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lunedì 15 aprile 2024

Pirunkirkko - la chiesa del diavolo

 


 

 

Nel parco nazionale di Koli, che prende nome dall'omonima catena montuosa nella Carelia settentrionale in Finlandia, si trova la grotta di Pirunkirkko, che significa chiesa del diavolo. Questa grotta è una delle più grandi e famose della Finlandia, in gran parte inesplorata, ma famosa o famigerata perché da sempre ritrovo di saggi e sciamani.

 

Pratiche sciamaniche

 

Una nuova ricerca ha scoperto che l'acustica di questa antica grotta potrebbe essere la causa delle credenze e, di conseguenza, delle pratiche sciamaniche e divinatorie che si svolgevano e che si praticano ancora oggi in quel sito. L'analisi acustica indica che il fondo della grotta crea un effetto di risonanza. Un'eco persistente a frequenze tra i 219 Hz e i 232 Hz, che allunga e amplifica il suono iniziale per oltre un secondo.

 

Gli antichi sciamani, o saggi delle comunità agricole della Carelia, usavano questa grotta particolare per la sua acustica per operare i loro riti mistici. Riti di tipo propiziatorio per i raccolti, riti di guarigione e rituali per entrare in contatto con il mondo degli spiriti.

 

I saggi, conosciuti in finlandese come tietäjä, velho o noita, erano specialisti spirituali in grado di connettersi con gli spiriti della natura. Entravano in contatto con il mondo invisibile che ci circonda, nascosto ai nostri sensi, per risolvere gli squilibri tra il nostro mondo e quello degli spiriti della natura. Operavano attingendo alle forze energetiche che ci attraversano e che ci comprendono, risolvendo i conflitti che causavano squilibri.

 

Nei loro riti all'interno della grotta saltavano, danzavano, gridavano, si infuriavano come se stessero combattendo con qualcosa di visibile solo a loro. Naturalmente, la particolare acustica della grotta rifletteva, amplificandola con una grande eco, la ritualità vocale degli sciamani. L'effetto sulle persone radunate all'esterno doveva essere incredibilmente efficace, visto il velo di mistero e la grande rinomanza che la grotta di Pirunkirkko porta con sé da centinaia di anni.


 

Lo studio acustico

 

Lo studio acustico rivela che la particolare risonanza delle pareti della grotta si manifesta solo a determinate frequenze, per questo motivo solo gli sciamani o saggi esperti erano in grado di avere una risposta dagli spiriti con cui parlavano.

 

I loro rituali a base di grida, canti, danze e tamburi, si svolgevano con toni adeguati per avere la risposta sonora dell'ambiente sotterraneo. La grotta quindi, se stimolata con le giuste frequenze, rispondeva con un tono di sottofondo prolungato e musicale che non cambiava sonorità. Immaginiamo uno sciamano o un gruppo di adepti guidati da lui che danzano e cantano, in modo ritmico, seguendo le frequenze dei toni della voce o del tamburo del loro maestro. Alle sollecitazioni sonore la grotta va in risonanza e pare che risponda. Ai rumori di una frequenza ritmica specifica la grotta reagiva con una sonorità di sottofondo, che continuava per alcuni istanti anche oltre la durata del rito.

 

Questo dialogo, tra l'officiante e coloro che si aspettavano una guarigione, ricorda quella che oggi denominiamo terapia del suono. Nel momento in cui i saggi e i pazienti cominciano a cantare, o salmodiare allo stesso tono, si viene a creare un’armonia, un equilibrio, una condivisione di sensazioni positive che porta ad alleviare le disfunzioni organiche con un trattamento, in questo caso, olistico.

 

La sonorità dell'ambiente associato alla presenza mistica dello sciamano che la provoca crea un’assonanza del paziente con l'ambiente che lo circonda. Possiamo dire che l'abbraccia e lo circonfonde, immergendolo in un senso di pace e di interazione con gli spiriti evocati dallo sciamano. Se pensiamo che le malattie o le disgrazie venivano, nei tempi antichi, attribuite a disturbi o particolari squilibri nei confronti del mondo degli spiriti, possiamo capire come immagini evocate di questo tipo potessero essere di grande impatto psicologico e di conseguenza avere un'influenza positiva sulla guarigione.

