Il giovane Paul, figlio del duca Leto, non sa
quasi nulla di Arrakis quando gli annunciano che sarà la sua prossima
destinazione. Poi, a poco a poco, frammenti di racconti, ricordi, qualche
parola rubata (tutto stranamente pervaso da un che di leggendario) iniziano a comporre un quadro inquietante.
Meglio
conosciuto come Dune, il pianeta Arrakis è un immenso
deserto caratterizzato da una fauna molto particolare, creature gigantesche,
vermi lunghi centinaia di metri. Tutto sembra misterioso in quel mondo, anche i
suoi abitanti: i Fremen, un popolo che custodisce
gelosamente la sua arcana cultura e che ha affinato arti eccezionali.
Ma
Dune è anche, e soprattutto, l'unica fonte del melange,
la spezia, "droga delle droghe", indispensabile per affrontare lunghi
viaggi interplanetari, garantire straordinari poteri telepatici e assicurare
un'incredibile longevità. E su Dune il destino di Paul si compirà, tra mille
pericoli e dopo un difficile percorso spirituale…
Così inizia una delle più spettacolari saghe
fantascientifiche che siano mai state scritte: “Dune” di Frank Herbert. Davanti
ai nostri occhi scorrono le immagini evocate dalle parole, ci riempiono l'animo
di sentimenti e passioni, ci ricordano ciò che siamo, che probabilmente siamo
stati e che forse saremo ancora. Ma basta guardare un
poco oltre il significato letterale delle singole parole per addentrarci
nell'intreccio dei mondi di potere che allora, come oggi e come ieri, si
nascondono ai nostri occhi.
Il luogo, Arrakis o
Dune, rientra nei canoni della percezione della natura degli antichi sciamani,
dei druidi che consideravano il mondo che ci circonda come qualche cosa di
vivente, ma non fine a se stesso, come un'entità che ci contiene e con cui
dobbiamo interagire. A questo proposito, leggi l’articolo “Il
potere della percezione”.
In altre parole, noi e il mondo che ci circonda
siamo una parte della stessa entità. Ne siamo formati e nello stesso tempo la
formiamo, a seconda del livello delle percezioni che
abbiamo coltivato. Dune è un pianeta vivo e in
divenire, nonostante l'apparenza; il deserto lo ricopre totalmente ad eccezione
di pochi luoghi difesi con la tecnologia o dalla conformazione rocciosa.
Geosofia
Arrakis
vive in simbiosi con la popolazione indigena locale, i Fremen,
che segue miti ancestrali ricordati in riti e usanze importanti anche nella
vita quotidiana. Questo ci riporta all'antica sapienza druidica, all'energia
della natura vissuta in stretta simbiosi e ricordata nel tempo da rituali e
danze.
I sacerdoti, che avevano un livello di
percezione più sviluppato e istruito nelle pratiche
necessarie, conducevano il popolo nell'estasi dell'immersione nel mondo altro.
Attraverso l'uso di sostanze psicotrope, variabili a seconda
dei continenti, guidavano riti e danze che si mescolavano al mondo che
ci circonda e ci contiene.
Gli sciamani e i druidi erano in stretto
contatto con la natura stessa del mondo, la sua energia che si manifesta con i
quattro elementi fondanti: acqua, fuoco, terra e cielo e con il quinto elemento
che tutto contiene, il vuoto apparente. Questo modo di intendere la natura, il
mondo che c'è e quello che verrà, si scontra con il potere temporale di chi
governa in quel momento e che concepisce ogni essere o cosa vivente o no come
fonte esclusiva di guadagno, sia in termini di denaro che
di potere.
Nulla di nuovo, dai tempi conosciuti ad oggi nulla è cambiato. Attraversiamo una fase in cui il
potere temporale, acquisto da poche e selezionate famiglie, sta prendendo il sopravvento
su qualsiasi altra cosa. Per esempio, inglobando e dirigendo
anche alcune antiche istituzioni religiose, un tempo semi-indipendenti, oggi
asservite.
La gestione del potere attraverso la religione
Troviamo un secondo livello di scontro,
un'organizzazione matriarcale, le Bene Gesserit, in perenne lotta con il potere imperiale e le
famiglie che lo compongono. Le Reverende Madri che dirigono questa millenaria
organizzazione sono dotate di poteri soprattutto psichici, telepatici e a volte
divinatori. La loro principale funzione è indirizzare gli eventi in modo tale
che attraverso matrimoni combinati con sorelle di rango inferiore possano
essere concepiti figli maschi da poter controllare,
fino alla nascita di un essere supremo che governerà in maniera equa l'energia
del mondo. In effetti, lo scopo di qualsiasi organizzazione religiosa è
comandare in modo diretto o indiretto attraverso i regnanti credenti.
Qui entra in gioco anche la componente
scientifica; i matrimoni combinati su base genetica dovevano portare alla
nascita del “fanciullo magico” un essere in grado di vedere le linee del
tempo e dello spazio.
