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lunedì 17 gennaio 2022

Streghe Wicca: 5 curiosità per conoscerle


  

Perché le praticanti della Wicca possono definirsi “Streghe”? 

 

La Wicca è una corrente religiosa appartenente al più ampio fenomeno del neopaganesimo. Spesso le adepte di questo culto si definiscono “streghe”, in continuazione con l’antica stregoneria medievale che portò avanti i riti sotterranei legati alle antiche divinità pagane.

La Wicca è uno stile di vita, un insieme di ideologie e valori molto complesso. In questo articolo cominceremo a conoscere alcune curiosità che la riguardano, dalla sua storia ai vocaboli tecnici (come ad esempio “wiccaning”, “coven”, “Dryghten” e molti altri!)

 

Streghe Wicca: 5 curiosità per conoscerle 

 

1. I gruppi Wicca si chiamano “coven” 

Iniziamo con un termine tecnico: coven! È una parola mutuata dal tardo scozzese medievale (ovvero “raccolta” o “riunione”) e a sua volta derivata dal latino “conventus”.

Coven è il nome che indica le comunità di streghe wiccan. Al loro interno avvengono rituali, iniziazioni e si celebrano le festività pagane come, ad esempio, i sabbat e gli esbat.

Per le tradizioni Wicca più antiche, come quella gardneriana/alexandriana, le coven sono il cuore pulsante del culto. Per fare qualche esempio di celebrazione Wicca possiamo citare il “grande rito”, che simboleggia l’unione sessuale tra i sacerdoti; l’”handfasting”, il rituale di nozze neopagano riconosciuto legalmente in Gran Bretagna, in Irlanda e in alcuni Stati degli USA; il “wiccaning”, ovvero il battesimo Wicca.



 

2. La tradizione più antica è la “Wicca gardneriana” 

La religione Wicca non ha una “chiesa” centrale e non ha nemmeno un’autorità massima riconosciuta. Al contrario, è frammentata in molteplici tradizioni diverse. La più antica è senza dubbio quella gardneriana, fondata dall’esoterista inglese Gerald Brosseau Gardner.

Egli dichiarò di essere stato iniziato come stregone nel 1939 dalla New Forest Coven, una congrega segreta presente nella zona di New Forest e dedita a trasmettere gli insegnamenti di un'antichissima religione misterica di origine pagana.

Gardner rielaborò quanto appreso dalla New Forest Coven in una forma più accessibile alla modernità e chiamò questo culto “Arte” o “la Nuova Religione”. I suoi principali rituali sono racchiusi nel “Libro delle Ombre” (“Book of Shadows”), uno dei massimi testi sacri della Wicca.

 

3. La prima associazione wiccan italiana è stata il “Circolo dei Trivi” 

In Italia la Wicca si diffuse soprattutto a partire dagli anni ’90.

La prima associazione organizzata fu il “Circolo dei Trivi”, con sede a Milano, il cui statuto venne registrato alla fine del 2002. È ancora in piena attività e si occupa di varie iniziative per la promozione della spiritualità wiccan, come ad esempio la pubblicazione della rivista Athame.

 

4. Esistono anche i wiccan eclettici 

Chi voglia perseguire gli ideali della Wicca non deve per forza appartenere a una coven. Esistono anche wiccan eclettici, che non sono affiliati a nessuna congrega e spesso non si riferiscono nemmeno a una tradizione particolare. Eseguono i rituali in autonomia e hanno una visione molto personale della spiritualità Wicca.




 

5. Il Dryghten, ovvero il principio universale 

Dryghten” è un termine in inglese antico che significa "Signore". Per le streghe Wicca indica il principio universale, l’unità che contiene in sé i due principi cosmici primari della Dea e del Dio.

 

Streghe Wicca e miti norreni 

 

La spiritualità Wicca mi ha sempre affascinata, anche in virtù dei miei studi sui miti norreni, sulle rune e sulle antiche lingue germaniche.

Tutte queste passioni sono state fondamentali per la stesura del mio romanzo urban fantasy “Playing with daggers”, in cui la protagonista è un’abile traduttrice di rune, nonché apprendista maga alla scoperta di un’antichissima magia vichinga: il seiðr.

Cos’è il seiðr? Be’, non ti resta che leggere il libro per scoprirlo!


Il seiðr è pericoloso? Chi è KARA SCHWERT?

Scoprilo subito sul tuo Kindle con “Playing with daggers”.


Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita.


lunedì 10 gennaio 2022

Test: quale strega Disney sei?


 

Vorresti essere una strega Disney? 

 

Per molti anni le cattive Disney sono state relegate al ruolo di comprimarie malvagie, ma grazie alle ultime rivisitazioni (soprattutto in live action) si sono conquistate le luci dei riflettori e sono diventate protagoniste.

Parecchie persone sognano di diventare una principessa, ma non sarebbe molto più interessante essere una potente e affascinante strega Disney? Magari una di quelle che comanda tutti e ha un intero regno sotto la sua egida?

E tu, quale strega Disney saresti se fossi protagonista di una storia dello zio Walt? Scoprilo con questo test!

 

Quale strega Disney sei? 

 

Osserva attentamente le tre figure che compaiono nell’immagine di apertura dell’articolo. Quale ti piace di più? Scegli il tuo numero e scopri quale strega Disney sei!

 

1. Regina di cuori 

 


 

La regina di cuori è in assoluto il personaggio più iconico di “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Deve il suo aspetto alla Donna delle carte da poker, una figura antichissima. Si ritiene infatti che le prime carte cominciarono a circolare in Francia attorno alla metà del XV secolo, ma che fossero una derivazione dei semi più elaborati nati nel Nord Europa.

A dispetto del nome, la Regina di cuori non è affatto romantica. Al contrario, è dispotica, collerica e altezzosa… una vera queen!

Nel cartone ha un ampio abito nero, rosso e oro, e un vezzoso ventaglio a forma di cuore rosso. Nel live action del 2010, diretto da Tim Burton, ha un corpetto nero e rosso e una gonna rossa a cuori beige. Il volto è quello della meravigliosa Helena Bonham Carter ed è truccato con un delizioso rossetto applicato a cuore, che ricorda una geisha giapponese.

Colore fortunato: rosso

Simbolo fortunato: cuore

 

2. Malefica 

 



Malefica è la cattiva Disney più amata, nonché quella che ha avuto l’evoluzione più sorprendente nel corso dei decenni.

Nel cartone de “La bella addormentata” indossa un lungo mantello nero, ha la pelle bluastra, uno scettro magico e il suo famiglio è un corvo di nome Diablo. Ha modi aristocratici ed eleganti, dietro i quali cela un animo violento e vendicativo. Insomma, è un personaggio decisamente cool!

