti genetici. Un capo supremo che distribuisce territori e responsabilità ai suoi sottoposti e che svela la scrittura a un profeta addestrato in funzione di ciò.


Se ti piacciono questi argomenti, inizia a leggere tutta la serie dal primo articolo a tema: "Il potere della percezione".

 

 

Viaggiatori spaziali

Quanti passati abbiamo dietro le spalle? Costruzioni senza tempi certi che si distribuiscono sulla Terra, sempre simili nelle loro storie e nei canoni costruttivi. Miti e leggende ci spiegano con sufficienza di particolari, sbiaditi dal tempo e dalle traduzioni, ma ben lungi da essere semplici metafore interpretative, allegorie, quando fa comodo.

Ricordiamo a questo proposito la scoperta della città di Ilio, più conosciuta come Troia, da parte di un accanito ricercatore, H. Schliemann, che non credeva che l'Iliade fosse un semplice poema epico. E, infatti, la sua testardaggine e perseveranza lo condussero alla scoperta della città, sempre negata e ostracizzata dall'archeologia ufficiale perché metteva in dubbio tutta una serie di dogmi e datazioni.

E dunque che dire delle tavolette accadico/sumere da cui tutti i testi sacri hanno attinto le loro storie, dalla Genesi ad Adamo ed Eva, dal diluvio universale al giardino dell'Eden, dalla nascita di e al ritrovamento di Mosè e di tutti gli altri eroi prima di lui, alla torre di Babele. Si potrebbe continuare all'infinito l’elenco delle storie e degli aneddoti che si sono tramandati attraverso libri sacri, o considerati tali, nelle diverse epoche. Ma tutti avevano un'origine comune, la Mesopotamia che citano in maniera esplicita gli Anunnaki (coloro che dal cielo scesero sulla terra) quale fonte delle loro conoscenze. E molti di quegli avvenimenti risalgono a tempi molto più antichi, addirittura in alcuni passaggi c'era solo il pianeta, infatti ne raccontano la colonizzazione e la suddivisione dei compiti tra loro:

 

“An, il signore, illuminava il cielo, mentre la Terra (Ki) era al buio e nel Kur (montagna mitica) lo sguardo non penetrava;

2. dall'abisso (dimora di Enlil) non si attingeva acqua, nulla si produceva, nella vasta terra non venivano scavati solchi;

3. l'eccelso purificatore di Enlil non esisteva ancora, i riti di purificazione non venivano eseguiti; (il dio Enki li sovraintendeva);

4. la ierodula del cielo non era ancora ornata, (Inanna-Venere) non si proclamavano le (sue) [lodi (?)];

5. cielo e Terra non erano legati l'uno all'altra (formulando) un tutt'uno;

6. non si erano ancora sposati;

7. la Luna non splendeva ancora, l'oscurità si estendeva [(dappertutto)];


8. An manifestava il suo splendore nell'abitazione (celeste);

9. il luogo dove egli abitava, non presenta tracce di vegetazione;

10. i poteri di Enlil non erano stati distribuiti nei paesi

11. la santa signora dell'E-anna(inanna di Uruk) non riceveva ancora le of[ferte];

12. i grandi Dei, gli Anunna,( con il significato di stirpe reale, sangue principesco, nome collettivo degli dei principali) non circolavano sulla terra (?);

13. gli dei del cielo, gli dei della terra non esistevano ancora.”

 

Estratto da “Gli dei del cielo, gli dei della terra non esistevano ancora” (tavoletta NBC 11108); datazione: Ur III, da Nippur. Traduzione dal cuneiforme sumerico: Römer; traduzione in lingua italiana di Giovanni Pettinato in Mitologia sumerica; il titolo è di Giovanni Pettinato e corrisponde al 13° rigo, in sumerico: 1.[(x)]dingir-an-na ding[ir-k]i-a nu-ù-ma-su8-su8-ge-éš.)

 

Questo è solo uno dei tanti esempi di scritture antichissime, ma con precisi riferimenti a epoche ancora più remote, addirittura in questo caso la stessa genesi della Terra e la sua suddivisione.



Se questo tipo di ricerca e speculazione ti affascina, non puoi perderti la serie fantascientifica Stargarden Universe

Il primo romanzo si intitola “Dark Ghost e ha come protagonista un bio-hacker che vive su Gaia, la Terra rinata grazie all’intervento degli Ancestrali. 


Jo Jo Nishimura, protagonista di "Dark Ghost"

Gli Ancestrali sono direttamente ispirati alle teorie degli antichi astronauti e si rifanno alle considerazioni esposte in questo articolo!

Un altro particolare importante a sostegno di queste osservazioni è la raffigurazione degli Anunnaki che venivano rappresentati con le ali, magari perché venivano dal cielo, o sbarcavano da oggetti volanti. Chi può dirlo? E queste rappresentazioni hanno tratti comuni in tutto il mondo, dai Toltechi agli Olmechi, in Messico, Perù, Indonesia.

Concludiamo con una battuta ma che, comunque la si voglia interpretare, dà da pensare. La compagnia di bandiera indiana si pubblicizza affermando che da loro si vola da sempre! Come darle torto i Vimana fanno parte della loro storia.

 

 

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BRAN