 

La particolare risonanza fornisce un tramite potente per la connessione dell'officiante e, di conseguenza, del paziente con qualsiasi entità non umana che comunica attraverso il sottofondo musicale evocato. O almeno questa è l'impressione che suscita.

Un pagano moderno, intervistato dagli studiosi che indagavano sulla sonorità della grotta, parlava dello spirito che viveva nella caverna, dell'energia universale che si sprigionava all'interno, senza mai menzionare il tono della risonanza.


 

Possiamo affermare come i quadri culturali di riferimento guidino la nostra capacità critica. La scienza ci spiega come avviene questa particolare situazione acustica, ma lo sciamano in modo assolutamente empirico ci mostrava come sfruttarla per il bene comune. Ora sappiamo come avviene il fenomeno dal punto di vista strettamente tecnico. Ma questo saperlo inficia la possibilità che ci metta in contatto con un'altra dimensione?

 

Materia e spirito in noi sono intimamente connesse: Mens sana in corpore sano, non è solo un motto fine a se stesso, ma l'essenza della nostra vita. Un punto di arrivo primario che ci consentirà di aprirci alle dimensioni altre che ci circondano.

E solo lì inizierà il vero viaggio dentro e fuori di noi!

 

 

Balli e canti,

musica dell'anima:

voci nel tempo.

 

 Arcobaleno brilla,

due mondi si fondono.

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

lunedì 8 aprile 2024

Che cos'è l'aurora polare?

 


 

 

Galileo Galilei, nel 1600, colpito da questo eccezionale evento alle nostre latitudini ne coniò il nome con cui ancora oggi lo conosciamo: “Aurora Borealis. Denominazione che comunque condivide con il suo contemporaneo Pierre Gassendi, anch'egli astronomo e matematico dell'epoca.

 

Aurora nell’antichità

 

Questo fenomeno naturale che si verifica ai poli magnetici della Terra, veniva interpretato in maniera opposta a seconda della latitudine in cui veniva visto. Più le popolazioni condividevano l'estrema spettacolarità del fenomeno e maggiormente lo facevano proprio, inserendolo nella narrazione mitologica che li rappresentava. Per i popoli lontani, invece, dove raramente l'aurora si manifestava, l'apparire di queste luci misteriose nel cielo era sinonimo di sventura imminente.

 

Già Aristotele, nel suo trattato “Meteorologia”, descriveva il fenomeno come vapori che da terra salivano verso il cielo. Sembra strano che anche così a sud fosse visibile questo fenomeno ma, dato che si verifica sempre a cavallo dei poli magnetici, sappiamo che questi si sono spostati più volte. Infatti, da quando il polo magnetico artico fu scoperto da John Ross a ora, si è spostato a nord di oltre 500 chilometri. Quindi non stupirebbe che a distanza oltre due millenni i poli magnetici si trovassero in posizioni molto diverse da oggi.




 

L’aurora e i Vichinghi

 

I popoli del Nord, certamente più coinvolti, hanno assimilato in maniera diversa l'aurora, in questo caso boreale, nella loro cosmogonica mitologia. Tra i Vichinghi della Norvegia, i colori dell'aurora erano il riflesso del sole sugli scudi delle Valchirie (coloro che scelgono gli eletti), mandate da Odino a scegliere i guerrieri da portare nel Valhalla. Morire in battaglia con la spada in mano era l'unica morte onorevole per un guerriero, per cui quei bagliori nel cielo rappresentavano la meta, il paradiso dei combattenti; in quel momento, in qualche luogo, un compagno in armi entrava nelle sale del Valhalla. Per altri l'aurora è il riflesso del ponte Bifrost (la via tremula), chiamato anche ponte arcobaleno, che collega Asgardr, la dimora degli dei, a Midgard, la terra di mezzo, abitata dagli uomini e dai troll.