Nel film “Maleficent”, Malefica assume i bellissimi connotati di Angelina Jolie. Questa pellicola rivoluziona completamente il personaggio: non si tratta più di una strega demoniaca che perseguita gli innocenti per futili motivi, ma di una fata costretta a diventare malvagia a causa di un tradimento inflitto da un essere umano.

Colore fortunato: blu

Simbolo Fortunato: scettro

 

3. Grimilde 

 


 

Grimilde è la first lady, la prima strega che compare in un classico Disney.

Il suo bellissimo volto è ispirato alla statua di Uta di Ballenstedt, che si trova nel duomo di Naumburg (Germania) e raffigura una splendida nobildonna medievale.

Grimilde ha occhi verdi, labbra vermiglie e una lunga veste viola che sottolinea il fisico slanciato. È una persona orgogliosa e molto vanitosa, che non esita a ricorrere ai mezzi più scorretti per affermare la sua supremazia. La sua indole altera e crudele fa da perfetta controparte al carattere ingenuo e un po’ melenso di Biancaneve.

Questo personaggio verrà presto interpretato da un’attrice in carne e ossa: sono infatti cominciate le riprese del live action di “Biancaneve e i sette nani”. Nei panni di Grimilde troveremo la meravigliosa Gal Gadot, famosa per aver impersonificato l’eroina Wonder Woman nel DC Extended Universe.

Colore fortunato: viola

Simbolo Fortunato: specchio

 

E ora, una piccola sorpresa! Se vuoi giocare ancora e scoprire il tuo nome da strega, ecco un’altra immagine per te!



 

E se vuoi approfondire il tema della stregoneria, ti consiglio di dare un’occhiata all’articolo “Streghe vere oggi: dove abitano e quali poteri hanno”. Buona lettura!


Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita.


giovedì 6 gennaio 2022

Come si scrive un libro... senza perdere tempo! La guida definitiva

 


Vorresti diventare scrittore/scrittrice, ma gli impegni quotidiani te lo impediscono? Questa guida ti permetterà di raggiungere il tuo obiettivo!

 

Molti aspiranti scrittori rinunciano al loro sogno per mancanza di tempo.

Le giornate sono brevi, piene di distrazioni, stanchezza e responsabilità: come ritagliarsi qualche momento utile per dedicarsi alla scrittura?

Immagina quanto sarebbe bello se avessi un metodo testato ed efficace che ti permetta di concentrarti sulla scrittura in modo proficuo e compatibile con la quotidianità!

Con questa guida gratuita scoprirai alcuni segreti che ti aiuteranno a dedicarti alla tua passione, anche se lavori a tempo pieno, e a fare progressi per diventare un vero scrittore produttivo!

 

Come si scrive un libro? Ecco da dove iniziare 

Il primo passo è identificare le abitudini che ti impediscono di essere produttivo. Possono essere molteplici: mancanza di concentrazione, scarsa organizzazione, poca autostima, idee confuse, paura di fallire, assenza di uno spazio dedicato alla tua passione, motivazione insufficiente, carenza di tempo, persone invadenti… la lista può andare avanti per pagine e pagine.     

 

Una volta identificate le cause principali, è necessario cercare di correggerle gradualmente fino a raggiungere un nuovo equilibrio sostenibile nel tempo e non solo a breve termine.

 

Per esempio, se hai difficoltà a concentrarti, puoi provare a usare dei timer, oppure dedicare del tempo a esercizi di meditazione, in modo da imparare a calmarti e a dare attenzione a ciò che stai facendo. In questo modo, riuscirai a gestire meglio le distrazioni.

 

Se invece hai già un metodo di lavoro, ma non ti senti abbastanza produttivo a causa di fattori esterni, puoi prendere in considerazione lo sviluppo di un piano più inclusivo e che organizzi non solo il tempo dedicato alla scrittura ma anche e soprattutto i famosi fattori esterni che ti disturbano. Magari si tratta di impegni settimanali, oppure di familiari che non ti concedono lo spazio necessario.

 

Ognuno di questi problemi ha una soluzione differente per ogni persona. Una soluzione che può aiutarti a identificare i fattori che ti impediscono di essere uno scrittore produttivo è un semplice diario. Annota su un diario (o nelle note del telefono) le tue osservazioni e le tue idee. Cerca di essere specifico, segna orari e interferenze, osserva le tue emozioni, il tuo livello di energia e di stanchezza. Raccogli queste informazioni per almeno una settimana, due o tre sarebbe meglio.

 

Lo scopo è registrare tutto quello che succede nella tua giornata abitualmente, in modo da avere una panoramica che ti permetta di identificare tratti di disagio o di successo collegati ad altri fattori che si ripetono ciclicamente.

 

I primi passi sono i più difficili, perché ti costringono a mettere in discussione le abitudini che ti hanno spinto a rinunciare al tuo sogno.

 

 

Come si scrive un libro anche se non si ha tempo: l’importanza degli obiettivi 

Dopo aver preso in esame le cause esterne che finora ti hanno messo i bastoni fra le ruote, con il tuo bel diario aperto sul tavolo e un fantastico calendario (meglio ancora se elettronico e sincronizzato con tutti i tuoi dispositivi), è ora di pianificare il tuo tempo in base ai traguardi che vuoi raggiungere.

 

Pensa bene al tuo obiettivo di scrittura. Non c’è una risposta giusta, né una sbagliata. Qualunque cosa sia la scintilla che ti spinge a scrivere, determina cosa vuoi ottenere e qual è la motivazione alla base del tuo desiderio. 

 

Ricorda che l’obiettivo può cambiare nel tempo a seconda delle tue esigenze, evolversi è normale, ma avere sempre una meta da raggiungere è importante, in modo che il progresso sia pianificabile e misurabile. 

 

Sfruttare le distrazioni

 

I social media possono trasformarsi nel male assoluto per gli scrittori, perché svegliano l’impulso alla procrastinazione: un vero nemico mortale.

 

Impegnati in altre attività che ti piacciono prima di iniziare a scrivere, così da essere emotivamente e mentalmente pronto. Oppure, usa le distrazioni come sistema a premi. Hai finito un capitolo? Bene, ora puoi controllare i tuoi social media!

 

Creare una routine che ti metta in condizione di scrivere è molto utile. Non dimenticare che alcuni giorni saranno più difficili di altri ed è naturale! Finché rimani coerente con il tuo programma, farai progressi. Ideare un sistema di supporto è un metodo efficace che ti può sostenere quando tutto il resto fallisce.

 

Non ti abbattere se non sempre riesci a raggiungere l’obiettivo del giorno, l’importante è aver dedicato del tempo e dell’attenzione alla tua passione. Se però noti che non raggiungere l’obiettivo diventa una tendenza abituale (per questo motivo è necessario avere un sistema di controllo e valutare come vanno i lavori) allora è il caso di rivedere la strategia.

