Così Cicerone
esordisce nel suo saggio: “Della divinazione”.
«È un'opinione antica, risalente ai tempi leggendari e corroborata dal consenso del popolo
romano e di tutte le genti, che vi siano uomini dotati di una sorta di
divinazione - chiamata dai greci mantiké -, cioè
capaci di presentire il futuro e di acquisirne la conoscenza. Capacità
magnifica e salutare, se davvero esiste, grazie alla quale
la natura di noi mortali si avvicinerebbe il più possibile alla potenza degli dèi! E come in altri casi noi romani ci esprimiamo molto
meglio dei greci, così anche a questa straordinaria dote i nostri antenati
dettero un nome tratto dalle divinità, mentre i greci, come spiega Platone, derivarono il
nome corrispondente dalla follìa. Non conosco, in
verità, alcun popolo, dai più civili e colti fino ai più efferati e barbari,
che non creda che il futuro si manifesti con segni premonitori, e che esistano
persone capaci di comprenderli e di spiegarli in anticipo.»
L'esigenza di conoscere il futuro è sempre stata
presente in ogni tipo di società umana, dai suoi primordi fino a oggi. Cambiano
i metodi, ma lo scopo è sempre lo stesso: sapere in anticipo se le nostre
azioni raggiungeranno lo scopo desiderato.
Una via antica
È stato un percorso che all'inizio si confondeva
con la magia, per poi sfociare in credenze religiose, animistiche e
spirituali, in un certo senso possiamo dire che la pre-destinazione
dell'uomo era insita nelle ricerche che venivano effettuate.
Infatti, cercare di sapere cosa ci accadrà in
futuro indica che la via è già tracciata. O che pensiamo che lo sia, in caso
contrario non avrebbe alcun senso cercare di sapere qualcosa che non c'è! Se ci
facciamo leggere la mano, che è una forma di divinazione, crediamo che la
nostra vita sia scritta dalla nascita alla morte in quelle linee, e che ci sia
qualcuno che abbia le capacità di interpretarle. Una condizione perché sia la
divinazione che le risposte oracolari acquisiscano una
valenza di verità ai nostri occhi, è il credere all'esistenza di una entità
soprannaturale che decida del destino di tutto e tutti.
La nascita della ricerca scientifica
In un certo senso, possiamo affermare che la
divinazione e le risposte oracolari, conseguenza del senso di
inadeguatezza dell'uomo nei confronti della natura in cui vive, della
percezione del suo essere inerme alla mercé degli eventi, abbiano stimolato la
nascita della ricerca scientifica. Una sorta di
contrapposizione, di ribellione alla tirannia del soprannaturale attraverso la
ragione e il metodo scientifico.
Le pratiche divinatorie e oracolari sono singoli
eventi, riti che squarciano il velo che ci divide dagli universi altri per
portarli qui. Ma sono sempre episodi singoli,
specifici, che attraverso analogie ci illuminano sul molteplice. La ricerca
scientifica rifiuta il dogma, la scienza è la massima espressione del dubbio,
la ripetitività di un esperimento cercando di metterne
in discussione i risultati, sempre e comunque, è lo scopo del metodo
scientifico. Il risultato positivo del momento può e deve essere messo in
discussione.
Attraverso i millenni, la divinazione si è
basata su varie tecniche influenzate dalla tipologia di vita che avevano le
popolazioni, dall'influenza degli animali che portavano con loro, o contro cui lottavano per la sopravvivenza.
In linea generale possiamo vederne alcuni esempi
tipici:
1.
I segni celesti, quindi costellazioni,
comete, eclissi. Da qui la nascita dell'astrologia, ma anche
dell'astronomia con la previsione delle eclissi, per esempio.
2.
I segni
atmosferici, con tutte le loro declinazioni specialistiche, quindi
l'osservazione del vento, delle nuvole, della pioggia, dei tuoni e
dei fulmini.
3.
L'avvistamento di specifici animali
totem, o i movimenti di animali in specifici contesti, sia domestici tipo
galli, gatti e topi, sia selvaggi.