 

L’aurora e gli Inuit

 

Nelle popolazioni Inuit ci sono diverse leggende. In una delle più diffuse si racconta che l’aurora è provocata dagli spiriti dei morti che danzano, oppure che giocano a palla con il cranio di un tricheco, indossando cinte luminose sui fianchi e intorno alla testa.

 

L’aurora e gli Aborigeni

 

Anche nella cultura aborigena le aurore, in questo caso australi, sono attribuite agli dei che danzano, aprendo per alcuni momenti la via del sempre agli uomini di passaggio nel mondo.

 

L’aurora in India

 

Nel Ladakh, nell'Himalaya indiano, il 22 e 23 aprile del 2023 a causa di una forte tempesta geomagnetica l'aurora ha illuminato i cieli. Un evento rarissimo a quella latitudine e a quella altitudine, circa 3000 metri.

 

I misteri dell’aurora

 

Quello che ancora c'è di misterioso nel fenomeno è il sottofondo sonoro. Non è sempre presente, ma viene identificato ad altezze attorno ai 70 metri, mentre la ionosfera (strato atmosferico dove hanno origine le aurore) si trova tra i 100 e 500 km di altitudine.

 

Questi suoni, attribuiti a perturbazioni del campo magnetico, risultano simili al battito ritmico delle mani, a piccole grida soffocate, sibili e altre manifestazioni sonore non meglio identificate, ma che possono essere variamente udite e interpretate a seconda della sensibilità e cultura di chi le percepisce.




 

Le ragioni del fenomeno

 

L'aurora boreale è un fenomeno naturale spettacolare, affascinante per i colori che si fondono in una danza nei cieli. Ecco le cause di questo evento:

 

1.   Particelle cariche di elettroni e protoni, il cosiddetto vento solare, si scontrano con il campo magnetico terrestre e vengono deviate.

 

2.    A fare da barriera al vento solare è la magnetosfera, una regione dello spazio che circonda la Terra controllata dal campo magnetico terrestre, qui il flusso solare viene deviato dall'impatto diretto con il pianeta.

        

3.   A causa della geometria del campo magnetico terrestre, la carica di elettroni viene deviata verso i due poli magnetici della Terra, qui il campo magnetico è più debole e molte particelle passano attraverso la magnetosfera raggiungendo la ionosfera.

 

4.   La Terra è circondata da un’atmosfera gassosa, formata da gas quali azoto, elio, ossigeno, anidride carbonica e altri gas rari. Attraversando questo strato gassoso, il vento solare residuo produce delle forti correnti elettriche.

 

5.   Quando l'energia di queste correnti è abbastanza forte, la reazione con l'ossigeno e l'azoto dell'atmosfera che attraversano causa l'emissione di luce visibile. Lo scontro tra gli elettroni accelerati e le molecole di gas, se sufficientemente forti e numerose, crea il fenomeno.

 

6.   I colori, le forme e le dimensioni delle aurore sono dati dalla diversa composizione dei gas che vengono colpiti, dall'altezza a cui si verifica il fenomeno e dall'energia delle particelle residue. In alcuni casi si presenta come un velo sottile che mostra le stelle sullo sfondo.

 

7.   Generalmente il verde è il colore più comune, dato dallo scontro con l'ossigeno di particelle ad alta energia, mentre con particelle meno potenti abbiamo una luce rossastra. L'azoto reagisce emettendo luce blu, mentre la fusione dei due colori porta ai rosa, ai gialli, ai viola.

        

Ora abbiamo la spiegazione scientifica del fenomeno, cosa che i nostri avi non avevano ma, guardando lo splendore che la natura ci mostra, sicuramente il nostro sgomento non varia.

 

 

Occhi nel cielo,

veli screziano l'ombra:

balli e canti.

 

Sussurri nella notte,

sogni dentro il tempo.

 

Contenuto preparato in collaborazione con

BRAN

 

lunedì 1 aprile 2024

Miti e leggende giapponesi

 


 


Nella pioggerella primaverile —
di certo, è uscito
lo spiritello della pietra.