 

Adesso che ti sei fatto un’idea delle problematiche legate alla produttività, è ora di capire meglio come agire per diventare uno scrittore produttivo. Con questi consigli diventerai uno scrittore che porta a termine il proprio libro dalla prima all’ultima parola!

 

Queste sono alcune delle questioni che imparerai a risolvere per diventare uno scrittore produttivo: da dove iniziare, scadenze quotidiane, organizzazione, eliminare la paura della pagina bianca, strategie di scrittura.




 

Idee per scrivere un libro 

Vediamo alcuni suggerimenti per raccogliere le idee e renderle pronte all’uso. Sei pronto a cominciare a scrivere il tuo capolavoro?

 

Come trovare l’ispirazione

 

Avere un diario personale (anche elettronico) è molto importante, non solo per capire come puoi migliorare la tua giornata, ma anche perché ti permette di conservare e valutare le idee più interessanti.

 

Quando sei ispirato, prendi nota di tutto: titolo, trama, personaggi, descrizione, anche solo accenni, parole o sensazioni, qualsiasi cosa può tornare utile, anche il nome di un luogo o di una persona. Questo si rivela particolarmente importante quando si viaggia, perché visitare luoghi nuovi e fare cose diverse stimola la creatività.

 

Tenere un diario di viaggio è un ottimo modo per ampliare i tuoi orizzonti e trovare nuove cose da raccontare. Ricordati di annotare anche i sogni, non si sa mai!

 

Proprio come si fa quando si viaggia, puoi tenere anche un diario del lettore in cui annoti tutto ciò che ti colpisce dei libri che leggi. Se ti piacciono argomenti specifici, come per esempio i vampiri o gli angeli, puoi seguire dei percorsi tematici con quaderni di lettura che forniscono anche curiosità e spunti di approfondimento.

 

Se invece hai voglia di scrivere qualcosa ma non sai cosa, puoi usare una lista di spunti, per esempio:

 

·      Cosa succederebbe se domani mi svegliassi senza memoria

·      Un ricordo felice

·      Il viaggio in treno che ricordo bene

·      I miei amici e perché andiamo d’accordo o no

·      Un film che ho visto da bambino e mi è rimasto impresso

·      Un libro che ho letto e mi è piaciuto/non è piaciuto perché

·      Uno dei miei sogni

 

Questi spunti di scrittura non richiedono molto tempo e sono un buon modo per stimolare l’ispirazione.

 

Non ti preoccupare se il risultato non è perfetto, l’importante è che tu continui a produrre contenuti da esaminare in seguito.

 

A mio parere, in questa fase creativa molto caotica, cercare di dare un ordine alle idee potrebbe intimidire e mettere in fuga l’ispirazione. Il mio suggerimento è di annotare tutto come viene e di ordinarlo in una fase successiva.

 

Riscopri la tua creatività

 

Per stimolare la creatività puoi anche ascoltare della musica, leggere libri o vedere film, soprattutto quelli che parlano di altri scrittori (es. “Finding Forrester”, “The Ghostwriter”, “Limitless” e molti altri) o di artisti in generale. Anche altre attività creative come il disegno, la pittura e la fotografia possono certamente aiutare. Ogni hobby stimola la fantasia e non ci sono limiti. Anche una passeggiata nella natura o al parco vicino a casa può mettere in moto una serie di idee.

 

I benefici della musica sull’ispirazione

 

La musica aiuta a rilassarsi e a prendere le distanze da tutte le preoccupazioni quotidiane, la sua forza stimola l’ispirazione e favorisce la creatività. La musica suscita ricordi, emozioni e fa da colonna sonora alle tue idee, può trasformare un momento no in un momento creativo, devi solo trovare la colonna sonora adatta a te. Se non sai bene cosa ascoltare, prova con la riproduzione casuale e, prima o poi, troverai ciò che fa per te in quel momento.

 

Per approfondire il rapporto fra musica e letteratura, ti consiglio di leggere gli articoli dedicati alla musica sul sito stargardenuniverse.com partendo da “Musica e letteratura: collegamenti tra due arti magiche”.

 

Leggi e lasciati ispirare

 

Un altro buon rimedio per trovare l’ispirazione è leggere, sia libri che giornali. In particolare, leggere articoli che parlano di scrittura, di artisti o di qualunque argomento ti interessi, anche cronaca (specialmente se scrivi gialli o thriller).

 

Inoltre, se hai già deciso dove ambientare la tua storia o in quale epoca, leggere materiale a tema vale già anche come fase di ricerca preliminare. Ad esempio, se hai deciso di ambientare un romanzo contemporaneo in una città specifica, puoi immergerti nell’atmosfera.

 

Guarda film e serie tv

 

Anche guardare film e serie tv può essere d’aiuto per trovare l’ispirazione.

 

I film e le serie offrono inoltre un ottimo supporto visivo che può dare il via alla fantasia. Soprattutto per quanto riguarda le serie tv, puoi trovare spunti interessanti per la tua storia studiando lo sviluppo della trama e dei personaggi da un episodio all’altro.

 

Prima di iniziare a scrivere, valuta molto bene le tue idee. Ricordati che puoi cambiare le cose se ti accorgi che non funzionano, non prendere decisioni affrettate e concediti il tempo di riflettere.

 

A me, personalmente, piace scalettare l’intero romanzo in termini di trama principale e di scaletta specifica per ogni capitolo prima di lanciarmi nella stesura, ma non è una regola e ci sono molti autori che agiscono nella libertà più assoluta senza programmare nulla. La pianificazione aiuta anche a stabilire il ritmo e l’alternanza di momenti d’azione frenetica, momenti di dramma, di riflessione, di scoperta, di rivelazioni eccetera. Questa modalità aiuterà anche te a risparmiare tempo e a supportare il tuo sogno di diventare uno scrittore produttivo.

 

Dato che io prediligo un’organizzazione minuziosa, parlerò di questo, ma voglio che sia cristallino che non c’è un metodo sbagliato, ci sono strategie che funzionano o che non funzionano a seconda della personalità e delle esigenze di ogni autore.

 

Vediamo alcuni punti che potrebbero aiutarti a inquadrare il tuo romanzo, anche se non hai intenzione di pianificare tutto nei minimi dettagli. Avere le idee chiare è fondamentale per guadagnare tempo e produrre di più e meglio.

 

1. Cosa vuoi raccontare nel tuo libro, qual è il tema principale e perché ti interessa?

 

Scegliere il tema portante del tuo libro è un passo importante perché ti dà la direzione da seguire. In questo modo, sarà molto più facile scegliere gli elementi narrativi da includere. Inoltre, è importante anche definire perché ti interessa: in base a questa risposta sarà più facile individuare l’angolazione da cui raccontare.

 

Il tema è un concetto chiave al quale si fa riferimento per tutta la narrazione e per questo è importante che venga definito bene fin da subito. Questo ti aiuterà a costruire una trama solida e ben strutturata.  Inoltre, dovrai determinare il tono col quale veicolare il tema scelto e il suo messaggio (e quanta importanza gli vuoi dare).

