Le fate hanno fatto sognare per secoli tutti gli appassionati di fiabe e folklore. E continuano a farlo ancora oggi!
Ma chi sono veramente? Dolci creature incantate, o pericolose entità dedite a occupazioni poco raccomandabili? Cosa mangiano, dove vivono, cosa fanno tutto il giorno per passare il tempo?
Scopriamolo in questo articolo!
Chi sono le fate? 10 segreti per conoscerle un po’ di più!
1. L’etimologia della parola “fata”
Come ormai sanno i lettori del Magical Magazine, la mia indole da linguista si fa sempre sentire… perciò inizieremo proprio dall’etimologia della parola “fata”!
Il termine deriva dal latino “fatum”, cioè destino. Secondo il vocabolario Treccani, le fate rappresentano il Destino personificato. Nell’antichità, il nome “fata” veniva attribuito alle Parche.
In effetti, in molte fiabe (come “La bella addormentata nel bosco” queste creature si occupano di donare particolari abilità ai bambini appena nati, influenzando il loro fato.
2. Chi sono le fate nelle fiabe e nel folklore?
Non esiste un solo tipo di fate!
Nel corso dei secoli queste creature hanno acquisito varie sfaccettature.
Come abbiamo visto sopra, nelle fiabe tradizionali europee le fate assumono spesso un ruolo cruciale nel destino degli uomini. Generalmente rivestono una funzione positiva, aiutando i protagonisti con doni magici o altri aiuti. Si manifestano in veste di bellissime fanciulle alate, ma anche di rassicuranti fate madrine di mezza età.
Poi c’è un’altra tipologia di fate, molto più dispettosa. È quella che possiamo incontrare, ad esempio, nelle credenze tradizionali del folklore irlandese.
Il termine gaelico che indica le fate è “Sidhe”, coloro che abitano nel “Sidh”, un regno magico parallelo al nostro.
I Sidhe possono essere di molti tipi diversi: ci sono le banshee che vivono nelle paludi, i leprechaun dalla barba rossa, le bellissime e letali Leahhaunnshee, i piccoli e dispettosi pooka, e così via. Ogni Sidhe ha un aspetto e un’indole particolare… non sempre benevola!
Anche in Italia abbiamo i nostri Sidhe, sebbene non si chiamino così. Possono essere indicati come folletti, anguane, crocchia-ossa, gambastorta, ghignarelli, lauri e in mille altri modi, a seconda della regione di provenienza.
Proprio come i Sidhe, anche le fate nostrane possono assumere una grandissima varietà di forme e dimensioni, manifestando comportamenti cordiali o malevoli in base alla loro natura.
3. Dove vivono le fate?
Il primo luogo che ci viene in mente quando pensiamo alle fate è il bosco.
I boschi incontaminati, in effetti, hanno un’atmosfera particolare… che si potrebbe definire “magica”.
Alcuni alberi sembrano emanare un’energia spirituale, alcuni funghi sembrano essere perfetti rifugi per gli gnomi, mentre in qualche farfalla ci pare di scorgere una fatina sotto mentite spoglie.
Le fate, in fondo, possono essere interpretate come la manifestazione della forza e della bellezza della natura.
Il folklore tradizionale, però, ha anche collocato le fate in ambienti domestici, a stretto contatto con l’uomo. Stiamo parlando delle cosiddette “fate della casa”. Chi sono? Scopriamolo subito!
4. Chi sono le fate della casa?
Le fate della casa sono le responsabili dei piccoli misteri quotidiani che affliggono le nostre esistenze: chi ha spostato le chiavi? Perché i calzini escono dalla lavatrice sempre spaiati?
Possono rendere un ambiente confortevole o respingente. Vi è mai capitato di entrare in una stanza e percepire un’immediata sensazione di benessere? Viceversa, avete mai provato disagio in un particolare angolo della casa? Ecco, queste sensazioni sono dovute alle fate della casa.
Nel folklore tradizionale abbiamo molti esempi di queste creature magiche.