 

MURAKAMI KIJŌ

 

Shinto

I primi giapponesi credevano che dietro ogni manifestazione della natura ci fosse uno spirito, di conseguenza hanno popolato il mondo naturale in cui vivevano di dei e spiriti, più o meno importanti e rappresentativi della loro cosmogonia. Ogni aspetto della loro vita si svolgeva a contatto con il divino che li circondava, per cui elevarono quest'espressione del loro rapporto con l'invisibile che permeava la natura a un vero e proprio credo: lo Shinto, il cui significato letterale è la via degli dei. In questo sistema di credenze tutto era vivo e nell'haiku di apertura di questo articolo lo possiamo leggere chiaramente.

 

Kami

Il popolo giapponese ha creato attraverso lo Shintoismo una enorme quantità di divinità chiamate Kami. Più che divinità in senso stretto erano manifestazioni della forza della natura che rappresentavano ed erano più o meno potenti. Esempi: lo spirito che si celava dietro una grande cascata o lo spiritello di una pietra, comunque viva e facente parte del mondo. Il modello delle credenze dello Shintoismo fa sì che, al di là degli dei creatori e creatrici del mondo, ogni luogo abbia una spiritualità differente.

Ognuno di questi spiriti veniva invocato o ringraziato per le proprie qualità: il vento, il fuoco nella propria casa, lo spirito della pozza d'acqua dove lavarsi. Ogni luogo aveva la propria forza spirituale con cui convivere, forze che dovevano essere blandite con uno spirito puro.



Purezza dello spirito

In tutto il Giappone sono stati edificati templi in onore delle divinità maggiori, meta di pellegrinaggi di purificazione o di divinazione, cerimonie che con danze rituali invitavano il dio o la dea a manifestarsi nel mondo. La partecipazione ai riti comuni, oppure la presenza privata, implicava comunque un rito di purificazione che doveva essere effettuato prima di passare sotto il Torii, la via d'ingresso che porta al tempio. Ma questi riti venivano effettuati anche per le richieste o i ringraziamenti ai Kami locali, perché il fondamento di ogni rapporto con il divino era rappresentato dalla purezza dello spirito.

Lo Shintoismo ha rappresentato per la storia del Giappone un grande momento di aggregazione, fondamentale per la sua unificazione. Infatti, mitizzando la nascita della terra del Sol Levante, il primo imperatore si dichiarò discendente diretto della dea del sole Amaterasu, dichiarandosi così divinità in terra, un vero e proprio dio vivente e come tale da adorare. In questo ritroviamo una certa analogia con la prima dinastia di faraoni, in quanto i primi si dichiararono essi stessi divinità in terra, quindi facenti parte degli esseri divini, mentre successivamente ne divennero i rappresentanti.

 



La nascita del Giappone

La nascita del Giappone è dovuta all'intervento diretto degli dei. A Takamagahara, l'alta pianura dei cieli residenza degli dei, dai Kami primordiali nacquero sette generazioni di Kami conclusesi con Izanagi (colui che invita) e Izanami (colei che invita): essi furono incaricati di creare il mondo dal caos.

Dal “ponte fluttuante celeste” (Ame no ukihashi) che collega la dimora degli dei alla terra, con il sale sgocciolante dalla punta della “lancia gioiello” (Ama no Nuboko), immersa e ritratta più volte nel caos, formarono la prima isola dell'arcipelago giapponese. Lì si sposarono con un rito che prevedeva che a parlare per primo fosse il dio maschile, invece erroneamente parlò per prima la Dea. La conseguenza fu la nascita di un figlio deforme e senza ossa: il dio Hiruku patrono dei pescatori e della fortuna, abbandonato in una cesta e affidato al mare.

I due ebbero un altro figlio che divenne la prima isola (Awaji) ma si rivolsero ai Kami nell'alta pianura dei cieli per chiedere altri figli. Gli dei svelarono loro l'arcano: avevano sbagliato la cerimonia. Allora provvidero a ripeterla nel giusto ordine ed ebbero altri sette figli a completare l'arcipelago del Sol Levante. Il carattere prettamente patriarcale dell'origine del Giappone, dove la prima parola deve essere maschile, non si riflette poi nella storia. Infatti, leggiamo nelle cronache più antiche di spose e principesse che hanno guidato più volte la sorte della nazione, sia in prima persona che guidando i consorti.