 

Puoi iniziare a rispondere a questa domanda focalizzandoti sul genere a cui appartiene il tuo libro. Se non hai ancora deciso, ti suggerisco di farti un’idea quanto prima. Ogni genere presenta anche delle regole interne più o meno specifiche e se le ignorerai completamente rischierai di deludere le aspettative dei lettori. Un esempio molto famoso è il lieto fine: indispensabile in alcuni generi.

 

2. Chi sono i protagonisti del tuo libro e perché sono interessanti ma, soprattutto, perché il lettore dovrebbe mai prendere a cuore il loro destino?

 

Dopo aver individuato il tema principale, pensa ai personaggi che lo popoleranno e alle loro caratteristiche. I protagonisti sono fondamentali per la narrazione e devono essere ben costruiti. Perché il lettore li identifichi e si immedesimi in loro, devono essere molto credibili e con una personalità a tutto tondo.

 

Altro elemento importante è la costruzione dei conflitti che possono emergere fra i personaggi e nella psiche stessa dei personaggi. Se non c’è uno scontro esterno, sarà difficile preparare una trama interessante; se non c’è uno scontro interno, il protagonista risulterà noioso e poco credibile.

 

Tutti i personaggi dovrebbero avere una relazione fra loro e con il tema della storia, deve esserci una correlazione di qualche tipo e, soprattutto, devono esserci obiettivi comuni o in contrasto fra loro, che verranno risolti man mano che si va avanti nella narrazione.

 

3. Dove si svolge l’azione e in quale epoca

 

Dopo aver individuato il tema e la motivazione della scelta e dopo aver costruito i personaggi, pensa a dove si svolgerà l’azione.

 

L’ambientazione, se ben gestita, può diventare importante quanto i personaggi, specialmente se si scrive fantasy o fantascienza, generi in cui il worldbuilding è fondamentale.

 

Il worldbuilding è il processo di costruzione della realtà in cui si svolge la storia e deve essere coerente, in modo che il lettore possa comprenderne il funzionamento in modo naturale.

 

4. Scelta della persona con cui narrare e lo stile

 

Quando pensi a come cominciare il tuo libro, è importante determinare in che modo il lettore entrerà in contatto con i personaggi. La maggior parte della narrativa si divide fra narrazioni in prima persona e in terza persona. La scelta della persona, prima o terza (ma esiste anche la seconda, per esempio, seppure più rara e difficile da usare) è importante perché determina tutto il resto.

 

La prima persona si esprime direttamente, per esempio con “Faccio colazione e leggo un libro”. Il narratore in prima persona (che spesso coincide col protagonista) racconta direttamente al lettore, svelandogli emozioni e pensieri. 

 

La terza persona si esprime indirettamente, per esempio con “Faceva colazione e leggeva un libro”. Il narratore in terza persona collega i personaggi e il lettore. Può essere a focalizzazione interna (più intimo e personale) o esterna (più distaccato), onnisciente o no, dipende tutto dalle tue scelte come autore su come vuoi che la tua storia venga percepita. Per questo motivo, è davvero imprescindibile studiare e interiorizzare regole e tecniche narrative prima di cominciare, perché correggere successivamente è molto faticoso.

 

5. Titolo provvisorio (e se sei avventuroso anche una cover provvisoria)

 

Prima di iniziare a scrivere il tuo libro, ti consiglio di dargli un titolo provvisorio. Avere un titolo ti aiuta a focalizzarti meglio sul contenuto e a non perderti durante la scrittura e ti permette di dargli un nome con cui chiamarlo quando ci pensi.

 

Ti sconsiglio di dargli un nome anche solo vagamente dispregiativo o che ne sminuisca il valore, come per esempio “Storiella 1” o “Parole a caso”.  La ragione, anche se può sembrarti sciocca, è legata a questioni psicologiche e motivazionali riconducibili alla psicolinguistica e alla programmazione neurolinguistica.

 

Il modo in cui pensi alla tua storia, come la chiami e come ti approcci alla scrittura, crea una serie di fattori che determinano il valore percepito relativo all’oggetto nominato.

 

Sempre per aiutarti a restare con gli occhi fissi sulla meta, puoi creare una copertina provvisoria, questo renderà più reale il tuo sogno e ti aiuterà a sentirti davvero un autore. Puoi mettere questa cover come sfondo del telefono, del computer o stamparla e appenderla al frigorifero.

 

Per questa cover provvisoria ci sono tantissime risorse gratis online. Le più famose sono Canva (con tanti template già pronti) e Pixabay (immagini stock gratis e legali).

 

Per la cover che accompagnerà la pubblicazione, invece, per favore rivolgiti a un professionista del settore: raramente l’opera gratis del fratello del cugino del tuo compagno di banco di terza elementare sarà adatto (può capitare, ma è poco probabile).

 

 

Come si fa la scaletta di un libro? 

Perché ti serve una struttura?  Perché così puoi iniziare a lavorare in modo organizzato, sapere cosa scrivere e dove andare a parare. La struttura non ti impedisce di essere creativo, anche se moltissime persone non sono d’accordo. Per come la vedo io, è proprio grazie alla struttura che puoi abbandonarti alla creatività senza dover inventare continuamente quello che succede.

 

È ora di scoprire come sapere sempre cosa devi fare, come e perché. La risposta a questi problemi è una scaletta. La scaletta ti permette di avere una visione d’insieme del libro e, allo stesso tempo, ti consente di essere creativo in modo disciplinato, produttivo e misurabile. Come funziona?

 

Innanzitutto devi stabilire la struttura generale: in che ordine vuoi raccontare la storia? Quali sono le tappe fondamentali della vicenda?

 

Per creare la scaletta dei tuoi sogni puoi procedere in almeno due modi principali: scrivere prima un canovaccio generale e poi approfondire con la scaletta specifica dei punti chiave e dello svolgimento generale oppure il contrario, prima prepari la scaletta e poi scrivi un riassunto. In entrambi i casi, una volta scalettata la storia generale, ci sarà da lavorare alla suddivisione in capitoli e alla preparazione di ogni singolo capitolo.

 

Come forse avrai intuito, la fase di plotting (o scalettatura) è molto impegnativa e può richiedere anche dei mesi, dipende dal calibro delle tue idee e dalla tua abilità nel generare collegamenti convincenti.

 

Se sei al tuo primo tentativo, ti consiglio di individuare i punti salienti della trama che non sono assolutamente negoziabili senza stravolgere tutto e di scalettare solo due o tre capitoli alla volta, in modo che il compito non sia troppo gravoso, anche perché per scalettare un capitolo in modo efficace dovresti avere già almeno un’idea di quante parole o quanto spazio più o meno ti servono per trattare una scena o una determinata vicenda.