Pensiamo ai brownie inglesi e scozzesi, che vivono nelle dimore degli esseri umani e si occupano di pulizie e di altre incombenze in cambio di piccoli doni.
Nella mitologia slava ci sono invece i domovoj, piccoli folletti pelosi che proteggono le mura domestiche e l’unità familiare.
Spostandoci in Italia, possiamo fare l’esempio del folletto delle sette berrette, che in Sardegna si diverte a disturbare il sonno degli abitanti della casa.
In Giappone abbiamo gli zashiki-warashi, piccoli spiriti domestici e familiari che appaiono in forma di bambini di cinque-sei anni.
Per approfondire l’argomento, puoi leggere l’articolo “Esistono le fate della casa?”.
5. Cosa mangiano le fate?
Le fate del bosco si nutrono prevalentemente dei cibi selvatici che si possono trovare in natura: radici, erbe e fiori commestibili, funghi, bacche e frutta.
Le fate della casa hanno una dieta più ricca. I brownie, per esempio, amano il pane appena sfornato, il formaggio, il latte fresco e la panna. Spesso la famiglia che li ospita prepara loro questi alimenti per ringraziarli dei lavoretti che svolgono.
Ma, attenzione! Se offrite a una fata un cibo a lei non gradito, può vendicarsi con dispetti davvero fastidiosi!
6. Cosa fanno le fate?
Anche in questo caso, dipende da quali fate prendiamo in considerazione.
Le fate delle fiabe classiche donano talenti speciali ai neonati (soprattutto di sangue reale), aiutano gli eroi nelle loro imprese, regalano oggetti magici.
Le fate del folklore e delle leggende più antiche non sempre svolgono azioni così nobili.
Come abbiamo visto, molte di loro si rendono utili svolgendo lavoretti domestici. Ma possono anche infastidire le famiglie facendo sparire oggetti di uso quotidiano, spaventando il bestiame o annodando i capelli ai bambini mentre dormono.
Ma non solo. Le fate più spietate si divertono a far perdere l’orientamento a chi si inoltra nel bosco, oppure attraggono gli umani in cerchi incantati dai quali è impossibile uscire.
Alcune praticano addirittura il changeling, cioè il rapimento di bambini umani da sostituire con creature fatate.
7. Le fate sono buone o cattive?
Le fate rappresentano il lato più inspiegabile e selvaggio della natura.
E, come abbiamo visto, rappresentano anche il destino dell’uomo.
La natura e il destino sono ambivalenti. Possono regalarci gioie e frutti abbondanti (reali o metaforici), ma anche tragedie e catastrofi. Sono entità per cui proviamo sentimenti contrastanti: ammirazione, timore reverenziale, amore, odio.
Le fate rispecchiano questa ambivalenza: possono comportarsi in maniera scherzosa o malevola, mite oppure aggressiva. Possono proteggerci o annientarci.
8. Esistono foto di fate vere?
Secondo Sir Arthur Conan Doyle, il “papà” di Sherlock Holmes… sì!
Nel 1922, infatti, pubblicò un libro intitolato “Il ritorno delle fate”, dedicato alle foto delle fate di Cottingley.
Fu un caso mediatico che travolse l’Inghilterra di inizio Novecento: due ragazzine si imposero all’attenzione della stampa nazionale perché erano riuscite a immortalare delle eteree fatine!
Si chiamavano Elsie Wright (sedici anni) e Frances Griffiths (undici anni).
Conan Doyle era sicuro che fossero troppo piccole per falsificare gli scatti in maniera tanto convincente e, per tutta la vita, rimase convinto dell’autenticità delle loro immagini.
Molti contemporanei, invece, misero in dubbio la veridicità delle foto.
Per quanto riguarda le fotografe, sostennero a lungo di aver immortalato fate vere. La stampa non si diede per vinta e continuò a interrogarle per anni e anni. Alla fine, nel 1983, Frances ed Elsie ammisero di aver fotografato figurine di carta su sfondo naturale.