Possiamo dire che già Platone nella “Repubblica”
scriveva di una selezione tra gli individui migliori, una specie di allevamento
selettivo, lo stesso procedimento delle Bene Gesserit
ma su scala millenaria. Ciò è esattamente quello che accade da sempre
attraverso i matrimoni combinati tra aristocratici, in maniera da mantenere le
terre, il denaro e il potere sempre all'interno della stessa cerchia.
Uomini vs macchine
Un terzo livello di lettura che emerge tra le
righe è la rivoluzione contro le macchine. Pensiamone l'attualità; oggi si
parla dell'intelligenza
artificiale come la panacea per tutti i mali e dell'inutilità di miliardi
di persone, in quanto non sufficientemente produttive.
“Un tempo gli uomini
dedicavano il proprio pensiero alle macchine, nella speranza che esse li
avrebbero liberati. Ma questo consentì ad altri uomini
di servirsi delle macchine per renderli schiavi... Non costruirai
una macchina a somiglianza della mente di un uomo.” Citò Paul Atreides dalla Bibbia Cattolica Orangista.
“Dune”
di Frank Herbert
Potremmo senz'altro affermare che ci stiamo
avviando verso la fine dell'uomo inteso come tale. Si vola verso un'umanità
soggiogata dal potere delle macchine “intelligenti” sia fisicamente, ma
soprattutto spiritualmente, tanto da affidarsi in maniera sempre più totale
all'algoritmo salvifico, atrofizzando la capacità di pensare e agire, delegando
ogni decisione alla perfezione e presunta imparzialità della macchina.
Nella serie cybernature Stargarden Universe, per esempio, l’umanità è asservita al Culto, a sua volta gestito da un Vicario synt. I synt, in Stargarden Universe, sono esseri sintetici senzienti e guidati da una intelligenza artificiale molto avanzata; scopri altre particolarità della serie nel glossario gratuito.
Omologare, eliminare ogni
tipo di differenza etnico-culturale, per avere un gregge appendice delle
macchine. In “Dune” ci fu la rivolta, la Jihad Butleriana,
che riportò l'uomo al centro e le macchine semplici accessori da usare.
L’arte (in ogni sua forma) come espressione dell’animo umano
La ribellione contro l’omologazione e contro
un’umanità disumanizzata, privata di emozioni e di espressioni artistiche, è
anche il fulcro distopico degli ultimi album degli ATEEZ, gruppo musicale
composto da 8 membri che puoi conoscere in questo articolo per Stargarden Universe.
Mei Lin, synt al servizio di Jo Jo Nishimura |
La musica è un elemento fondamentale per supportare
gli atti creativi che danno vita alla serie cybernature
Stargarden Universe, come
raccontato nell’articolo “Musica
e letteratura: collegamenti tra due arti magiche”.
Su Gaia, la Terra del futuro, le megalopoli
ricoprono il pianeta e la GEA ha ormai soggiogato
quasi tutti con l’impianto del dispositivo G-Connect. Tuttavia… ancora resiste
Nuova Eden, dove la popolazione è incoraggiata a sviluppare una vera
connessione naturale tramite ghiandola
pineale.
Il divario fra un mondo iper
urbanizzato e la necessità di ritrovare un contatto con la natura è uno dei
temi del cybernature, sottogenere di riferimento per Stargarden Universe.
Il pericoloso bio-hacker protagonista di "Dark Ghost", Jo Jo Nishimura |
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Ghost”, disponibile su Amazon in eBook e in versione cartacea illustrata!
La realtà odierna
Noi, purtroppo, siamo nella fase di
schiavizzazione e le danze dei druidi sono solamente un ricordo ancestrale. La società matriarcale in cui la Dea Madre ci
accoglieva tutti indistintamente nel proprio grembo è svanita nella notte dei
tempi, lasciandoci solo miti, miraggi nella nebbia delle brughiere.
L'essenza della filosofia druidica stava nella
parola “rheo”, che significava
scorro, come in quella orfica greca “panta rhei” che prende il
significato di tutto scorre.
Ma
alla fine di tutto si ritorna sempre al punto di partenza, la grande ruota
cosmica del buddismo ne è l'esempio. Tutto è in eterno movimento, non ha né
inizio né fine ed è al tempo stesso immobile e in movimento. Un altro esempio è
la spirale celtica nelle diverse orientazioni, come del resto il triskell.
Oggi siamo alla ricerca della nostra essenza, ma
per farlo bisogna volgere lo sguardo indietro nel tempo. Il problema si chiama
progresso, nel senso che solo lasciando ciò che ci identifica, così ci dicono,
possiamo progredire. Ma sarà veramente così?
Pesco fiorito,
dormo nella sua ombra,
tiepido sole.
Caldi soffi nel cuore,
la spirale in cielo.
Contenuto preparato in collaborazione con
BRAN
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