 

Un’altra operazione utile da fare in fase di scalettatura è marchiare i capitoli caratterizzati da:

 

·      azione

·      dramma/sentimentali

·      transizione/riflessione (per esempio spostamenti o spiegazioni indispensabili)

·      amore

·      rivelazioni shock

·      backstory dei personaggi

 

Questo è un elenco generale che va personalizzato a seconda del genere del tuo libro. Se per esempio scrivi un romanzo rosa, probabilmente ci saranno capitoli dedicati alle prime volte. Se scrivi fantasy e fantascienza, probabilmente, ci saranno capitoli dove prevale il worldbuilding, particolarmente importanti ma anche pericolosissimi a causa dell’infodump.

 

Perché è opportuno marchiare questi temi? Perché aiuta a tenere sotto controllo la costruzione della trama e a non perdere il filo delle vicende. Questo trucco ti aiuterà a gestire il ritmo della narrazione, dato che ti sarà più semplice alternare i momenti drammatici a quelli dove l’azione scorre frenetica e via dicendo.

 

Decidendo tutto questo prima di scrivere, in sede di produzione avrai molto meno a cui pensare e dovrai “solo” seguire le tue direttive precedenti.

 

Se hai difficoltà a definire la trama, non ti preoccupare, puoi fare tutte le sessioni di brainstorming che vuoi, oppure applicare vari metodi più o meno famosi.

 

Se preferisci seguire un modello, ci sono anche metodi più articolati di un semplice brainstorming, come per esempio quello del fiocco di neve (Snowflake method) di Randy Ingermanson.

 

Quando ti trovi a scalettare un capitolo, pensa sempre al suo peso all’interno della storia. Chiediti che cosa aggiunge e perché serve.

 

Seguendo questo processo, le scuse di non aver tempo o di non essere ispirato non avranno più ragione di esistere. Lo scopo di questa strategia è eliminare i problemi alla radice e di prevenire la nascita di nuove difficoltà.

 

 

Come organizzare la giornata per scrivere un libro 

Il primo passo per diventare scrittori produttivi è organizzarsi in maniera efficace e sostenibile a lungo termine.

 

A volte, specialmente se si tratta di una prima stesura, è più efficiente buttare giù parole a raffica anche se la qualità lascia a desiderare. Il punto è che da qualche parte bisogna pur cominciare e la voglia di scrivere subito qualcosa di perfetto può essere paralizzante.

 

Di base, una sola ora al giorno (o persino mezz’ora) può essere sufficiente, a patto di dedicarla totalmente alla scrittura e con assoluta concentrazione. Come raggiungi la concentrazione e come si manifesta nel tuo caso è ovviamente personale, ma ci sono dei trucchetti che possono aiutarti.

 

Un modo a mio parere molto efficace per sfruttare al massimo il tempo a disposizione è l’uso dei timer. Se accoppiato a una organizzazione meticolosa dei compiti da svolgere, ti renderà inarrestabile, perché avrai un tempo limitato da dedicare a un’azione specifica e preimpostata.

 

Per organizzarsi al meglio è buona cosa avere un’agenda (anche Google Calendar) o almeno una lista delle cose da fare, anche senza un limite di tempo, con lo scopo di avere presente le azioni da compiere. Queste azioni possono essere categorizzate secondo i parametri più disparati e possono essere semplici come:

 

·      Scrivere 500 parole

·      Scrivere la scena della fuga in motoscafo

·      Decidere la backstory del protagonista

 

Lo scopo è sapere sempre in quale direzione andare e non perdere tempo prezioso guardando lo schermo vuoto perché non sai cosa fare e nemmeno da dove cominciare.

 

Come vedi, la produttività non è una qualità che si possiede di default, è qualcosa che si può imparare e affinare col tempo e l’esperienza. La cosa più importante è applicarsi con molta costanza, perché essere diligenti solo un giorno a settimana non è molto efficiente.

 


 

Che programma usare per scrivere un libro? 

Prima di iniziare a scrivere è necessario dotarsi degli strumenti indispensabili.

Programmi specifici che ho provatoScrivener, Samsung Notes, Notion, Microsoft Word/Open Office, Dropbox, Google Drive.

 

Scrivener è un programma molto articolato e non proprio immediato da usare. Tuttavia, se sei una persona iper organizzata (e magari anche un po’ ossessiva!) non potrai più farne a meno. Offre una suddivisione capillare personalizzabile anche con icone, ha una bellissima lavagna con i post-it e permette di convertire il file in formati come ePub e mobi (eBook) molto velocemente dopo averlo impostato come si deve (meno velocemente...). Si tratta di un programma a pagamento acquistabile su https://www.literatureandlatte.com/

 

Se hai un prodotto Samsung e ancora non usi Samsung Notes... fai male! Questa app offre molte possibilità di personalizzazione e la sincronizzazione fra dispositivi è rapidissima. Io prendo continuamente appunti sul tablet o sul telefono e tutto viene sempre salvato subito e ovunque. Se non hai accesso a Samsung Notes cerca un’altra app che possa permetterti di prendere appunti organizzati velocemente, per esempio Evernote.

 

Notion è un’app disponibile per qualsiasi dispositivo ma attenzione: è abbastanza pesante da caricare e complessa da gestire. Tuttavia, per organizzare cose che non richiedono velocità è davvero eccezionale perché ha template di ogni tipo e visualizzazioni composite incredibili per avere panoramiche molto efficaci.

 

Microsoft Word e Open Office credo siano basilari in generale, non solo per chi scrive. Sono i programmi di videoscrittura più semplici e diffusi. Il primo è a pagamento, il secondo è gratis.

 

Dropbox e Google Drive sono due servizi di cloud storage.

 

Time Machine è invece un programma di backup per Mac che fa ogni ora una copia incrementale di tutto il tuo hard disk.

 

Altri strumenti per scrivere un libro 

Ecco un elenco di quello che io uso e che ritengo essenziale per il mio modo di lavorare.

 

·     Computer (preferibilmente un laptop e un fisso con schermo molto grande o almeno un display esterno al quale connettere il portatile)

·      Telefono

·      Tablet

·      Tastiera portatile

·      Chiavetta USB

·      Hard disk esterno (meglio se più di uno)

·      eBook reader (meglio un Kindle se pensi di pubblicare con Amazon)

·      Indirizzo e-mail

·      Diario personale e/o bullet journal

·      Una postazione confortevole

·      Cuffie noise canceling

 

Sembra una lista lunga, me ne rendo conto e si può iniziare con molto meno (l’ho fatto), quindi andrò in ordine e poi potrai vedere tu stesso cosa davvero ti serve in base alle tue esigenze e al tuo stile di vita.


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Il computer è l’elemento basilare, senza questo, tutto il resto non è ugualmente utile. È vero che per scrivere e basta può essere sostituito da un tablet, tuttavia, quando si passa alle fasi successive di condivisione con i beta reader, all’editing e alla pubblicazione, potrebbero sorgere problemi di compatibilità del file con gli altri collaboratori.