Tutto falso, quindi? Nì. Permane uno spiraglio di speranza per gli amanti del mistero: Frances, infatti, sostenne sempre che l’ultima foto da lei scattata fosse autentica.
Se volete saperne di più sulla vicenda, vi consiglio di leggere “Il ritorno delle fate”. È veramente curioso, e quasi tenero, scoprire con quanta passione Doyle volesse credere alle fate. Conan Doyle uno di noi!
9. Cosa sono i cerchi delle fate?
Tra le attività preferite delle creature magiche, abbiamo citato la simpaticissima (?) abitudine di attirare gli umani all’interno di cerchi magici. Di cosa si tratta, esattamente?
Si tratta dei cerchi delle fate: aree circolari delimitate da funghi, fiori, pietruzze o erba calpestata, visibili nelle zone più nascoste dei boschi.
I cerchi più conosciuti e antichi sono circondati da funghi bianchi chiamati “Marasmius Oreades” e possono avere anche 600 anni.
Questi cerchi si formano nei luoghi in cui gli abitanti del Piccolo Popolo si radunano a ballare, nella loro tipica danza a cerchio.
Se vi capita di vederne uno, dovete fare attenzione a non andarci mai di notte! Potreste infatti essere attirati dalle trascinanti melodie suonate dalle fate, che per l'occasione assumeranno le fattezze più incantevoli, per poi prendervi per mano, introdurvi nel cerchio e coinvolgervi nella loro danza sfrenata.
Una volta giunta l'alba e sciolto il cerchio, a voi sembrerà che sia trascorsa qualche ora… e invece sarà trascorso qualche anno! Il mondo attorno a voi sarà cambiato e anche voi sarete molto invecchiati.
Quindi mi raccomando, alla larga dai cerchi delle fate, quando cala la notte!
10. Ecco 3 libri per capire chi sono le fate delle antiche leggende
E ora, tre libri consigliati a tutti gli amanti delle leggende fatate.
· “Il ritorno delle fate” di Conan Doyle, che abbiamo già citato. Un bellissimo viaggio nella mente di un grande scrittore, di un uomo (e che uomo!) del primo Novecento in bilico tra la modernità e la voglia di credere alle antiche leggende. Il tutto corredato dalle famose foto di Cottingley… cosa vogliamo di più?
· “Fate” di Froud e Lee, un’opera assolutamente imprescindibile per gli amanti del Piccolo Popolo. Gli autori hanno scritto e illustrato questo libro in uno stato di grazia: sembra proprio che abbiano incontrato le fate dal vero. Leggere per credere.
· “Trattato sulle fate, elfi, gnomi e altre creature fantastiche”, firmato da Ismaël Mérindol, fantomatico changeling vissuto tra il Quattrocento e il Cinquecento. Dico “fantomatico” perché la sua identità è una chiara finzione letteraria… ma straordinariamente riuscita! Leggendo il libro si ha davvero la sensazione che provenga da quell’epoca lontana e ricca di fascino. Belle anche le illustrazioni.
Bonus: un libro per scoprire chi sono le fate moderne
Come ho detto in apertura, le fate continuano a farci sognare ancora oggi!
Per questo motivo le ho inserite all’interno del mio urban fantasy “Playing with daggers”.
Chi è il personaggio che meglio le rappresenta nel libro? Senza dubbio Axel, duca fatato determinato e ambizioso, deciso a diventare il nuovo sovrano di Faerie. Ma non fatevi ingannare dai suoi modi altolocati… Axel è anche scanzonato e spiritoso, nonché molto (ma molto) vanesio! Infatti fa perdere spesso la pazienza a Kara, apprendista sciamana protagonista del romanzo. Volete una prova? Ecco una chat tra i due…
Se volete rimanere aggiornati sulle schermaglie amorose tra Kara e Axel, mettete “mi piace” alla pagina Facebook Eva Fairwald.
E, se avete intenzione di leggere la loro prima avventura… ecco qui il romanzo! Scaricabile da Amazon anche col programma Kindle Unlimited!
Articolo scritto in collaborazione con Ivana Vele Poletti del blog Colorare la vita.