 

Dopo varie vicissitudini, che culminarono in una andata e ritorno all'inferno in stile orfico, i due sposi si separarono dando inizio a una faida che portò alla purificazione finale di Izanagi (lo spirito maschile). Da questo presero vita i tre principali Kami giapponesi: Amaterasu, l'incarnazione del sole, il fratello Susanoo, l'incarnazione dei mari e della tempesta e Tsukuyomi poi sposo di Amaterasu e l'incarnazione della luna. Amaterasu è considerata probabilmente la figura mitologica più importante e venerata in tutto il Giappone per la sua bellezza e potenza.

 

Jimmu l'unificatore del Giappone, nel 660 a.C. ne divenne il primo imperatore, legittimandosi come erede diretto di Amaterasu. Da lui discende la stirpe imperiale di origine divina, fino al momento in cui l'imperatore Hirohito, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, annunciò al popolo di non essere una divinità.

La famiglia imperiale conserva dal momento della sua investitura divina tre oggetti sacri:


1.    Kusanagi no Tsurugi, la spada che si muove nell'erba, che rappresenta la virtù del coraggio

 

2.    Yata no Kagami, lo specchio ottagonale, che simboleggia la saggezza e la verità.

 

3.    Yasakani no Magatama, il gioiello a forma di virgola, che rappresenta la prosperità.

 



I principali Kami giapponesi

 

1.    Inari Okami, una divinità dalle molte facce, infatti è il Kami dell'agricoltura ma anche della forgiatura e dell'industria. È venerato sia come maschio, che come femmina, che come androgino, ma un'altra delle sue caratteristiche che lo rende popolare è l'affinità con le Kitsune, che agiscono come sue messaggere. Le Kitsune sono volpi che hanno la facoltà di trasformarsi in esseri umani, riconoscibili dagli occhi azzurri e dalla coda che devono nascondere nel kimono. Più invecchiano più diventano magiche, la forza si deduce dal numero delle code, nove pare sia il massimo mai visto.

 

2.    Raijin, il dio del tuono che controlla i fulmini, fa piovere morte e distruzione sul mondo sottostante. Ha un forte legame con la terra dei morti. Ma ha anche un aspetto benevolo e si racconta che dove cade un suo fulmine ci sia un buon raccolto.

 

3.    Fujin, il dio del vento, con la sua sacca d'aria muove tutti i venti del mondo, spesso in coppia con il fratello Raijin. Cavalca una nuvola avvolto in una pelle di leopardo.

 

4.    Ame-No-Uzume, la dea Shintoista dell'alba, inventrice e protettrice della danza e delle arti dello spettacolo. Una delle serve più fidate di Amaterasu.

 

5.    Ebisu, il Kami della fortuna e della prosperità, patrono dei pescatori, rappresenta l'abbondanza del mare.

 

Eroi giapponesi, tra mito e realtà.

 

1.    Kintaro, conosciuto anche come golden boy, una specie di Tarzan giapponese perché cresciuto nella natura selvaggia, pur essendo figlio di una principessa e di un samurai.

2.    Yamato Takeru, il prototipo del guerriero giapponese, con la spada Kusanagi e la sua forza proverbiale serviva ogni desiderio dell'Imperatore. Morì combattendo un Dio senza la spada, confidando solo sulla sua forza.

3.    Minamoto No Yorimasa, leggendario poeta samurai che uccise il demone Nue che minacciava l'Imperatore.

Questo è solo un piccolissimo esempio della complessità della mitologia del Sol Levante. Si tratta di un popolo che nelle sue zone rurali ha mantenuto intatte le tradizioni della sua cultura millenaria. Anche nella sua arte moderna, attraverso i manga e le serie animate, riporta alla luce la tradizione dell'antico passato.

 

"Potesse il filo della vita da penosi pensieri esser spezzato, non avrei tessuto questa strascicante filza di anni sul suo telaio."

Dal Genji monogatari

 

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