 

In definitiva: per scrivere basta un computer qualsiasi. Per essere comodi si possono usare schermi esterni o più di un dispositivo.

 

Telefono, chi non ce l’ha? Nello specifico, uno smartphone. Qualsiasi telefono abbiate, assicuratevi di prendere appunti in un luogo che si sincronizza automaticamente col resto dei vostri file, meglio ancora se direttamente con il computer. Annotare qualsiasi cosa è fondamentale, ne abbiamo già parlato prima. Per esempio, Google Keep è un’app fatta a post-it che può essere molto utile per note brevi.

 

Tablet. Se sei una persona esigente e amante della comodità, il tablet è più confortevole del telefono, pur avendo funzionalità simili. Io uso un tablet Samsung, che ha una chicca in più rispetto agli altri: la funzione Dex. In modalità Dex, questo tablet assume il layout di un normale computer, di conseguenza il multitasking diventa molto più semplice e si possono aprire molte app e finestre di documenti contemporaneamente. Con il tablet mi piace studiare, aggiornarmi e dedicarmi al plotting, cioè alla scalettatura di tutto il romanzo.

 

Tastiera portatile da collegare al telefono o al tablet. L’utilità di questo accessorio dipende dal tuo stile di vita.

 

Chiavetta USB. Nell’era del cloud storage, questo strumento sembra superfluo. In realtà non è così. La chiavetta USB serve per salvare copie dei documenti anche offline, quando sei in viaggio ma non solo, è bene avere sempre backup multipli di qualsiasi cosa e in posti diversi. A differenza di un hard disk esterno, la chiavetta è più piccola e si può attaccare anche al portachiavi.

 

Hard disk esterno. Personalmente ne ho più di uno e consiglio di fare altrettanto. In particolare, se viaggi spesso e vuoi connettere il tuo hard disk esterno anche al tablet, al telefono e al computer, posso consigliare la linea di hard disk SSD ultra portatili di Samsung.

 

eBook reader (meglio un Kindle se pensi di pubblicare con Amazon). Sono fondamentali per leggere in qualsiasi momento e luogo, senza dover portare libri pesanti. Certo, puoi leggere e studiare anche sul tablet, ma l’utilizzo all’aperto e specialmente al sole potrebbe non essere il massimo. Inoltre, questo dispositivo è utilissimo per le ultime fasi di revisione perché cambiando supporto è più facile scovare i maledetti refusi che si sono nascosti! Inoltre, puoi testare i file impaginati prima di darli in pasto a Amazon o altri servizi.

 

Indirizzo e-mail per corrispondere con beta reader e altri collaboratori. Se vuoi essere un autore serio... meglio evitare indirizzi con nomi imbarazzanti, magari risalenti all’epoca delle scuole medie.

 

Diario personale e/o bullet journal. Servono a tenere traccia delle idee, dei progressi, dei pensieri legati alla scrittura, dei momenti in cui ti viene voglia di scrivere ma non hai nulla particolare da buttare giù. Del diario abbiamo già parlato, può essere anche elettronico.

 

Una postazione confortevole. Può sembrare banale, ma quando si tratta di scrivere è fondamentale! Scrivere significa stare immobili per molte ore e mal di schiena, collo ecc, sono proprio dietro l’angolo. Interessante è anche la standing station per lavorare in piedi.

 

Avere una postazione fissa contribuisce anche all’aspetto della routine perché quando ti metti in posizione, sai che è ora di lavorare. Tuttavia, se non hai la possibilità di avere una postazione fissa, cerca almeno di creare uno spazio pulito, comodo e con tutto ciò che ti serve. Una chicca per la tua postazione è lo scaldatazza... indispensabile per chi fa il tè, il caffè o altre bevande calde e poi si dimentica! Lo scaldatazza terrà tutto bello caldo anche durante i capitoli più intensi. Magari può essere la tua prima ricompensa dopo un mese di scrittura in modo diligente!

 

Cuffie/auricolari noise canceling. Molto utili quando devi concentrarti e non vuoi essere disturbato da niente e nessuno oppure se semplicemente ti piace ascoltare la musica a volume altissimo (colpevole). Sono fantastiche anche per ascoltare gli audiolibri sui mezzi pubblici, cosa un po’ difficile con le cuffie o gli auricolari normali.

 

 

Quali sono le basi per iniziare a scrivere un libro?

 

A scopo puramente esemplificativo e in nessun modo esaustivo, ecco un brevissimo elenco di temi fondamentali che fanno parte della sfera delle teorie e delle tecniche narrative basilari che ogni autore deve conoscere e saper usare anche durante un attacco di sonnambulismo.

 

Conosci la differenza tra fabula e intreccio? La fabula è la storia lineare del tuo libro. L’intreccio è il modo in cui la storia viene raccontata attraverso le tue scelte narrative e può contenere (o no) trame secondarie che aiutano a rendere il tutto più complesso e interessante.

 

Conosci i ruoli dei personaggi? Cos’è un protagonista e cosa fa di lui il protagonista, perché si distingue dagli altri? Quando e come entrano in scena i personaggi secondari? E soprattutto, qual è il loro ruolo all’interno della storia? Devi assicurarsi che non siano macchiette e che non appaiano solo quando fa comodo e senza altre forze in gioco.

 

Il narratore è la tua via primaria per raggiungere i lettori ma attenzione! Autore e narratore non sono la stessa cosa!

 

Il narratore può essere interno o esterno alla storia, onnisciente, o no, e tutto questo influenza notevolmente il modo in cui viene raccontata la vicenda. Una scelta strettamente collegata a quella del tipo di narratore è il punto di vista. Attraverso quali occhi viviamo la storia? Perché è proprio questa la scelta più emozionante?

 

Il famigerato “show don’t tell, quindi “mostrare invece di raccontare” è un principio molto importante, molto abusato e travisato. Significa che la parte descritta o raccontata di qualcosa dovrebbe essere subordinata alla sua versione mostrata. Un esempio per illustrare la differenza è:

 

Raccontato: “Dora bevve il tè bollente e si scottò la lingua”.

 

Mostrato: “La nuvoletta di vapore le solleticò il naso col suo profumo speziato, il calore della tazza le scaldò le dita mentre guardava il colore intenso della bevanda, così rossa e insolita. Dora ingollò un sorso: il tè le arroventò la bocca e sterminò le papille gustative. Tirò fuori la lingua in cerca di refrigerio ma il bollore era troppo forte”.

 

L’uso dello show don’t tell si basa sull’impiego dei 5 sensi per trasmettere delle sensazioni ricche che possano risvegliare la sfera sensoriale ed emotiva dei lettori.