4.
L'esame
delle viscere degli animali sacrificati, soprattutto il fegato, ma anche le
interiora, la quantità di sangue, il comportamento dell'animale
durante il sacrificio.
Divinazione nel mondo
Un tipo diverso di divinazione è quella
Shintoista, infatti su quattro strisce di carta si
scrive la domanda al patrono o alla patrona del
santuario. Sotto la domanda si scrivono tre no e un
sì. L'Oen Sensei (sacerdote
Shintoista) le prende arrotolandole come palline. Le mette su un piano
appoggiato a un treppiede. Il sacerdote impugna un rametto con l'estremità
piena di strisce di carta colorata, sventolandole da
sinistra a destra, sempre più vicino alle palline. Quando finalmente una di esse
cade, il sacerdote la raccoglie e te la mette in mano, mentre tu gli darai il
riso dell'offerta. Questa è la parte finale del rito che implica una lunga fase
di preparazione e purificazione prima di poterla eseguire.
Un altro tipo di divinazione è l'I Ching, o libro dei mutamenti,
cinese. All'inizio, come la maggior parte delle risposte oracolari nel mondo
antico, si limitava a un sì o un no. Queste risposte
si differenziavano nell'utilizzo di una linea intera per il
sì e una spezzata per il no. Nel corso dei tempi si è sentita la necessità di
una maggiore differenziazione e si è arrivati all'utilizzo di otto segni. Nel
tempo le combinazioni delle linee sono diventate più complesse, arrivando a
sessantaquattro segni. Tutto questo per poter interpretare la mutevolezza
dell'universo e avere un vaticinio in
evoluzione. Infatti, l'attenzione non è sull'immagine del momento ma sulla
mutazione nel tempo.
La lettura delle rune
è una specificità del nord Europa, legata al culto di Odino, ai suoi eroi e
demoni, e all'attesa del Ragnarǫk, la battaglia finale in cui si deciderà
il destino degli dei che regnano su di noi. Le rune sono un insieme di
caratteri che compongono un alfabeto. Il termine rune significa sussurro-segreto, quindi la loro lettura svela la
visione del futuro che attende il supplice.
Tra gli oracoli più famosi, quello di Apollo
a Delfi è quello più conosciuto. La sua origine è molto contesa, si
racconta che Zeus abbia
liberato due aquile agli antipodi del mondo e che si siano incontrate proprio
lì decretando cosi il centro del mondo “Omphalos”.
Altri raccontano di un capraio caduto in un anfratto, che da quel momento
cominciò ad avere delle visioni. Comunque sia, inizialmente furono delle
vergini a occuparsi di rispondere ai quesiti, interpretate dai sacerdoti di
Apollo. In seguito, dopo alcuni rapimenti, furono messe delle donne più
anziane. Anche qui prima di poter accedere al tempio era necessario sottoporsi
a riti di purificazione e onorare il tempio con delle offerte.
L'antro della Sibilla Cumana, è certamente l'oracolo
più famoso che abbiamo in Italia. Situato nei pressi del Lago d'Averno nei Campi
Flegrei. Anche lei è una sacerdotessa di Apollo. Virgilio
nel Libro VI dell’Eneide rappresenta la Sibilla Cumana come la sacerdotessa di
Apollo e la custode dell’Ade. Giunto al tempio d’Apollo sull’Acropoli di Cuma, Enea viene condotto dalla Sibilla all’interno del
tempio. "Ispirata" dal sacro furore di Apollo, la sacerdotessa mostra
a Enea il mondo dell’aldilà e gli profetizza il glorioso futuro di Roma.
Ai nostri giorni la statistica ha preso il posto della divinazione e i nuovi oracoli sono i
guru della finanza, che attraverso l'elaborazione di dati che si ripetono nel
tempo danno le loro sentenze.
Volo d'uccelli,
un corvo che osserva:
voce che tuona.
Il fili del destino
tra le dita degli dei.
Contenuto preparato in collaborazione con
BRAN