 

Il temuto infodump è collegato ai principi precedenti. Significa offrire troppe informazioni in una volta sola, spesso senza un ordine logico o un collegamento coerente. Può rovinare l’effetto della narrazione e spezzarne il ritmo.

 

Le descrizioni non sono tutte uguali. Alcune sono più importanti di altre e vanno curate maggiormente. Anche in questo caso, però, bisogna misurare bene le cose e non sovraccaricare il lettore con troppe informazioni.



 

Come iniziare a scrivere un libro?

Ci sono vari modi per cominciare e dipendono da una moltitudine di fattori, come per esempio quanto materiale hai già in mente, se ti piace procedere in modo cronologico o se preferisci proseguire per temi e personaggi, se ti piace seguire una scaletta rigorosa, ecc.

 

Per questo motivo, non esiste un consiglio valido per tutti. Posso però darti qualche idea.

 

Se ti stai chiedendo se devi scrivere il libro dall’inizio alla fine o procedere per capitoli, puoi smettere di preoccuparti perché non c’è una regola univoca, si tratta sempre di preferenze personali.

 

A me, per esempio, piace lavorare principalmente in modo cronologico ma anche seguendo le storie dei vari punti di vista. In genere, lavoro con più sottotrame attraverso punti di vista molto diversi fra loro. Di conseguenza, per non perdere la voce e la mentalità del personaggio, preferisco accorpare più sessioni in cui scrivo solo quel determinato punto di vista.

 

Vediamo quindi alcuni trucchi che ti permettono di:

 

·      Sapere sempre cosa devi fare, come e perché

·      Non perdere tempo

·      Valutare i tuoi progressi

 

Un modo per iniziare è scrivere tante scene slegate, come i pezzi di un puzzle da unire in seguito con tutto quello che già sai di voler scrivere.

 

Ricorda sempre che lo scopo della prima bozza è di tirare fuori le idee, belle o brutte (spesso orrende), scritte in modo poetico o sintetico... non importa, purché escano dalla tua testa e finiscano in un luogo tangibile.

 

Una volta imparato come si scrive un libro... quali sono i passi successivi?

 

Bene, hai scritto il tuo capolavoro, sei pronto per uscire allo scoperto! O no? Sicuro?

 

Se hai appena terminato di scrivere il tuo capolavoro: complimenti! Hai superato lo scoglio più importante di tutti!

 

Mentre tutte le cose dette finora sono considerazioni nate dalla mia esperienza personale come autrice indipendente dal 2012... posso ora dirti una cosa sulla quale c’è davvero poco da discutere. Se hai appena terminato la prima stesura del tuo libro, ti assicuro che non è nemmeno lontanamente pronto per la pubblicazione. No. Nessuna eccezione.

 

Con il mio metodo, ogni bozza di livello successivo ha uno scopo preciso, il fine è quello di affrontare una problematica alla volta e non di correggere tutto insieme.

 

Di seguito parlerò della pubblicazione tramite self publishing e nello specifico gratuitamente con Amazon KDP (Kindle Direct Publishing), che farà di te un autore autonomo, con tutti i vantaggi e gli svantaggi del caso. So che c’è ancora molto scetticismo per quanto riguarda il self publishing, che da molti viene considerato l’ultima spiaggia oppure una sorta di vanity press. Ognuno la pensi come vuole, sappi che anche questo testo è stato pubblicato in self publishing e, se in qualche modo ti sta aiutando, forse puoi vedere che essere editori di se stessi è una possibilità valida e non una specie di gogna.

 

Prima di pubblicare un libro, ci sono molte cose da fare assolutamente.

·  Revisione ed eventualmente riscrittura (a seconda della situazione) e beta reading (se possibile su livelli diversi del testo)

·      Editing

·      Correzione bozze

·      Copertina e impaginazione

·      Promozione (ma il processo deve cominciare molto prima della pubblicazione)

 

Dopo la prima bozza

 

La prima cosa da fare è prendere le distanze dal testo. A mio avviso, una tempistica adatta è circa 1 mese perché di meno non basta, di più potresti perdere entusiasmo e distruggere anche la routine creata durante la stesura.

 

Dopodiché, io mi dedico a una rilettura abbastanza leggera, perché lo scopo non è correggere e migliorare la lingua, bensì scovare pezzi che hanno poco senso, pezzi non interessanti, pezzi che non portano avanti la storia, infodump e buchi di trama (anche se in teoria non ce ne dovrebbero essere, vista la scalettatura minuziosa).

 

A questo punto, mentre rileggo evidenzio tutto l’infodump (tanto) ma non lo elimino, perché deciderò in seguito come diluirlo.

 

Se trovo pezzi molto brutti, li evidenzio in rosso e so che alla passata successiva sono da riscrivere. Lascio in generale molti commenti su quello che mi piace, su quello che voglio approfondire e via dicendo.

 

Tutte queste informazioni costituiscono le mie linee guida per lavorare alla bozza n.2, che è dove svolgo il lavoro più pesante (per me).

 

Se sei alla tua prima esperienza, è molto probabile che la tua prima stesura sia un vero campo di battaglia. In questo caso, prima di passare al punto successivo, ti suggerisco di fare riposare il testo ancora qualche settimana e poi di dedicarti a una seconda passata con gli stessi obiettivi e di sistemare un po’ anche la lingua.

 

La bozza n.2

 

Qui la rilettura si fa molto attenta e inizio a migliorare anche la lingua, in aggiunta a tutte le cose segnalate in precedenza. Comincio anche a spezzare e diluire l’infodump.

 

La bozza n.3

 

A questo stadio do per scontato che tutti i problemi di coerenza, ricerca e utilità siano stati affrontati e risolti. Qui il metodo cambia un po’ a seconda del genere e di cosa sto scrivendo. Se è il primo libro che preparo con questa ambientazione e con questi personaggi, in questa sede lavoro molto sull’approfondimento del worldbuilding, sulla caratterizzazione dei personaggi, sull’empatia, sulla drammaticità e sull’espressione delle emozioni. Mi impegno anche a creare suspense e a rendere più dinamiche le scene d’azione.

 

Di solito mando la bozza n.3 ad almeno due beta readera seconda della disponibilità di chi conosco. L’ideale è averne tre, in modo da verificare meglio se alcuni commenti sono comuni e ricorrenti.

 

Chi sono i beta reader? I beta reader sono dei lettori che valutano il tuo lavoro in anteprima e lasciano dei commenti sinceri. Non si tratta di critici professionisti, ma semplicemente di persone appassionate e appartenenti al tipo di pubblico pensato per il libro che hai scritto.

 

Come trovare i beta reader?

 

Il processo di ricerca dei beta reader è all’apparenza abbastanza semplice: basta postare un annuncio nei gruppi di autori e lettori su Facebook, oppure chiedere ai propri contatti. Di solito, la parte difficile non è tanto trovare qualche lettore volenteroso, ma ricevere effettivamente un parere utile.

 

La bozza n.4

 

A questo punto, raccolgo e confronto i commenti ricevuti e li valuto anche in base ai gusti di chi ha commentato. Non è assolutamente detto che tutto ciò che commentano i beta reader sia vero, però tutto va preso in considerazione prima di essere corretto o scartato.

 

Sempre nella bozza n.4 mi impegno a eliminare definitivamente l’infodump e a lavorare sui dialoghi.

 

Se ho a disposizione un altro gruppo di beta reader, sottopongo loro questa nuova versione e poi torno alla fase dei commenti e della correzione in base alle loro indicazioni, se le ritengo pertinenti.

 

La bozza n.5

 

Dopo aver sistemato i punti indicati dai beta reader è per me arrivato il momento di dedicarmi a questioni di ritmo, suspense e di lingua. In questa sede inserisco particolari che possano indirizzare o fuorviare i lettori.

 

Di solito, la bozza n.5 è pronta per l’editing ma se il romanzo è particolarmente lungo o complesso, è possibile che ripeta un altro giro con gli stessi obiettivi.

 

Editing

 

L’editing di un romanzo è una revisione accurata che va dal perfezionamento della trama e dei personaggi alla correzione della lingua. Quanto sarà profondo l’editing e con quanti giri di correzione va concordato in fase di preventivo quando si contatta un professionista.

 

In fase di editing è possibile che ti capiti di eliminare, sostituire o riscrivere interi capitoli.

 

La correzione bozze

 

A mio avviso è meglio che se ne occupi una persona diversa dall’editor, per il semplice motivo che servono occhi freschi. Scovare refusi, ripetizioni e piccole incongruenze su un testo che è già stato analizzato ripetutamente è molto difficile.

 

La correzione bozze differisce dall’editing perché si concentra sull’aspetto formale del testo.

 

Anche in questo caso, quanti giri di correzione bozze verranno fatti e con quali modalità va concordato in sede di preventivo.

 

Copertina e impaginazione

 

Complimenti! Il tuo romanzo è finalmente pronto per i lettori! Bisogna solo impacchettarlo a dovere.

 

In realtà, puoi commissionare la cover anche in fasi precedenti, posto che tu abbia già deciso il titolo definitivo e che tu abbia già preparato la descrizione prodotto che andrà inserita sul retro della copertina cartacea (e poi su Amazon).

 

Se invece hai intenzione di pubblicare solo in eBook, puoi ancora rimandare l’ingrato compito della descrizione prodotto fino al caricamento finale.

 

Per finalizzare la copertina del libro cartaceo dovrai invece avere già anche il documento finale impaginato per la stampa perché ti serve il numero delle pagine per determinare le misure del dorso (lo spessore del libro).

 

Il caricamento su Amazon, invece, è di solito rapido e il libro sarà online dopo un massimo di circa 72 ore (di più se vengono fatti controlli extra). Non parlo del caricamento in questa sede, perché puoi trovare tutte le informazioni necessarie online sul sito ufficiale di Amazon KDP.

 

Ultima nota sulle copertine: esistono anche le cover chiamate “premade”. Non sono altro che cover già fatte e sulle quali non si possono fare cambi.

 

Pubblicare in modo indipendente ha ovviamente dei vantaggi: puoi gestire tu tutti i processi, dalla scrittura alla pubblicazione, e mantenere il controllo sulla qualità del prodotto. Puoi scegliere liberamente le tempistiche di pubblicazione e stabilire i prezzi dei tuoi eBook o dei tuoi libri cartacei, quando e se fare promozioni, decidere il tipo di marketing con cui raggiungere i lettori, e molto altro ancora.

 

Gli svantaggi sono... tutte le cose menzionate sopra. Come autore indipendente, tu e soltanto tu sei il responsabile del destino dei tuoi libri.

 

In vista della pubblicazione, se puoi, rivolgiti a qualcuno che si occupa di creazione di contenuti per il web il prima possibile. Se vuoi vedere con chi collaboro io, controlla la pagina “Collaboratori” del sito di Stargarden Universe.

 

Quanto costa autopubblicare un libro?

Penso che il budget sia la nota dolente di ogni autore. Se vuoi essere un autore che offre libri validi e qualitativamente curati, devi mettere in conto delle spese. Vediamo di seguito una panoramica.

 

L’unico modo che conosco per produrre opere di qualità gratis è lo scambio di favori fra professionisti ma, appunto, anche tu devi avere qualcosa da offrire.

 

Beta reading: gratis. Di solito si tratta di amici e di lettori volenterosi.

 

Editing: nel migliore dei casi, se il tuo testo è molto pulito (magari anche grazie al beta reading) o se puoi offrire qualche altro vantaggio (per esempio un incarico continuativo su una serie di più libri) puoi cavartela con un prezzo che parte da 4€ a cartella. Meno è davvero improbabile con un professionista serio, anche se puoi avere molta fortuna e trovarne uno disponibile.

 

Correzione bozze: a partire da almeno 1€ a cartella.

 

Impaginazione: là fuori è un vero Far West per capire i prezzi di un’impaginazione. In linea di massima, c’è chi chiede quanto una correzione bozze e chi fa un prezzo forfettario. Direi di contare almeno 200€ per un forfait ma di aspettarsi di tutto, anche cifre astronomiche.

 

Grafica: le cover premade costano anche meno di 30€, quelle personalizzate anche più di 200€, il mercato è immenso e variegato, dipende tutto da chi contatti.

 

Quindi, sebbene di per sé la pubblicazione su Amazon sia completamente gratuita (Amazon non ti chiederà mai soldi ed è puntualissimo nel pagamento delle royalties), la produzione di un libro di qualità non lo è.

 

Avere a disposizione un team di professionisti del settore fa davvero la differenza. Tuttavia, ho iniziato anch’io dal nulla assoluto nel 2012, nonostante non avessi nessuno dei professionisti nominati sopra. Ho pubblicato la mia prima opera, “L’ombra del sole” avvalendomi solo dell’aiuto di altre persone che mi hanno supportata nella correzione del testo per amicizia e condividendo la stessa passione per la lettura e per la scrittura.

 

Anche se mi sono lanciata allo sbaraglio senza alcuna esperienza editoriale, avevo però alle spalle un percorso universitario in campo umanistico e letterario e non ero completamente all’oscuro, per quanto riguarda la scrittura e la critica letteraria.

 

Il mio testo d’esordio presenta sicuramente aspetti che un team di professionisti avrebbe migliorato. Tuttavia, nel 2012, non ero in condizione di partire con il supporto ideale e ho preferito provare lo stesso, perché penso che sia meglio provare e fallire, piuttosto che non fare alcun tentativo e chiedersi per sempre come sarebbe andata se…

 

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Contenuti in collaborazione con
Ivana Vele Poletti
:

http://colorarelavita.blogspot.com/